Ugo Poletti

Ugo Poletti: “Nel cuore di Odessa”

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Ugo Poletti, nato a Milano, Bocconiano, appassionato di storia, arte e teatro, da cinque anni vive e lavora a Odessa, in Ucraina. Nel 2020, durante la terribile stagione del lockdown, ha fondato ‘The Odessa Journal’ (www.odessa-journal.com), un giornale online dedicato a storia, arte, eventi culturali e vita economica della perla del Mar Nero. Poletti è un attento conoscitore della storia e delle storie della città, diventata cruciale in questo tempo di guerra. Per l’editore Rizzoli Poletti ha pubblicato “Nel cuore di Odessa”; nell’articolo che segue l’autore quali sono state le ragioni che lo hanno spinto a scrivere questo saggio che racconta molto dell’anima e delle anime della città.

“Un libro è normalmente un’impresa che si affronta con calma, prendendo il tempo necessario per riflettere e strutturare il testo. Accarezzavo già da tempo l’idea di scrivere un libro su Odessa, prima che scoppiasse la guerra. La città sul Mar Nero, dove ho scelto di vivere, è ricca di storie, personaggi, perle di vita quotidiana che sono un materiale ideale per tanti libri. Invece, questo libro è stato scritto in breve tempo, sotto la spinta del desiderio di raccontare al pubblico, non solo l’esperienza personale di essermi trovato in mezzo al conflitto, con i missili che colpivano i quartieri vicini a casa, ma anche di spiegare il senso di questo evento tragico e sconvolgente, proprio mentre sta accadendo.

Il risultato non è una lezione accademica o un reportage di avvenimenti. Bensì una chiacchierata con il lettore al quale racconto da una parte la mia storia, anche per capire come mai mi sono trovato in mezzo a una guerra, e dall’altra parte cerco di ricostruire i fattori storici e culturali che hanno contribuito alla creazione di una situazione esplosiva.

Sullo sfondo di questo racconto c’è Odessa, la città fondata da un nobile napoletano alla corte di Caterina la Grande, costruita da immigrati italiani del Regno delle Due Sicilie e praticamente dimenticata dalla storia italiana. Una città che nel suo primo secolo e mezzo di vita è stata un miracolo cosmopolita di tante nazionalità: Francesi, Tedeschi, Greci, Polacchi e tanti Ebrei che ne hanno fatto anche una capitale della cultura ebraica. Ognuna di queste nazionalità ha contribuito a rendere speciale questa città, intrisa di atmosfera europea, mediterranea e mediorientale.

Il risultato di questo cocktail è una città con tante anime. La città dell’amore profano e dello humour, dei ladri e degli scrittori satirici, dei sindaci francesi e greci, dei marinai e dei musicisti. Odessa è la più liberale e anticonformista delle città ucraine. Ma anche un luogo di apparenti contraddizioni: resiste eroicamente all’invasione russa, ma allo stesso tempo continua a parlare con disinvoltura in Russo. Una città caleidoscopio di lingue e tradizioni, a cui stanno stretti i panni sia della cultura di dominio russa, sia quelli del nazionalismo ucraino. Questo rende Odessa un osservatorio speciale, distaccato dalle tensioni politiche della capitale Kiev e dallo zelo nazionalista di Leopoli. Il libro è quindi un’occasione per entrare nel cuore della città.

Oggi, Odessa è tornata alla ribalta come obiettivo della “operazione militare speciale”, perché chi la possiede, controlla il Mar Nero e le sue preziose esportazioni di derrate alimentari dell’Ucraina. Ma menzionare la città solo per questioni militari ed economiche era troppo riduttivo. Da qui, la necessità di completare il quadro, parlando anche della sua storia e della cultura dei suoi abitanti.

Infine c’è un ultimo importante aspetto di questa guerra che difficilmente si riesce ad approfondire nei servizi televisivi e sui giornali: la nascita una nuova nazione, l’Ucraina. Nel libro ho voluto dare spazio all’analisi di un Paese molto diviso al suo interno, per diversità etnica, linguistica e religiosa, che inaspettatamente si è trovato unito contro un nemico comune. Un paradosso, se si pensa che l’obiettivo dei Russi era quello di dominare il Paese attraverso le sue divisioni, e invece ha ottenuto l’effetto opposto”. (Ugo Poletti)