Dopo la fine della conferenza stampa dell’ad di TIM, Pietro Labriola, sono arrivati i giudizi negativi dei sindacati Slc Cgil e Uilcom Uil. E il nodo non è solo quella della salvaguardia dei posti di lavoro.
Spezzatino TIM? Due tra i principali sindacati – terminata la conferenza stampa dell’ad Pietro Labriola – hanno subito rilasciato alle agenzie dichiarazioni contrarie al piano. “La prospettiva della rete unica è una proposta che il sindacato avanzò già tre anni fa. Quindi per noi il problema oggi non è la rete unica, ma lo scempio che si sta compiendo su Tim”. Lo ha affermato il segretario generale della Slc Cgil, Fabrizio Solari. Il dirigente sindacale ha aggiunto: “Si sta cancellando una delle poche grandi aziende rimaste nel nostro Paese creando una gravissima asimmetria rispetto a quanto avviene nel resto d’Europa, dove gli ex ‘incumbent’ nazionali, verticalmente integrati, pensano a un processo di consolidamento per crescere e competere nel mondo globalizzato”.
“Lo spezzatino di Tim – ha ribadito Solari – rischia di generare, invece, una società della rete più simile all’Anas che a una moderna impresa di telecomunicazioni, mentre il segmento servizi, visto il carico di debiti e di costi generali che avrà in dote, dovrà affrontare una competizione difficilmente sostenibile nell’asfittico mercato nazionale, con il forte rischio di pesanti ricadute occupazionali”. Solari ha concluso, sottolineando: “Non si capisce il motivo per il quale, con l’attuale capitalizzazione di borsa, per comprare l’intera Tim basterebbero 4 miliardi, mentre Cassa Depositi e Prestiti e soci per comprarne solo un pezzo (la rete) dovrebbero sborsare tra i 20 e i 30 miliardi. Visto che nell’operazione è impegnata un’azienda pubblica – conclude Solari – mi aspetto che il governo voglia fare chiarezza”.
Di tenore simile le dichiarazioni del segretario generale della Uilcom Uil, Salvo Ugliarolo, anche lui intervenuto al termine della conferenza stampa dell’Amministratore Delegato di Tim.
Solo in Italia
“Continuiamo ad essere fortemente contrari alla ‘disintegrazione’ del gruppo Tim e quindi alla vendita della rete, è un piano industriale prettamente finanziario realizzato per dare risposte agli azionisti (stranieri) di riferimento” ha affermato Ugliarolo. “Quello che vogliono farci passare per un grande ed evoluto piano, non è successo in nessun altro Paese – sarebbe stato più utile, viceversa, avere la capacità di rimediare agli errori del passato con scelte decisamente diverse e non con quella di spaccare la principale azienda del settore delle Tlc e una tra le più importanti del Paese. Oltre a consegnare la rete a fondi stranieri – sottolinea – vorremmo capire il reale futuro delle lavoratrici e lavoratori del Gruppo Tim (circa 43.000 occupati) e chi si dovrà assumere la gestione di migliaia di esuberi. E’ scandaloso il silenzio del Governo che, anche questa volta, preferisce girare la testa dall’altra parte e fare finta di non vedere il serio rischio che questa operazione porterà all’Italia”.
“Se poi le eccedenze di personale verranno gestite in maniera volontaria, ad esempio con l’art. 4 della legge Fornero, e senza utilizzo di alcun ammortizzatore sociale ne prenderemmo atto positivamente – viceversa il Governo si prepari ad essere chiamato in causa” ha concluso il segretario sindacale.