ChatGpt, arriva un’app che smaschera testi scritti dall’Intelligenza Artificiale

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Mentre sul web è diventato sempre più popolare ChatGpt, software di Intelligenza Artificiale che si sta allenando per scrivere di tutto e rispondere a tutto, arriva un’app per “contrastarla”.
L’app si chiama ChatGpt Zero ed è stata creata da Edward Tian, 22 anni studente di computer science a Princeton.

Come funziona ChatGpt Zero

Il sistema creato da Tian vuole “decifrare in modo rapido ed efficiente” se un essere umano o il sistema di AI ha scritto un testo. Una specie di ‘antidoto’ a ChatGpt, dunque, che, diventato popolare nelle ultime settimane, aperto a tutti e gratuito, sta però generado dubbi nel mondo accademico, della sicurezza informatica e anche nel mondo artistico per questioni di creatività e copyright.

ChatGpt Zero analizza determinati parametri di linguaggio. Per esempio misura la complessità di un testo (più è alta, più è probabile che appartenga a una persona) oppure la variazione dei periodi (un’intelligenza artificiale tende a scrivere con uno stile uniforme).
Tian ha poi confrontato una storia sul New Yorker e un post su LinkedIn scritto dall’intelligenza artificiale, l’app è riuscita a distinguere i due testi e a scovare quello scritto da ChatGpt.
Il sistema, precisa lo studente, “non è pensato per essere uno strumento per impedire l’utilizzo di queste tecnologie, ma per essere in grado di adottarle in modo responsabile”.

L’app è stata rilasciata i primi di gennaio e migliaia di persone l’hanno testata; diversi commenti degli utenti, tuttavia, riportano che non è sempre stabile, ha delle interruzioni e che deve essere perfezionata.

I timori per il copyright

Il sistema messo a punto dallo studente si innesta in un dibattito sui testi e le conversazioni prodotte col software ChatGpt che diverse scuole e università, da New York all’Australia, hanno cominciato a vietare perchè con costruzione e sintassi difficilmente distinguibili da quelle umane e quindi a rischio brogli degli studenti.
Una politica condivisa anche dall’International conference on machine learning che ha proibito l’uso di questi sistemi per la scrittura di articoli accademici. Allarme anche dagli esperti di cybersicurezza perchè ChatGpt è in grado di scrivere virus malevoli.
Le preoccupazioni relative all’etica e alla correttezza dell’impiego di questo software investe anche il campo dell’arte per questioni di plagio e violazione di copyright.