Ezio Mauro, direttore per vent’anni di Repubblica (1996-2016), dopo aver lasciato il timone del giornale di largo Fochetti ha scritto diversi libri di storia, organizzati secondo uno schema – e uno stile – a lui più che familiare: il metodo giornalistico. Nell’ultima opera, pubblicata da Feltrinelli, esamina la Marcia su Roma del 1922. E spiega, raccontandolo in questo articolo anche ai lettori di Primaonline, perché i fascisti occuparono l’Italia per vent’anni e “come ha potuto l’Italia liberale arrendersi” agli uomini in camicia nera.
“Cent’anni dopo resta la domanda fondamentale: come ha potuto l’Italia liberale arrendersi e consegnarsi al sopruso della Marcia su Roma fascista? Per raccontare e capire cos’è accaduto nell’ottobre 1922, aprendo la strada a Mussolini per la presa del potere, bisogna indagare il cammino squadrista attraverso i dieci mesi del 1922, l’anno in cui il Paese ha perso la libertà, avviandosi verso la dittatura.
“L’anno del fascismo” (Feltrinelli) è appunto un viaggio nel ’22, con il movimento ancora giovane (ha appena tre anni dalla fondazione), guidato da Benito Mussolini, ex socialista poi interventista e quindi alleato con gli Agrari, che riesce ad arrivare alla testa del governo a soli 38 anni e mezzo. Il percorso di Mussolini è seguito passo passo col metodo del
reportage giornalistico, svolgendo una cronaca quasi in presa diretta di un passaggio capitale del secolo scorso. E’ il racconto della violenza, prima di tutto, che infiamma l’atmosfera post-bellica di un Paese stordito, dove l’autorità dello Stato declina, il parlamento non riesce a dare un governo efficiente all’Italia, la sinistra si divide ancora una volta pochi mesi dopo la scissione di Livorno e la stagione liberale entra in agonia senza accorgersene, con la classe dirigente che viene a patti col fascismo.
La violenza delle camicie nere occupa le città, incendia i giornali nelle piazze e devasta le tipografie, brucia le cooperative, distrugge le Case del popolo e assalta le Camere del lavoro. In più rovescia le scelte degli elettori nelle città, con le camicie nere che bivaccano nei municipi ed entrano di notte nelle case dei sindaci socialisti costringendoli a firmare le dimissioni con le minacce a mogli e figli.

I personaggi che dovrebbero fronteggiare questa offensiva illegale, con un esercito di partito illegittimo, non colgono la portata della sfida: il libro visita la sala del trono di Vittorio Emanuele III al Quirinale, il piccolo studio a Villa Savoia dove il re negherà al governo quella firma sul decreto di stato d’assedio che avrebbe potuto fermare la marcia, la casa di Cavour dove Giolitti attende una chiamata che non arriva, la sede dell’Avanti! Dove Nenni attende armato l’assalto degli squadristi, la villa “Il Soldo” sul lago di Como rifugio di Margherita Sarfatti e del Duce, la finestra del Vittoriale da dove ad agosto cade D’Annunzio, la Cavallerizza a Pinerolo dove il Capo del governo Facta festeggia i suoi trent’anni da parlamentare con 3200 invitati e parole rassicuranti sul futuro: ad appena un mese dalla Marcia.
Milano è la città protagonista, fino all’attacco d’agosto al municipio, con gli squadristi che si arrampicano sulle colonne di Palazzo Marino, mentre un camion sfonda il cancello e la casa comunale cede all’occupazione che spodesta con la forza il sindaco socialista Filippetti e la sua giunta. Roma è il punto d’arrivo. Il racconto indaga le tappe segrete in
preparazione della manovra eversiva, la prima riunione del Duce coi quadrumviri a Milano, la scelta della data per l’insurrezione nella suite dell’hotel Vesuvio a Napoli il 24 ottobre, il Comando militare situato all’albergo Brufani di Perugia. In questa mappa si muovono l’incertezza strategica e l’abilità tattica del Duce, che dà il via alla Marcia mentre ancora tratta un suo ingresso in un governo Giolitti, e infine dice no al ministero guidato da Salandra, perché ormai vuole tutto.
Alla fine, dopo l’arrivo di Mussolini in vagone letto a Roma, coi manipoli fascisti pronti ad entrare nella capitale, c’è l’incarico da parte del Re per il governo, un epilogo che tenta di dare una forma istituzionale ad una spallata lunga un anno, che agisce come una costrizione anche sul Sovrano, tormentato da incubi dinastici.
La Marcia per le strade di Roma è la consacrazione della vittoria di Mussolini, che porta le squadre da piazza del Popolo al Quirinale come un esercito d’occupazione: e così è stato, per vent’anni”. (Ezio Mauro)