Twitter ha tollerato i messaggi di Trump per anni “perché i dirigenti del social adoravano la sua energia”. È la testimonianza dell’ex dipendente Anika Collier Navaroli, rilasciata nel luglio 2022 alla commissione d’inchiesta sull’attacco del 6 gennaio a Capitol Hill da parte di facinorosi sostenitori di Trump.
Navaroli esce ora dall’anonimato, e il Washington Post riporta le sue dichiarazioni sulla considerazione che all’interno di Twitter avevano di Trump e dei 56 mila messaggi pubblicati in oltre 12 anni di attività sul social, molti dei quali diffondevano dichiarazioni infondate e accuse di frode elettorale, senza nessun controllo.
Le parole dell’ex dipendente vanno a colpire il social in un momento delicato, mentre si prepara allo scontro in tribunale con Elon Musk e deve fare i conti con le rivelazioni dell’ex capo della sicurezza Peiter Zatko. Stando alla testimonianza, prima dell’espulsione di Trump dalla piattaforma, Twitter si era mostrato riluttante ad applicare le regole di moderazione sui contenuti diffusi dall’ex Presidente.
“Se Donald Trump fosse stato un qualsiasi altro utente su Twitter, sarebbe stato sospeso definitivamente da molto tempo”, aveva detto al lead impeachment manager Jamie Raskin nell’interrogatorio di luglio.
Preoccupazioni espresse già nel 2020
Navaroli ha confessato di aver esortato i responsabili di Twitter ad agire già nel settembre 2020.
“Ero preoccupata dal modo diretto in cui Trump si rivolgeva ai suoi Proud Boys, impartendo direttive ai gruppi estremisti. Non avevo mai visto niente del genere prima di allora”.
E successivamente in occasione del celebre tweet pubblicato da Trump un mese prima dell’insurrezione di Capitol Hill: “Large protest in D.C. on January 6. Be there, will likely be wild!”, Navaroli ha raccontato al Washington Post: “ho pregato e implorato affinché facessimo qualcosa. Avevo previsto che qualcuno avrebbe perso la vita, ma neppure il giorno prima dell’assalto ci eravamo decisi ad intervenire”.