‘L’età dell’entusiasmo – La mia vita con Tiziano’ (Longanesi) è la storia di un grande giornalista e scrittore, Tiziano Terzani, ma anche il racconto delle vicissitudini storiche e politiche che hanno accompagnato più di una generazione, strette fra i rigori del marxismo e le sirene del capitalismo. Ma è anche una grande storia di sentimenti, in cui una donna baratta “la sua autonomia per l’amore di un uomo”. Come racconta, in questo articolo per Primaonline, Angela Terzani Staude, autrice del libro e moglie del giornalista scomparso nel 2004.
“Perché ho scritto questo libro? Volevo vedere se c’era un filo che desse un senso alla vita che già da giovanissimi, Tiziano e io avevamo deciso di fare insieme. Volevo guardare indietro per ripercorrerla, questa vita, e rendermi conto da dove ci aveva fatto passare e dove ci aveva portati.
Era proprio dove avevamo sperato di arrivare? O c’erano state delle deviazioni? E’ sempre la Storia a segnare il cammino degli uomini e a trascinarli via con sé. Già prima della Seconda guerra mondiale, e certo subito dopo la fine, pareva che la Storia del nostro Novecento volesse far sua l’ideologia marxista. Questa bella ideologia che mira alla giustizia ed eguaglianza sociale nel mondo, al riscatto degli sfruttati, colonizzati, “diseredati”, e che già aveva catturato lavoratori e intellettuali, l’abbracciammo anche noi.
Con la fine della guerra in Vietnam, “la guerra della nostra generazione”, che nel 1975 vide sconfitto il gigante americano per mano dei comunisti vietnamiti, poveri ma forti della loro volontà di riappropriarsi del proprio paese, pareva inevitabile che la sinistra andasse al potere anche in altri paesi dell’Asia. Dopo il Vietnam, infatti, anche il Laos e la Cambogia divennero comunisti. La Cina di Mao lo era ormai fin dal 1949.
Parallelamente però un’alternativa ideologica estremamente seducente stava arrivando dall’America negli anni della nostra formazione, facendosi strada nel mondo intero. Fondata sulla combinazione della democrazia con il capitalismo, faceva balenare davanti agli occhi di noi europei, usciti stanchi e affamati dalla seconda guerra mondiale, i miracoli della nuova produzione industriale e le seduzioni della nuova cultura americana: quella del cinema, del jazz, dei musical e dei blue jeans. E’ fra queste due alternative, l’una marxista, l’altra capitalista, che la sinistra dell’Europa occidentale si trovò a barcamenarsi: non ideologicamente, ma nella realtà del vivere quotidiano.

“Bisognerà imparare a contare fino a tre,” concluse Tiziano che fin dai tempi dell’università si poneva la domanda delle nuove mete da inseguire, ora che il fascismo e il nazismo erano stati sepolti. Presto finì per rivolgere il suo interesse all’Asia. L’Asia che aveva trovato risposte talmente diverse dalle nostre per ogni ambito del vivere, dagli utensili con cui mangiare agli dei a cui rivolgere preghiere; che aveva generato figure ardite e scellerate come Mao Zedong, l’artefice della Nuova Cina costruita sui meravigliosi resti della Cina antica; o come Gandhi, che aveva liberato l’India dai colonialisti inglesi con la sola forza del suo pacifismo: questa Asia, scommetteva Tiziano, avrebbe trovato una soluzione nuova anche per il futuro che forse avrebbe salvato noi. Ma quando finalmente arrivò in Asia da giornalista, portandosi dietro la sua giovane famiglia perché intendeva restarci, Gandhi era stato assassinato; Mao sarebbe morto pochi anni dopo e l’Asia non dava già più segno d’essere sulle tracce di rispose originali. Sconfiggendo gli Stati Uniti nel 1975, soltanto il Vietnam, appunto, riuscì a sollevare le sue speranze. E qui si ferma il mio libro.
Se della propria reazione alla grande delusione che lo aspettava in Asia nella seconda e ultima parte della sua vita, Tiziano stesso ci ha informati con i suoi articoli e libri, pochi invece conoscono i suoi esordi, quell’incessante suo prepararsi, leggendo e studiando e riflettendo su un modo responsabile con cui avrebbe potuto incidere sul proprio tempo. Come i “Diari della motocicletta” che raccontano gli anni giovanili di Che Guevara, prima cioè che diventasse “il Che” rivoluzionario che tutti ricordano, mi pareva che anche i primi trent’anni di Tiziano meritassero di essere raccontati. I diari in cui avevo annotato gli eventi e le storie, i successi e gli insuccessi che li hanno scanditi, c’erano e sono quelli ad avermi ispirata. Tutte le nostre tappe furono inventate da Tiziano e condivise da me. Ripercorrendo la mia vita mentre ne scrivevo ho capito che la rifarei esattamente così. Resta da vedere, invece, che cosa oggi, nell’età della emancipazione femminile, queste coraggiose donne nuove direbbero di me che ho barattato la mia autonomia per l’amore di un uomo”. (Angela Terzani Staude)
