Valentino Valentini

La partita sottosegretari. Il filo-russo Valentini è un caso alla Farnesina

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L’ex deputato è stato l’ufficiale di collegamento di FI con Mosca Berlusconi punta anche alla Giustizia, Salvini blinda Molteni al Viminale

Archiviata la pratica-ministri, a destra parte la rumba dei sottosegretari. È soprattutto Forza Italia a chiedere compensazioni. Silvio Berlusconi non ha affatto rinunciato all’idea di piazzare un uomo di fiducia alla Giustizia. E se non è riuscito a ottenere il titolare, insisterà per avere come vice-ministro il suo avvocato e parlamentare Francesco Paolo Sisto. Ma è un’altra casella (e un altro nome) che potrebbe mettere in imbarazzo Meloni.

Si tratta – scrive Repubblica – di Valentino Valentini, deputato non rieletto e dunque papabile per un posto di sottogoverno, a mo’ di compensazione. Andrebbe agli Esteri, ragionano ai piani alti di FI, versante ronzulliano. Rischia di essere un altro grattacapo per la neo-premier, dopo i discorsi pro-Putin del Cavaliere intercettati da La Presse e smentiti a fatica. Valentini, parlamentare dal 2006, consigliere speciale per le relazioni estere di Berlusconi negli anni di Palazzo Chigi, è stato l’ufficiale di collegamento azzurro con la Russia. Un viaggio dietro l’altro, direzione Mosca. Insignito nel 2005 a Villa Abamelek, sede dell’ambasciata del Cremlino a Roma, dell’ordine di Lomonosov. È vero che dallo scoppio della guerra in Ucraina ha fatto professione di atlantismo – come del resto fa Berlusconi quando non scambia lettere “dolcissime” con Putin – ma se innestato in pianta stabile alla Farnesina, per l’esecutivo appena nato rischia di essere un problema tutt’altro che marginale. Anche per questo c’è chi scommette che Valentini sarà spostato alla Difesa.


La trattativa è agli inizi, ma si va di fretta: l’obiettivo è chiudere in 10 giorni. In ballo ci sono 40 posti. FdI stavolta sarà meno generosa, rispetto alla formazione dell’esecutivo. Pretende lo stesso numero di sottosegretari che avranno, messi insieme, azzurri e leghisti. Dunque almeno 18-19. I forzisti dovrebbero incassarne una decina, la Lega 8-9, considerando che annoverano un ministro in più (Piantedosi, in quota “tecnici”, ma salviniano). Due posti andrebbero a Noi Moderati.


Dentro FI, a questo giro, dovrebbe essere avvantaggiata la componente Ronzulli. Oltre a Sisto e Valentini, circolano i nomi di Alberto Barachini, Matteo Perego (Difesa), Francesco Battistoni (Agricoltura), Andrea Mandelli (Sanità), Giuseppe Mangialavori (Sud). L’ex capogruppo Paolo Barelli potrebbe andare agli Interni con i galloni di vice-ministro.
Anche a via Bellerio hanno iniziato a fare i calcoli. Salvini vorrebbe confermare Nicola Molteni al Viminale. Edoardo Rixi potrebbe accompagnarlo alle Infrastrutture. Giuseppina Castiello, deputata non rieletta, potrebbe tornare al ministero del Sud, dov’era già stata ai tempi del Conte gialloverde, per marcare stretto il meloniano Nello Musumeci. Altri possibili sottosegretari, perché sprovvisti di seggio parlamentare, sono Giacomo Francesco Saccomanno, commissario della Lega in Calabria, e l’ex deputato Luigi D’Eramo, coordinatore in Abruzzo.


In FdI aspettano che il governo centri la fiducia alle Camere prima di aprire il dossier. Vanno capiti gli incastri alle presidenze di commissione, altrettanto strategiche per far viaggiare veloci i provvedimenti. Poche certezze: Giovanbattista Fazzolari, braccio destro di Meloni, dovrebbe essere sottosegretario a Palazzo Chigi per l’Attuazione del programma; Maurizio Leo è in pole per fare il vice al Mef, con delega al Fisco (sempre all’Economia gli altri posti potrebbero spartirseli Luca Freni per la Lega, Maurizio Casasco per FI e forse Alessandro Colucci per Noi Moderati). Dovrebbero restare fuori dalla squadra dei sottosegretari l’uomo macchina di FdI, Giovanni Donzelli, che rimarrà al partito come responsabile organizzazione ed Isabella Rauti, che la premier vorrebbe capogruppo a Palazzo Madama. Così ha fatto capire in un messaggio spedito in chat ai senatori.