“Il ruolo sociale che le banche stanno progressivamente perdendo, anche attraverso un progressivo disimpegno sui territori, con chiusure indiscriminate e inaccettabili di agenzie bancarie, è un argomento che non può essere sottovaluto dai partiti politici” ed “è grave che in pochi, all’interno della classe politica, si interessino a questo problema: non se ne preoccupano abbastanza con la giustificazione che, essendo le banche aziende private, sono in qualche modo legittimate a fare ciò che vogliono”. E’ quanto dice – ripreso da Adnkronos – il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, nel commentare lo studio del sindacato sulla desertificazione bancaria.
Ma, avverte il leader sindacale, “non può passare questa semplicistica tesi proprio perché, da sempre, le banche si occupano dei risparmi degli italiani e non dovrebbero assolutamente trasformarsi in semplici negozi finanziari, riducendo così drasticamente la consulenza a imprese e famiglie, senza che nessuno intervenga. La riduzione delle filiali sta creando e creerà non pochi danni al Paese e alla clientela. Mi riferisco, in particolare, agli anziani, che hanno scarsa dimestichezza con gli strumenti digitali, e a chi vive al Sud, dove non solo il fenomeno della chiusura delle agenzie bancarie è più marcato e preoccupante anche per un evidente problema di accesso a internet”, dice ancora il segretario generale della Fabi.
“Le inevitabili conseguenze – continua Sileoni – fanno quindi emergere anche una questione di carattere economico con un repentino cambiamento del modello di business, tutto incentrato sulla vendita di prodotti finanziari e assicurativi e poco o nulla, sulla concessione di prestiti, mutui e crediti in generale. Insomma, stiamo assistendo a un radicale cambiamento senza che nessun regolatore finanziario e politico intervenga a tutela della clientela e dei dipendenti bancari. L’assenza di sportelli bancari dai piccoli e medi centri del Paese – aggiunge – fa inoltre correre il concreto rischio di allontanare sia le imprese sia le famiglie dal circuito legale della finanza e del credito, col pericolo consequenziale di espellere milioni di soggetti dall’economia regolare: ne consegue che si lascia spazio alle organizzazioni criminali, all’usura e a tutte quelle attività finanziarie illegali che riescono sempre ad approfittare di situazioni di disagio e difficoltà economica”.
“Il nostro rappresenta quindi un evidente grido di allarme – prosegue il leader della Fabi – suffragato non solo dai numeri, ma anche dalle testimonianze di un intera categoria di lavoratrici e lavoratori bancari, dalle loro quotidiane esperienze e dal fatto che rappresentiamo un “servizio pubblico essenziale” determinante anche per far funzionare l’economia del Paese nei pesanti periodi della pandemia, quando, purtroppo, molti dipendenti bancari hanno perso la vita nel quotidiano esercizio della loro fondamentale attività”, conclude Sileoni.