Digitale, è finito il tempo dei soldi facili

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L’industria dell’hi tech ha perso più di 100mila posti di lavoro nel 2022.
Dopo una pluriennale corsa al rialzo
il settore subisce in Borsa una forte correzione al ribasso

NELLA RETE DI VITTORIO – Prima Comunicazione, Novembre 2022

Nell’ultimo quarto del 2022, Silicon Valley ha tagliato più di 45mila posti di lavoro. L’industria digitale si stima abbia perso più di 100mila posti di lavoro nel 2022, anche se il comparto rimane a saldo netto positivo di impiego rispetto al 2021. In termini numerici, Meta e Twitter conducono le danze con oltre 16mila licenziamenti combinati, ma la contrazione non ha risparmiato Netflix, Reddit, Microsoft, Uber, Lyft, Stripe, Coinbase o Shopify. Lo stesso comparto che aveva aggiunto quasi 120mila lavoratori durante la pandemia, ha fatto una rapida inversione a U.

Le motivazioni sono tante e diverse tra loro; dopo una corsa rialzista pluriennale, il settore sta subendo una forte correzione al ribasso in Borsa. L’indice Nasdaq, che comprende molte società di Internet, è sceso di oltre il 30% negli ultimi 12 mesi; il Dow Jones Industrial Average, che misura aziende più tradizionali, è in calo di circa il 10%. Meta, da solo, ha perso oltre il 70% del proprio valore in Borsa; da più di un triliardo di dollari a circa 285 miliardi, pur segnando una contrazione del fatturato inferiore all’1%. Alphabet, Amazon, Apple e Microsoft hanno perso collettivamente due trilioni di dollari di valore di mercato nell’ultimo anno. Apple e Alphabet hanno però aumentato i propri profitti.

Le radici di questa correzione sono nella situazione macroeconomica e nel mercato finanziario. L’aumento dell’inflazione e l’aumento degli interessi sul debito stanno portando i consumatori e le aziende a ridurre le spese non essenziali e la maggior parte del consumo digitale di social media o intrattenimento cade in questa categoria. E soprattutto rendono i soldi più costosi. La sensazione del mercato finanziario è che il quadro generale e la forma dell’economia stiano rendendo inevitabile un rallentamento della crescita delle aziende digitali. Nella sensazione di molti investitori professionali, questo non è più il futuro delle piattaforme di social media o di ride sharing, per tacere delle crypto.

Come dice Warren Buffet, “quando si ritira la marea, si vede chi aveva dimenticato il costume”. Un mercato che cresce più lentamente e premia l’innovazione quando serve (immediatamente), richiede qualità nella gestione dell’azienda e attenzione al dettaglio, non proprio caratteristiche che associamo a Musk o a Zuckerberg. Se in questi anni Meta ha potuto trovare risorse e investire per oltre 30 miliardi nello sviluppo di un metaverso ancora senza cittadini, se Uber e Netflix hanno bruciato insieme oltre 50 miliardi di dollari dalla loro fondazione, questo è stato permesso dal flusso mastodontico di soldi che la finanza ha messo a disposizione del settore a prezzi irrisori (debito) o con ritorno sicuro (azioni che salivano sempre).

Dopo diversi anni ruggenti trascorsi a spendere soldi senza limiti per strapparsi competitivamente i lavoratori migliori, costruire immobili in luoghi da sogno, inseguire utopie tecnologiche e organizzare feste sontuose, le aziende digitali si sono ritrovate a fare i conti con un mercato finanziario che non ha più voglia di estendere a loro un assegno in bianco e chiede margine, gestione, fondamentali. Soprattutto chiede di limitare le scommesse improbabili, concentrarsi sull’ottimizzazione di modelli che funzionano, garantire attenzione verso il margine finale.

Per un comparto abituato a confrontarsi competitivamente sul valore dell’azione più che sul taglio del dividendo, sono i cambiamenti nei mercati finanziari che definiscono la strategia. Nel corso dei prossimi mesi le aziende tech taglieranno ancora e assumeranno ancora. Ridurranno i dipartimenti marketing, le funzioni di staff, di compliance, di ingaggio della comunità, la popolazione delle assistenti e degli addetti ai contenuti. Si faranno ancora concorrenza per gli ingegneri e gli architetti, per quelle figure che hanno immediato impatto sui ricavi. Saliranno anche gli stipendi medi e il fatturato medio per impiegato, tutte metriche che la finanza guarda (a oggi, per esempio, ogni impiegato di Meta vale 1,6 milioni di dollari di fatturato medio, il secondo numero più alto nel comparto dopo Apple). Finito, insomma, il tempo dei soldi facili e dei modelli di business indefiniti; con il denaro più costoso, sia come capitale sia come debito, servirà maggiore attenzione ai risultati e maggiore precisione nell’indicare tempi e modelli di ritorno. Le aziende saranno più magre, più attente, sempre impegnate in una corsa all’acquisizione dei talenti migliori, ma probabilmente più concentrate a portare a bordo quelli che possono avere impatto immediato sul conto economico.