Alan Joyce

Qantas manda dirigenti e manager a lavorare come facchini

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La compagnia aerea australiana Qantas ha chiesto a dirigenti e manager di lavorare come addetti ai bagagli per tre mesi mentre cerca di affrontare la grave carenza di manodopera. Lo riferisce la Bbc. Il capo delle operazioni dell’azienda sta cercando almeno 100 volontari per lavorare negli aeroporti di Sydney e Melbourne. Le attività includono il carico e lo scarico dei bagagli, nonché la guida di veicoli per spostare le valige negli aeroporti.

A manager e dirigenti è stato chiesto di lavorare nei ruoli di smistamento bagagli per tre o cinque giorni alla settimana, in turni di quattro o sei ore al giorno. I candidati devono essere in grado di spostare valigie che pesano fino a 32 chili ciascuna.

“Gli alti livelli di influenza invernale e un picco di Covid, insieme al mercato del lavoro ancora ristretto, rendono il reperimento delle risorse una sfida in tutto il nostro settore”, ha scritto ai dipendenti Colin Hughes, direttore operativo di Qantas, “non ci si aspetta che tu scelga questo ruolo oltre alla tua posizione a tempo pieno”, ha spiegato.

“Siamo stati chiari sul fatto che le nostre prestazioni operative non hanno soddisfatto le aspettative dei nostri clienti o gli standard che ci aspettiamo da noi stessi e che abbiamo fatto di tutto per migliorare le nostre prestazioni”, ha detto un portavoce dell’azienda. Qantas è stata tra le compagnie aeree più duramente colpite dalla pandemia quando i Paesi hanno chiuso i loro confini, mettendo a terra gli aerei. L’industria ha licenziato migliaia di dipendenti durante la pandemia, molti dei quali erano personale di terra.

Il commento di Massimo Donelli per QN

Cercansi 100 manager disposti a fare i facchini. Non è un pesce d’aprile né il provino per un nuovo reality tv. No. È l’Sos disperato che Quantas, la compagnia aerea australiana, ha lanciato ai propri dirigenti per ovviare alla carenza di personale e rimettere ordine nel disastrato servizio bagagli. Stupiti?

Gianni Agnelli (1921-2003) inviò gli allora giovanissimi John e Lapo Elkann (oggi hanno 46 e 44 anni) a farsi le ossa in fabbrica sotto falso nome. John è stato operaio alla Magneti Marelli in Inghilterra e alla Fiat in Polonia, nonché venditore di auto in una concessionaria di Lille (Francia). Lapo ha lavorato alla catena di montaggio della Piaggio di Pontedera (Pisa) dove ha perfino partecipato con i colleghi a uno sciopero…

I dirigenti Disney, invece, spendono alcuni giorni della loro vita aziendale in uno dei dodici parchi sparsi nel mondo (dalla Florida alla Cina, dall’Europa al Giappone) travestiti da Topolino, Pluto, Minnie, Paperino o Pippo per conoscere da vicino i clienti, cioè bambini e genitori. Sudano come bestie infagottati nei costumi. Non possono parlare. E debbono conoscere le varianti internazionali del nome del personaggio cui prestano il corpo per essere pronti quando un bimbo li invoca: Pippo, infatti, in inglese è Goofy, in francese Dingo, in portoghese Pateta…

Utile tutto ciò? Se il lavoro nobilita l’uomo, quello pesante arricchisce (culturalmente, professionalmente, umanamente) il manager, strappandolo al mondo autoreferenziale delle riunioni e dei fogli Excel per immergerlo nella realtà. Infatti, sapete quando e dove Bernardo Caprotti (1925-2016), patron di Esselunga, riuniva i dirigenti? Il sabato mattina, in piedi, fra i clienti del supermercato di viale Piave, a Milano. Mentre loro si scambiavano informazioni, lui riordinava gli scaffali, sistemando al meglio lattughe e peperoni. Che lezione, eh?