Meloni e Fuortes

Meloni incontra Fuortes e apre la partita sulla Rai

Condividi

E’ stato il calcio di inizio della partita sul servizio pubblico Radiotelevisivo l’incontro che giovedì mattina, 24 novembre, c’è stato tra  il  premier Giorgia Meloni e l’ad della Rai, Carlo Fuortes. Si sono parlati per la prima volta. Meloni, si racconta, ha usato un tono istituzionale e Fuortes ha risposto con garbo. Ma è evidente che da questo incontro nessuno è uscito contento: Meloni ha chiesto la disponibilità a nominare un direttore generale, e ha fatto il nome di Giampaolo Rossi come figura imprescindibile, verificando direttamente la rigidità dell’Ad.    

Fuortes in Rai ha scelto di essere l’uomo solo al comando, non ha nominato un direttore generale quando si è insediato e a maggior ragione non lo vuol fare ora. Sa perfettamente che, se facesse questa nomina,  il giorno dopo a viale Mazzini non conterebbe più niente. Peggio ancora se nominasse Giampaolo Rossi, l’ex consigliere di amministrazione della Rai nell’epoca di Fabrizio Salini con cui andava d’amore e d’accordo e facevano gioco di squadra, uno che conosce nel profondo il mondo Rai, in cui ha lavorato molti anni e ha un grande seguito tra dirigenti e dipendenti che gli riconoscono autorevolezza, competenza e spirito aziendale. E queste sono le ragioni per cui Meloni lo ha scelto per rappresentare il governo a Viale Mazzini.

Giampaolo Rossi

La nomina del direttore generale è esclusivamente nei poteri dell’ad, e Fuortes ha tutto da guadagnare a tenere duro: una carta da giocare perché gli si trovi una buona   sistemazione per lasciare l’incarico.

Altra opzione di cui si parla per riportare Rossi alla Rai, sarebbe affidargli un ruolo di peso che passa dalla fusione tra Rai Fiction e Rai Cinema, mettendolo a capo di questo nuovo agglomerato, che diventerebbe un vero potentato. Questo progetto era stato immaginato e si voleva realizzarlo nella passata gestione di Salini e  Rossi nel cda ne era stato attivo sostenitore. Ma è molto complicato da attuare, a partire dal fatto che bisognerebbe far saltare tre pesi massimi del calibro di Maria Pia Ammirati, attuale direttore di Rai Fiction, Paolo  Del Brocco e Nicola Claudio, amministratore delegato e presidente di Rai Cinema, tre manager che fanno bene il loro lavoro e sono molto apprezzati dal mondo dell’audiovisivo.

Fratelli d’Italia senza rappresentanza

Anche se il suo gruppo di consigliori la spinge ad usare il pugno di ferro, Melini sembra favorevole a una linea più attendista, anche se c’è il problema di non avere nessun referente dentro la governance di Viale Mazzini. Infatti il consiglio di amministrazione Rai nominato dal governo Draghi, non ha al proprio interno un rappresentante di Fratelli d’Italia, all’epoca l’unico partito d’opposizione, conseguenza del colpo di mano di Lega e Forza Italia, fratelli coltelli, che decisero di nominare Simona Agnes in quota Gianni Letta, invece di Rossi, in quota Meloni. Una scelta che ha creato problemi a Draghi che ha dovuto fare i conti con la Meloni giustamente arrabbiata.

Quale sarò la linea di FdI? L’unica cosa certa è che non si lascerà la Rai in mano al centro sinistra.

Dalle notizie che emergono si sta lavorando per arrivare alla sostituzione di Fuortes. Sembra escluso che si faccia ricorso alla revoca del mandato, un percorso irto di ostacoli e di dubbio risultato che rischierebbe solo di trasformare l’ad in un martire. Basta ricordare come il Partito democratico si fosse intestardito a far fuori Salini, proprio revocandone la nomina, potendo contare anche sul ministro del Mef amico che era allora il democratico Roberto  Gualtieri. Ma alla fine non se ne fece nulla. 

Il ruolo di Sangiuliano

In questa prima fase due temi sono sul tavolo. Il partito di maggioranza FdI prepara un emendamento alla finanziaria per abolire il limite dei due mandati ai consiglieri Rai previsto dalla legge Renzi: infatti con la legge attuale se si sostituisse Fuortes con Rossi, l’ex consigliere di amministrazione nel 2024 alla scadenza del mandato non potrebbe essere rinominato amministratore delegato,  avendo alle spalle  due consigliature. C’è chi è scettico rispetto a questo percorso anche perché ci sono dubbi di costituzionalità.    

Ma se l’emendamento sarò presentato e  andasse in porto, sarà necessario trovare un nuovo ruolo importante per convincere Fuortes a lasciare la Rai. In  questa partita entra in campo il meloniano ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, che può muovere molte  pedine. Si racconta che il desiderio più grande di Fuortes sia andare come sovrintendente alla Scala, ma la strada è sbarrata dal sindaco di Milano Sala che fa quadrato in difesa dell’attuale sovrintendente, Dominique Meyer. Un’alternativa potrebbe essere il Teatro La Fenice di Venezia felicemente in mano a Fortunato Ortombina, sovrintendente e maestro artistico dal 2017.

In questa storia complicata si potrebbe inserire la variabile della nomina della Presidenza della Vigilanza prevista la prossima settimana insieme a quella del Copasir, già prenotata dal Partito Democratico. In pole position per la Vigilanza viene indicata, ad oggi, Maria Elena Boschi di Italia Viva. La poltrona dovrebbe toccare in prima battuta ai 5 Stelle, che però sembrano incartati tra vari candidati e potrebbero rinunciarvi. La Boschi, notoriamente molto vicina a Renzi, arriverebbe alla Vigilanza con i voti del centrodestra, e la sua nomina potrebbe avere riflessi interessati sul Cda Rai (la presidente Marinella Soldi è sempre stata stimata da Renzi che la voleva ad a viale Mazzini).

Le nomine ai tg

Intanto ai piani più bassi della Rai si parla di nomine. Nell’incontro con Meloni, Fuortes ha  garantito disponibilità a fare dei riequlibri nelle direzioni a favore del centro destra, a partire dal Tg2 rimasto senza titolare dopo che Sangiuliano è diventato ministro. La nomina potrebbe essere fatta anche prima di Natale dato che sono previsti due Cda. In pole position viene dato Nicola Rao, attuale vicedirettore del Tg1, vicino al mondo meloniano, che sembrava destinato ala direzione del Tg1 al posto di Monica Maggioni.

C’è da capire cosa succederà. Ci sono due scuole di pensiero. Secondo la prima, Rao andrebbe ora al Tg2  e, dopo Sanremo, quando si pensa che si aprirà la danza vera delle nomine alla Rai,  potrebbe passare al Tg1. L’altra, prevede che prima di Natale si faccia il ricambio sia al Tg1 che al Tg2  con Rao al telegiornale ammiraglio. Sul Tg2 ci sono gli appetiti dei soci di minoranza della coalizione: la Lega vuole Angela Mariella, direttrice di Isoradio,  mentre Forza Italia Antonio Preziosi, attuale direttore di Rai Parlamento.