In vista dei Mondiali qatarioti, la Fifa invita i giocatori a non incappare in “battaglie ideologiche”, lasciando parlare il campo
Tra poco più di un paio di settimane prenderanno il via i mondiali di calcio in Qatar. L’edizione è al centro dell’attenzione per questioni che con il campo hanno poco a che fare, come lo sfruttamento dei migranti coinvolti nei lavori di preparazione, o le leggi vigenti contro l’omossessualità.
Da più parti si sono levate voci di critica, dalle associazioni umanitarie, ai giornalisti, fino alle prese di posizioni di alcune nazionali partecipanti, con i capitani che potrebbero indossare della fasce con un cuore arcobaleno.
La lettera della Fifa
La Fifa, dal canto suo, non ha mai dato troppo l’impressione di volersi esporre sui temi più spinosi. E il presidente Gianni Infantino solo recentemente ha parlato di condizioni migliorate per i lavoratori in Qatar.
Ora, con una lettera firmata dallo stesso Infantino e dal segretario generale Fatma Samoura, ha invitato i giocatori delle 32 nazionali presenti a “concentrarsi sul campo” e a non lasciarsi coinvolgere in battaglie ideologiche o politiche.

“Per favore, adesso concentriamoci sul calcio”, l’appello dei due dirigenti Fifa ripreso da Sky News, che ha avuto modo di leggere l’intera missiva.
“Sappiamo che il calcio non vive sottovuoto e siamo altrettanto consapevoli che ci sono molte sfide e difficoltà di natura politica in tutto il mondo”, “ma per favore, non lasciate che il calcio venga trascinato in ogni battaglia ideologica o politica esistente”.
“Alla Fifa proviamo a rispettare tutte le opinioni e convinzioni, senza impartire lezioni morali al resto del mondo. Nessuna persona, cultura o nazione è migliore di altre e questo è un principio fondamentale del rispetto reciproco e della non discriminazione oltre a essere uno dei valori chiave del calcio”.
Per favore, ricordatelo e lasciate che sia il calcio a prendersi la scena”.
Il precedente di Pechino
Insomma un clima non dei più semplici, che fa presagire un’edizione ad alto rischio di proteste. Un po’ come era stato alla vigilia delle Olimpiadi a Pechino, quando senza mezzi termini l’organizzazione cinese aveva “invitato” gli atleti a evitare comportamenti e dichiarazioni contrari allo spirito olimpico o a leggi del paese. Pena il ritiro degli accrediti.