Piero Gaffuri

Piero Gaffuri/Il ragazzo delle api

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Piero Gaffuri, scrittore e manager televisivo, da tempo ci ha abituato con i suoi romanzi a osservare da vicino il mondo della natura e i suoi infiniti rivoli. In quest’ultimo lavoro, ‘Il ragazzo delle api’ (Castelvecchi), l’autore ci porta nelle stanze della vita rurale, svelandoci anche i dettagli di una storia d’impresa, quella di un apicoltore.
In questo intervento, scritto per Primaonline, Gaffuri racconta le motivazioni che lo hanno portato a scrivere questa storia.

“La natura è sempre stata al centro della mia ricerca letteraria: il mare con le sue ambientazioni, i pericoli e le opportunità nei primi tre romanzi e l’Appennino con le sue foreste, i boschi, le montagne negli ultimi due. Ognuno di noi pensa di essere al centro del mondo vivente, un’idea ricorrente che, talvolta, accarezza le menti di tutti gli uomini e donne, rafforzata nell’ultimo secolo dall’affermarsi della modernità tecnologica e della società dei consumi, ma non è così, la verità è che siamo soltanto una componente di un vasto contesto naturale, molto più complesso di quanto le semplificazioni prodotte dal pensiero contemporaneo possano raffigurare.

La presunzione di essere riusciti a domare la natura, infatti, viene regolarmente messa in discussione da quanto periodicamente accade: terremoti, inondazioni, siccità e pandemie dimostrano quanto siamo ancora lontani da un obiettivo che definirei ancestrale, il controllo delle avversità naturali.
Per questo motivo può essere utile immergersi nella vita rurale, che con le sue storie e le tradizioni, spesso dimenticate, ci riporta in una dimensione dove il rapporto con la natura è fatto di condivisione e non di contrapposizione. Il ragazzo delle api è anche una storia d’impresa, una piccola impresa ma non meno significativa di altre grandi, perché fare l’apicoltore è creare un rapporto privilegiato con un mondo ancora, per certi versi, misterioso: il mondo delle api.

Oggi le api sono di moda, ricorrono nei messaggi pubblicitari, ma solo chi lavora giornalmente insieme a loro le conosce e le capisce veramente. Sono piccoli animali con una notevole capacità organizzativa, una rigida struttura gerarchica e un grande senso dell’orientamento. Vivono accanto a noi, ma la stragrande maggioranza della gente le conosce solo per i prodotti dell’alveare: miele, polline, propoli, cera e pappa reale.

E’ anche questa la ragione per cui ho cercato di entrare in questo mondo adiacente e raccontare la storia di chi, attraverso insuccessi e successi, riesce a tenerlo in vita e a svilupparlo. Un altrove molto vicino, al quale ci riportano due parole, spesso abusate e poco comprese, che vanno sotto il nome di transizione ecologica. Quando si parla di transizione ecologica non si fa riferimento al semplice tema ambientale ma a una colossale impresa di cambiamento che deve stravolgere le fondamenta di un modello produttivo che ha caratterizzato la vita del mondo moderno dalla rivoluzione industriale in poi. Le catastrofi climatiche sono sotto gli occhi di tutti e quello che stiamo vivendo è solo l’inizio, catastrofi effetto di un assetto socio economico e di un’idea di sviluppo che non ha più senso perché ha implicazioni negative sulle nostre vite.

L’altrove è in mezzo a noi e guardarlo significa anche studiare e sviluppare un progetto di riconversione economica e sociale mettendo al centro il rapporto tra uomo e natura, passando quindi dal contro al per. Significa rivedere in profondità i meccanismi di funzionamento della società, mettere in discussione i mezzi di distribuzione delle risorse naturali e soprattutto sviluppare modelli di vita che non siano esclusivamente antropocentrici.
Questo è il messaggio che cerco di trasmettere attraverso il racconto, sperando che la carica emotiva dei tanti giovani e meno giovani che lavorano a stretto contatto con la natura possa stimolare la partecipazione attiva di tutti e una nuova alleanza, rimodellando il progresso per chi verrà dopo”. (Piero Gaffuri)