Giuliano Amato, Presidente della Corte Costituzionale, è intervenuto oggi al Meeting di Rimini su un tema divenuto di drammatico interesse per tutti. Qual è la relazione oggi tra democrazia e verità? Sommersi da un flusso incessante di informazioni, spesso contrastanti, spesso non verificate né verificabili, la democrazia sembra cedere il passo alla propaganda, all’illusione di nuove forme più efficienti e autoritarie, le democrature. Se come diceva Vàclav Havel “Il rovescio della medaglia della democrazia è che chi è sincero ha le mani legate. Mentre coloro che non lo sono, fanno ciò che vogliono”, che ruolo ha la verità oggi, nel governo, nella partecipazione democratica alle istituzioni?
L’evento – introdotto da Giorgio Vittadini, Presidente Fondazione per la Sussidiarietà – è stato trasmesso in diretta su RaiNews, Quotidiano Nazionale, Repubblica TV, Askanews.
Qui il programma del Meeting 2022 di Rimini
Ecco i passaggi più importanti del suo intervento.
“In Italia avremo sfrangiato la verità ufficiale ma non c’è verità ufficiale che si possa imporre. Pensiamo al Caso Ustica: ancora non sappiamo quale fu la verità ma le verità imposte che si tentarono di imporre non sono riuscite a passare”. Ha detto al Meeting di Rimini il presidente della Corte costituzionale Giuliano Amato. “Da noi – osserva – c’è una stampa con mille voci che ne ha abbastanza da mettere in croce ci merita di starci per aver negato la verità dei fatti, un ordine giudiziario indipendente con giudici che giudicano con la loro testa, perché c’è un sistema che giudica. Una delle leggi più giudicate in Consulta c’è quella dell’attribuzione di responsabilità dilla base di presunzioni. Non si può adottare una misura sula base di una presunzione: ci vuole il fatto”. “Le verità ufficiali – sottolinea Amato – non passano in democrazia, e nel mondo di oggi conta: nessuno qui può essere arrestato perchè dice il contrario. Non è così in Russia come in Myanmar. Detto questo, la verità dei fatti in democrazia è facilmente aggredita e contrastata dalle non verità del verosimile o per la ostinata difesa di gabbie ideologiche di cui si è spesso custodi e prigionieri insieme. Di qui le divisioni interne e le polarizzazioni, come è accaduto nel periodo Covid”.
Di fronte alle sfide del futuro, come quella del cambiamento climatico ciò che andrà fatto “ce lo dovrà dire la scienza, noi dobbiamo affidarci alla scienza, avere fiducia nella scienza che, però, deve farsi riconoscere e farsi attribuire la credibilità necessaria perché su ciò che ci dirà possano essere incanalate dalla politica le strade che si dovrà seguire”. Così il presidente della Corte Costituzionale, Giuliano Amato. “Dalla scienza – ha proseguito – mi aspetto comportamenti più sobri e distaccati di quelli che molti ebbero durante la pandemia” quando si voleva “sentire parlare scienziati” e invece, in alcuni casi, ci si trovava di fronte alla “tribuna politica, Questo non può accadere – ha aggiunto il presidente della Corte Costituzionale – perché mina la credibilità della scienza”. La scienza “non può essere un monolite ma” nella sua comunicazione,. “ci deve essere dignità e la professionalità” in modo da “tenersi lontana dalle tribune” in particolare “in un mondo che non è più quello del vero ma del verosimile e dell’inverosimile”
“Il volontariato può essere il polmone della nostra democrazia: deve assumersi questa responsabilità in nome del futuro”. ha detto Giuliano Amato, chiedendo ai giovani di “essere i garanti dei valori della Costituzione. Finché potrò vi starò vicino”.
Quella del cambiamento climatico è la sfida più grande che “il pianeta, l’umanità si sia mai trovata davanti: il compito di assicurare su di esso la sopravvivenza di chi ci vive, dei giovani di oggi, dei figli che voi giovani avrete e dei figli dei vostri figli. Cambiamenti profondi saranno necessari per fermare il trend attuale che porta i climatologi a dire che l’estate che stiamo vivendo sia più fresca dei prossimi trent’anni”. “ci vogliono nuove tecnologie, cambiamenti nelle energie che usiamo, cambiamenti nelle nostre stesse vite, con scelte comportamentali difficili e dolorosi e nuove regole di vita cui tutti ci dovremo adattare”.
“Ho stima per chi si occupa di politica e la fa, quale che sia il nome che porta. Ma non posso non constatare che, per le ragioni che hanno portato alla fine dei grandi aggregatori sostituendoli con altri fondati su ideologie e estremismi che dividono piuttosto che unire, per come è ora la politica non sia attrezzata per il compito immane che abbiamo davanti“. Amato punta il dito su una “politica la cui fragilità strutturale la porta a seguire e non a guidare, a sentire più gli umori degli elettori ma per fragilità interna farcela da sola a portarli verso il futuro. Ma non bisogna rinunciare al futuro: Se la politica non basta una democrazia è tale se mette in campo tutte le sue risorse per realizzare il bene comune”.
“Le verità includono anche quelle che tali risultano da scienza e conoscenza: negarle è entrare nel falso e per ciò stesso nel non giusto”. “Faccio un esempio concreto: due genitori che si sono convinti che solo la medicina omeopatica può curare il loro bimbo malato e rifiutano le cure mediche da altri proposte stanno facendo il male della loro creatura: sono nel falso e sono nell’ingiusto. Avere seguito il falso li ha portati ad una decisione ingiusta”, conclude.
“La verità dei fatti é ciò che secondo alcuni oggi è davvero a rischio nelle democrazie perché il post moderno tecnologico ha sostituito il vero con il verosimile. E quindi attorno ai fatti si sviluppano opinioni che ne prendono alcuni brandelli e privano di sicurezza la ricostruzione del fatto. Sicché l’idea di democrazia di quando ero un ragazzo” secondo cui “i fatti sono fatti, poi ciascuno può darsi la sua opinione sembra che non sia più vero che le opinioni facciano parte dei fatti”.
Attualmente ci si trova a vivere nella cosiddetta “società liquida“. Nel secolo scorso presero vita i grandi partiti, “partiti che funzionarono per decenni: questo era il vero fattore che faceva funzionare la democrazia a favore di milioni e milioni di persone”. I partiti, ha osservato, funzionarono, come “quello che automobilisticamente avevo definito l differenziale della democrazia. Furono i partiti politici che seppero convertire in un bene comune le aspettative di milioni di persone. Le democrazie attuali – ha concluso Amato – hanno perso questo differenziale: le vite individualizzate sono diventate domande, aspettative, pretese di diritti individuali”.
“La democrazia deve combattere la menzogna? Necessariamente sì: non può vivere in democrazia sulla menzogna“.. Amato sostiene: “Si deve sempre dire la verità in democrazia se è fondata sul consenso, che è fondato sulla fiducia, la quale intercorre tra persone che hanno solidarietà l’una vero l’altro. E’ vero che la verità è imprescindibile, ma fino a un certo punto. Se io che governo so che tra quattro giorni ci sarà penuria dei beni nei supermercati è bene che non lo dica subito se no provoco un fenomeno di accaparramento in base al quale solo qualcuno ne ottiene. C’è una regola un pò viscida secondo cui a fin di bene ed entro certi limiti la verità si può anche non dire”, conclude.