Nell’azione legale del dipartimeto di Giustizia e di otto stati chiesta la separazione delle attività pubblicitarie. La replica di Big G: “tesi fallace”
Gli Stati Uniti all’attacco di Google, accusata di monopolizzare e abusare della sua posizione dominante per sopprimere la concorrenza nella pubblicità digitale. Dopo le indiscrezioni, il Dipartimento di Giustizia e otto stati americani hanno avviato un’azione antitrust contro Mountain View, la seconda in poco più di due anni e la quinta dal 2020, confermando così la volontà politica di voler controllare il potere esercitato da Big Tech sull’informazione e sul commercio online.
Presente in tutti gli aspetti dell’adv online
Nell’azione legale Google è accusata di essere impegnata in una “sistematica campagna” per mettere le mani e mantenere il controllo sugli strumenti hi tech che gli inserzionisti usano per l’acquisto e la vendita della pubblicità digitale. Essendosi infiltrata “in tutti gli aspetti della pubblicità online”, Google ha usato strumenti “anticoncorrenziali” per eliminare o sminuire ogni minaccia al “suo dominio della tecnologie per la pubblicità digitale”, si legge nella documentazione – in tutto oltre 150 pagine – depositati in tribunale.
Spezzatino Google
Nella causa si chiede lo spezzatino di Google, con la separazione e la vendita dei prodotti tecnologici per gli spot online. I danni causati da Google sono “chiari: i creatori di siti guadagnano meno e gli inserzionisti pagano di più rispetto a quanto farebbero in un mercato in cui le pressioni competitive disciplinerebbero i prezzi e porterebbero a maggiore innovazione.
La replica: tesi “fallace”
Dal canto suo, Google ha respinto le accuse, basate su una argomentazione “sbagliata” che potrebbe rallentare l’innovazione, aumentare le commissioni sulla pubblicità e rendere più difficile per migliaia di piccole imprese crescere.
“Il Dipartimento di Giustizia sta insistendo su una tesi fallace che rallenterebbe l’innovazione, aumenterebbe i costi pubblicitari e renderebbe più difficile la crescita di migliaia di piccole imprese e produttori di contenuti online”, ha commentato Big G tramite un portavoce.
“Questa causa del Dipartimento di Giustizia tenta di selezionare vincitori e vinti in un settore altamente competitivo come quello della tecnologia pubblicitaria. Duplica ampiamente una causa infondata del procuratore generale del Texas, gran parte della quale è stata recentemente respinta da un tribunale federale”.