Il 10 settembre scatta il divieto di pubblicazione di Agcom, ma intanto ogni sondaggio è una notizia
“Le elezioni sono in calendario a fine mese, ma in realtà le abbiamo già tenute. Anzi: le celebriamo ogni giorno, più di una volta al giorno. Sua Maestà il Sondaggio. Ecco il potere che governa la democrazia” Lo scrive il costituzionalista e scrittore, Michele Ainis, rilevando comunque che spesso i risultati sono menzogneri.
Ogni sondaggio, una notizia
Un’escalation di sondaggi domina infatti la comunicazione della campagna elettorale. In queste settimane ogni sondaggio è una notizia, se non il titolo di apertura dei giornali e dei Tg.
Ora mancano pochi giorni al divieto dell’Agcom di pubblicarli, che scatta, il 10 settembre, ossia quindici giorni prima del voto. Una implicita ammissione della loro influenza sull’elettorato.
Finora quasi ogni giorno i media hanno diffuso i dati sulle intenzioni di voto dei principali istituti di ricerca, fra i quali Demos, Euromedia, Index, Ipsos, Ixè, Piepoli, Swg. Mentre l’agenzia di stampa Agi, in collaborazione col portale sulle tendenze del nostro tempo, YouTrend, ha sviluppato una Supermedia sulla base dei loro dati negli ultimi 15 giorni.
“Linee di tendenza verosimili”
“I sondaggi – riconosce Stefano Folli, editorialista politico di ‘La Repubblica’ – sono più che mai lo strumento irrinunciabile per capire dove si sta orientando l’opinione pubblica”. Secondo Folli, anche se non sono una bussola infallibile, e talvolta è evidente il sottinteso compiacere questa o quella parte politica, attraverso i sondaggi si colgono le linee di tendenza verosimili. “Un punto sul quale gli ultimi rilevamenti sembrano concordare – scrive – è il recupero dei 5Stelle di Conte…quasi alla pari con la Lega…Al Centro ‘Italia sul Serio’ di Calenda e Renzi avrebbe ottenuto il sorpasso su Forza Italia”.
Dati che però vengono respinti con vigore e disprezzo dai leader di Lega, Matteo Salvini, e di Forza Italia, Antonio Tajani. “Sondaggi? Oroscopo e calciomercato mi interessano poco, – rileva Salvini – il mio sondaggio sarà in cabina elettorale”.
‘’Lo sai che cosa sono questi, no? – gli fa eco Tajani, sicuro di raggiungere una percentuale a due cifre – numeri farlocchi, dati che non stanno né in cielo, né in terra. Tutti i sondaggi ci danno sopra Calenda non sotto”.
Il fattore indecisi
Anche il direttore de ‘il Fatto Quotidiano’, Marco Travaglio, pur riconoscendo la professionalità di alcuni specialisti, considera i sondaggi uno strumento aleatorio e approssimativo, che ha riservato clamorose sorprese all’apertura delle urne. ‘’Se in passato i sondaggi si son persi anche il 5, 10, 15 punti per partito, non è escluso – scrive – che anche stavolta sovrastimino qualcuno: non FdI, ma gli alleati Lega e FI. E anche il Pd”.
Per Travaglio chi ritiene tutto già deciso dovrebbe considerare di più il fattore X degli indecisi, stimati intorno al 34%. “Se votassero tutti per una lista ‘Boh’ – rileva – questa sarebbe il primo partito ben oltre FdI”.
E gli indecisi sono per la maggior parte i giovani. ‘La Repubblica’ ha pubblicato un sondaggio di Swg per Italian Tech, il content hub del gruppo Gedi, che fotografa gli elettori fra i 18 e i 24 anni. Emerge un desiderio di attenzione, che anche ci fosse, non viene però percepita.
Tanto che la politica che prima delle precedenti elezioni era considerata ‘’fondamentale’’ dal 59% degli intervistati, crolla al 41%. Cosicchè molti, forse, non voteranno.
Gli effetti dei sondaggi
Andrea Barchiesi, analista dei fenomeni sociali, ceo di Reputation Science, approfondisce per ‘Prima’ lo straordinario ricorso alla sondaggistica che ha trasformato questa campagna elettorale in una partita di calcio dove i risultati “parziali”, i dati dei sondaggi, alimentano tifoserie contrapposte.
Secondo Barchiesi diversi e importanti sono gli effetti dei sondaggi, “divenuti l’asse della strategia della comunicazione”. Da un lato rispondono a un’equazione democratica, creando la sensazione di essere nel giusto se si segue il risultato della volontà collettiva, espressa dal dato del sondaggio.
Dall’altro sul piano psicologico favoriscono il conformismo, aiutando gli indecisi a convergere in una direzione.
I dati in crescita sono poi per i partiti una sorta di certificazione tematica riguardo gli argomenti trattati, che risultano quindi migliori rispetto a quelli della concorrenza con dati in ripiegamento.
‘’L’effetto ‘polarizzazione’ del voto utile – rileva in particolare Barchiesi – penalizza i partiti minori il cui voto appare predestinato all’inutilità, tenuto conto che, secondo i dati dei sondaggi, sono i partiti più grandi destinati ad attirare la maggior parte degli elettori. Risulta in sostanza un impoverimento della politica, che diventa un fatto fideistico, dove prevale il ’tifo’ per i risultati, piuttosto che il dibattito sui temi. Inoltre ‘spread’ troppo alti fra i dati dei diversi sondaggi crea molte incertezze e confusione, favorendo però l’uso propagandistico, come è successo fra i virologi che si sono esibiti in tesi contrapposte’’.
Barchiesi mette infine in guardia sulla credibilità e la comparazione degli esiti fra i vari sondaggi. “Oltre ad essere in campo professionisti seri accanto ad altri meno strutturati – sottolinea – si dovrebbero conoscere con maggiori dettagli le differenti articolazioni, che invece vengono spiegate in modo molto sommario. Tanto più che nei sondaggi esiste
anche il tema della sincerità: le persone che vengono interpellate non sono aperte a dire la loro vera opinione, nonché dichiarare la propria partecipazione a questo o a quel partito”.
Quotidiani, tg e la Rete
Sulla spettacolarizzazione di queste elezioni sui media, favorita dai sondaggi, interviene Angelo Maria Perrino, fondatore e direttore del quotidiano online ’Affari Italiani’. ‘’Sarebbe comunque positivo – rileva polemicamente a ‘Prima’ – se i media si attenessero di più proprio ai dati demoscopici e ai metodi scientifici degli istituti più seri, piuttosto che esibirsi in retroscena e fantasticherie. E ciò avviene soprattutto da parte della stampa quotidiana, che tiene stretta nelle sue mani l’elaborazione dei fatti. Vengono infatti proposte spesso liste dei futuri ministri e organigrammi delle istituzioni e aziende pubbliche che non hanno però alcun fondamento, come ho avuto modo di verificare più volte. Inoltre le rassegne stampa dei quotidiani, anche con tirature irrisorie, creano una catena con Tg e i Talk show televisivi. Mentre l’elaborazione giornalistica online, nonostante lo sviluppo e la credibilità conquistata sulla Rete, è tuttora pressoché esclusa’’.