I giovani alle prese con la democrazia

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Una recente ricerca dimostra come i ragazzi abbiano un basso interesse verso la politica. Soprattutto per l’impreparazione di chi la gestisce

CONVERGENZA – Prima Comunicazione, Luglio-Agosto 2022

I giovani sono ormai un mito sociale negativo. Disinteressati verso la cosa pubblica a cominciare dalla politica, poco coinvolti nei dibattiti di ogni genere, racchiusi nel mondo social, un po’ ignoranti e fatalisti, concentrati nell’individualismo e nell’autorappresentazione narcisistica. Insomma, la società se deve pensare a un futuro non deve fare troppo conto sui giovani. Ma è proprio così? E i giovani chi sono e cosa vogliono? E il disinteresse e il distacco sono ineluttabili e senza rimedio?

Come sempre generalizzazioni e semplificazioni sono i grandi agenti dei processi di falsificazione contemporanei. E i giovani sono ben altro rispetto a questo mito negativo e la recente ricerca promossa dal Centro Studi sulla democrazia liberale dell’università Iulm, coordinato dal professor Salvatore Carrubba, ed eseguita tecnicamente da Makno, lo dimostra in modo eloquente. Anzitutto i giovani (l’età presa a campione nella ricerca va dai 18 ai 30 anni) non sono “i giovani tout court”.

I giovani sono mondi differenziati e complessi e il variare di pochi anni (per esempio il passaggio intorno ai 24 anni) vede una variazione di atteggiamenti e opinioni. E la radicalità dei giovanissimi si stempera in visioni meno pessimistiche e più razionali.

Per non dire della trasversale grande differenziazione fra mondo femminile e mondo maschile, con il primo molto più orientato al problem solving fuori dalla categoria destra-sinistra, e il secondo ancora permeato da qualcosa che ha a che fare con i tradizionali posizionamenti ideologici, con una sorta di radicalismo a sinistra di circa il 20%, un radicalismo a destra di circa il 10%, e nel mezzo un sistema magmatico e problematico, ma tutt’altro che acritico.
L’unico dato trasversale di conferma riguarda il basso interesse dichiarato verso la politica. Ma immediatamente dopo si chiarisce come questo disinteresse ha a che fare con il sostanziale distacco della politica per come è adesso e soprattutto per la natura della classe politica ritenuta poco preparata, incompetente, ignorante. Il tema dell’ignoranza rispetto a chi ha responsabilità politiche è ricorrente e riflette anche il fatto che l’uso di strumenti di relazione diretta come i social viene vissuto da almeno il 70% dei giovani non come uno strumento di modernizzazione democratica, ma come una forma violenta e manipolatoria di comunicazione e di fatto una forma di regressione culturale. E questo introduce il fatto che i giovani verso i social denunciano una doppia inclinazione: da una parte consapevolezza e controllo dello strumento come commodity naturale di informazione e scambio, dall’altro un distanziamento crescente verso le forme di abuso e, appunto, di manipolazione dello strumento stesso.

Alla democrazia diretta da Rete sembra non credere quasi nessuno dei giovani, ed è significativo il riflesso nel mondo giovanile della crisi politica attuale dei movimenti basati originariamente sull’ideologia della Rete. Al contrario vaste aree esprimono una forte partecipazione ai temi del significato, anche in forme tradizionali, di ciò che è democrazia. E che vede nella tutela delle libertà individuali il valore fondante.