Il miliardario sudafricano torna alla carica riproponendo la stessa offerta di aprile. Ecco cosa c’è dietro e quali
sono i veri obiettivi del tycoon
NELLA RETE DI VITTORIO – Prima Comunicazione, Ottobre 2022
Il 6 ottobre Elon Musk ha dichiarato di voler presentare una nuova offerta per l’acquisto di Twitter, proponendo lo stesso prezzo (54,20 dollari per azione) dell’offerta originale dello scorso mese di aprile e che lui stesso aveva tentato di rescindere tre mesi dopo, spingendo la società dell’uccellino a portarlo in tribunale per mancato adempimento di accordi contrattuali.
La mossa ha sorpreso molti ma non tutti; alla vigilia del confronto presso la corte del Delaware, titolare del processo, gli avvocati di entrambe le parti avevano dato visione delle loro strategie. Il team di Musk doveva dimostrare che Twitter avrebbe violato i termini dell’accordo, appigliandosi all’ormai noto problema della percentuale di bot rispetto all’audience totale. Twitter, dall’altro lato, era intento a provare che Musk avrebbe usato il numero dei profili falsi come pretesto per annullare un accordo che non trovava più economicamente valido.
L’approccio del giudice nelle udienze preliminari rendeva però evidente che il giudizio avrebbe richiesto al fondatore di Tesla di provare che la presenza di bot avesse un effetto negativo materiale alla fungibilità economica di Twitter, lo standard legale richiesto per recedere dal contratto. Una prova difficile da argomentare, così come sarebbe stato difficile negare che la mancanza di due diligence sull’audience della piattaforma di microblogging fosse stata proposta e accettata da Musk stesso.
Nella lettera del 6 ottobre gli avvocati di Musk hanno scritto che il contenzioso non era più necessario, visto che lui e i suoi sostenitori “intendono procedere alla chiusura dell’operazione prevista dall’accordo di fusione del 25 aprile 2022, nei termini e alle condizioni ivi stabiliti”. L’offerta vincolante non è però arrivata, si tratta di una dichiarazione di intenti la cui operabilità dipende dalla capacità di Musk di allineare il necessario finanziamento del debito. Con rendimenti del debito ai massimi pluriennali, le azioni di Tesla molto sotto il picco del loro valore, le banche a supporto dell’affare, guidate da Morgan Stanley, potrebbero essere costrette a mettere nei propri libri alcuni miliardi relativi alla quota non garantita da azioni Tesla, o a pagare interessi molto alti per farla digerire a investitori istituzionali e privati. In questa mossa si può percepire tutta la pressione del consorzio bancario, esposto per 13 miliardi di dollari, preoccupato di doversi trovare a eseguire per sentenza del tribunale un accordo non più sostenibile finanziariamente. Ad ulteriore conferma della difficile remuneratività dell’affare, le società di private equity globali Apollo e Sixth Street, che insieme ad altre avrebbero dovuto investire un miliardo per la proposta di acquisizione di Musk, non lo faranno più, ha riferito Reuters.
La nuova offerta di acquisto, se accettata, avrebbe due effetti: fermerebbe il processo del Delaware e quindi libererebbe Musk dall’obbligo di dover eseguire quell’accordo e le banche dal finanziarlo con quel mix di debito personale e societario. L’accordo permetterebbe, inoltre, al proprietario di Tesla di richiedere condizioni che non aveva posto nel primo accordo, come ad esempio la percentuale massima di bot rispetto all’audience totale. Comprensibilmente, nonostante il giudice alla luce delle dichiarazioni abbia dato tempo alle parti per negoziare fino al 28 ottobre, Twitter rimane scettica; i suoi legali hanno definito la mossa di Musk “un invito a ulteriori danni e ritardi”. Una banca che si era impegnata a finanziare l’accordo originale ha, infatti, testimoniato all’inizio di ottobre di non aver ricevuto alcun avviso da parte di Musk sui piani per andare avanti, dimostrando quanto meno che siamo ancora agli albori di un tentativo concreto di rinnovare la proposta.
Il giudice ha sospeso il procedimento “fino alle 17,00 del 28 ottobre 2022, per consentire alle parti di concludere l’operazione”. Se la transazione non si dovesse chiudere entro il limite fissato, le parti saranno invitate ad apparire al processo nelle prime settimane di novembre 2022. Come avevamo previsto alcuni mesi fa, Musk sarà costretto a comprare Twitter a un costo non commisurato al mercato, e dovrà necessariamente e radicalmente modificarne il modello di business per ottenere immediata remuneratività. Oggi, Twitter guadagna quasi tutti i suoi soldi dalla pubblicità, ma Musk potrebbe non avere altra scelta che trovare fonti di reddito alternative. Quest’estate il miliardario sudafricano ha detto allo staff di Twitter che l’azienda dovrebbe emulare WeChat, la ‘super-app’ cinese che combina social media, messaggistica, pagamenti, shopping, mobilità urbana; praticamente, qualsiasi cosa si possa fare con il proprio telefono. Stretto tra i costi dell’acquisizione e un mercato pubblicitario stagnante, il nuovo Twitter avrà poco tempo per diventare ‘X, l’app di tutto’ e portare quel miliardo di margine annuale (oggi 217 milioni) che Musk ha dato come obiettivo nelle call con gli investitori di questi ultimi mesi.