Con lo scioglimento del Parlamento a rischio il Fondo straordinario e i contratti con le agenzie di stampa che necessitano di passaggi istituzionali e politici
Lo sbocco della crisi di governo nello scioglimento delle Camere fa tremare i polsi agli editori. Infatti, a quanto apprende ‘Prima’ è quasi certo che rimarrebbero al palo le risorse – 90 milioni per quest’anno e 140 nel 2023 – del Fondo Straordinario per gli interventi di sostegno e la nuova normativa per le agenzie di stampa, che consente di evitare la infausta gara.
Altrettanto a rischio potrebbe essere la richiesta di rinnovo presso la Commissione Europea della notifica per il biennio 2022/2023 del credito di imposta a favore delle imprese editrici di quotidiani e periodici per l’acquisto di carta, che corrisponde a un importo di 60 milioni per ciascun anno.
Come funziona il Fondo
Il Fondo straordinario per gli interventi di sostegno all’editoria è uno strumento è uno stimolo sul quale il mondo editoriale conta per la ripartenza dopo la pandemia.
Messo a punto dal sottosegretario all’Editoria, Giuseppe Moles, è destinato a incentivare gli investimenti delle imprese editoriali, anche di nuova costituzione, orientati all’innovazione tecnologica e alla transizione digitale, all’ingresso di giovani professionisti qualificati nel campo dei nuovi media, nonché a sostenere le ristrutturazioni aziendali e gli ammortizzatori sociali e a sostegno della domanda di informazione.

Per diventare operativo e per la ripartizione dei fondi è richiesto un apposito decreto a firma della Presidenza del Consiglio, la cui estensione è piuttosto laboriosa, tenuto conto che deve andar bene anche al Ministero del Lavoro, a quello dell’economia e al dicastero dello Sviluppo Economico. E proprio ora, che la bozza del decreto sarebbe pronta, potrebbe arrivare un brusco stop.
Potrebbero saltare anche i contratti diretti con le Agenzie di Stampa che si auspicava di realizzare evitando la complicata gara europea. Infatti la nuova normativa, dopo una faticosa elaborazione che ha raccolto la maggioranza dei consensi, sul piano tecnico sarebbe pronta, ma richiede il necessario avallo politico. In mancanza dell’entrata in vigore della nuova prassi entro l’autunno, non resterebbe al Dipartimento dell’editoria che indire una nuova gara.
Come rileva il costituzionalista e parlamentare Pd, Stefano Ceccanti, con lo scioglimento delle Camere si avrebbe ‘’la palude’’, il governo di fatto non potrebbe utilizzare i decreti legge, sarebbe complicato anche attuare le deleghe legislative. ‘’Si riflette poco – sottolinea – sul fatto importantissimo che a Camere sciolte la decretazione d’urgenza è praticamente ingestibile perché non si può porre la fiducia’’.
Comunque il Parlamento e lo stesso Premier dimissionario, Mario Draghi, dovrebbero tener conto nei passaggi istituzionali dei prossimi giorni della prontezza e dell’ampiezza del sostegno diffuso alla prosecuzione dell’esperienza di Governo da parte della società civile, di oltre un migliaio di sindaci, del mondo imprenditoriale e dell’associazionismo.