La baruffa, pardon, la crisi diplomatica che sui migranti sta infestando i media dopo che, a sorpresa, anche Berlino si è schierata con Macron, infastidisce quella larga fetta di italiani che preoccupata attende invece risposte su bollette, inflazione e promettenti “scivoli” per andarsene in pensione. E mentre su Ong e sbarchi ai porti La Stampa da spazio a Macron che considera la “Meloni una grande perdente”, il quotidiano Libero annuncia che il ministro dell’interno Piantedosi, intende “dire basta agli sbarchi illegali”, anche se ancora non ha chiarito quali dovrebbero essere i requisiti per definire legale o no un migrante. E, a meno che Bruxelles non si decida a fissare criteri che stabiliscano per tutti una simile regola, Piantedosi avrà un suo bel da fare sulle coste italiane dato che le navi Ong che tentano di attraccare ai nostri porti trasportano solo il 12% dei migranti che cercano di approdare, di giorno e di notte, su barche, barconi e barchette, sulle nostre coste che si estendono per 8300 chilometri, più di quelli che separano il Messico dagli Stati Uniti. E quanti poliziotti ci vorranno per controllare la “legalità”, bambini compresi , di migliaia di persone?
L’ Avvenire nel frattempo, racconta cosa avviene sulle coste libiche dove da tempo si effettua la maggior parte degli imbarchi. Già da alcuni anni, nota in quotidiano della Cei, la Guardia Costiera Italiana sta foraggiando con milioni di euro, tratti dal fondo di sicurezza interna, la “Libiyan cost guard” che ha avuto il compito di sorvegliare porti , coste e mare interno per impedire gli imbarchi clandestini e, al contempo, controllare l’ idoneità e il grado di sicurezza delle imbarcazioni che eseguono questo tipo di trasporti. Ma, nota Avvenire, i controlli sarebbero molto scarsi primo, perché questa guardia costiera libica è divisa in tre dipartimenti gestititi da tre diversi ministeri a loro volta controllati da milizie e clan di vario genere, secondo perché i clan pare che si guardino bene dall’utilizzare per questo genere di controlli i sofisticati armamentari – droni, radar, aerei da caccia e veloci imbarcazioni – forniti di recente ai libici a causa della guerra in Ucraina e alla sospetta presenza in quel tratto di mare di caccia e sommergibili russi. Ecco allora, che non sarebbe male, vista l’attendibilità di certe fonti, che il ministro Piantedosi, magari durante un week end, si facesse un viaggetto anche da quelle parti.