Il 3 febbraio cade il 60esimo anniversario della legge istitutiva dell’Ordine dei giornalisti. Il Cnog ha organizzato un convegno – dal titolo ‘il giornalismo alla sfida del fututro’ – per celebrare la ricorrenza e, allo stesso tempo, riflettere sulla situazione attuale della professione e dell’informazione, mettendo al centro anche le esigenze di cambiamento dettate dall’evoluzione del mondo dei media.
Mattarella: no a censure. A giornalisti grandi responsabilità
“Il bene dell’informazione gode di esplicita tutela costituzionale. L’art. 21 della Carta, nell’affermare che “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione – questo riguarda ogni cittadino – sottolinea il valore della stampa come mezzo, indicando che “non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. A scriverlo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio per la ricorrenza.
“L’informazione è un veicolo di libertà e non è un caso che la stessa Assemblea costituente volle approvare una legge in materia di disposizioni sulla stampa, che tracciava, dopo vent’anni di bavaglio, un percorso di ritorno all’indipendenza per i media. Il ruolo svolto dal lavoro giornalistico nel vivificare le norme costituzionali trovava poi tutela, con l’implicita definizione di professione intellettuale e il riconoscimento della funzione essenziale svolta dal giornalismo indipendente nel rendere effettivo l’esercizio delle regole della democrazia, nella legge Gonella, che regolamentava nel 1963 l’ordinamento della professione”.
“Attingiamo da quelle norme fondamentali che specificano, ancora oggi, la natura dei diritti e doveri: “E’ diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà di informazione e di critica, limitata dall’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti”. Si fonda qui la responsabilità enorme che fa capo alla professione giornalistica. Una responsabilità accentuata dalla moltiplicazione delle fonti di informazione offerta dalla rivoluzione del web.
Alla professione giornalistica anzitutto viene affidato il ruolo di espressione della libera critica secondo doveri di lealtà e buona fede. Ai giornalisti, in questo contesto, è rimesso il compito rilevante, ai fini della libera formazione delle opinioni dei cittadini, del rispetto della verità sostanziale dei fatti. Ecco il valore della difinizione dell’autonomia professionale di ogni giornalista e dell’autogoverno della categoria cui viene demandata, come per ogni altro ordine professionale, la essenziale e preziosa funzione di difesa della deontologia”.
“Le sfide che il mondo dell’informazione è chiamato a raccogliere, a partire dalle applicazioni della intelligenza artificiale, non possono prescindere dal rispetto dei canoni fondamentali tracciati per la professione dalla legge Gonella.
“Il mercato globale con cui siamo chiamati a confrontarci nella Società dell’informazione necessita di robuste garanzie, quali quelle offerte a livello di Unione Europea dalle proposte avanzate in sede di elaborazione del Media Freedom Act. Il rispetto delle attività professionali dei giornalisti è componente essenziale del nostro sistema di libertà. Le aggressioni, le intimidazioni di cui il loro lavoro è ancora, talvolta, oggetto sono intollerabili per la Repubblica”.

Bartoli: le sfide e l’appello alle istituzioni
Nel suo intervento al convegno, il presidente Cnog, Carlo Bartoli si è focalizzato sul “dovere della verità”, nel contesto di un ecosistema digitale che “offre enormi opportunità e rischi mai prima sperimentati”.
“L’informazione professionale assume, nell’attuale ecosistema digitale, una nuova centralità e il giornalista deve avere ancora più attenzione ai propri doveri: non derogare mai dalla verifica rigorosa delle fonti, attenersi alla continenza nel linguaggio, avere a cuore l’accuratezza della narrazione e praticare, sempre e comunque, il rispetto per la dignità della persona”, ha scritto passando in rassegna tutti i principali problemi che riguardano la professione. Dalle minacce – fisiche e giudiziarie – , al tema della utela delle fonti, passando per la questione attualissima delle intercettazioni.
Per poi convludere con un appello alle istituzioni perchè intervengano con “atti concreti per poter svolgere con diligenza e onore quei compiti costituzionali che sono fondamentali per un paese libero come l’Italia”.

Nordio: segretezza altra faccia libertà
Al convegno ha preso parte anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio. “Se un giornalista pubblica una notizia riservata su un’ indagine giudiziaria la colpa non è del giornalista che non va nè incriminato nè censurato. La colpa è chi consente la diffusione di queste notizie e non vigila abbastanza”.
“La stampa libera è una delle colonne della democrazia. Deve coniugare la sua prerogativa con il rispetto della dignità e della libertà dei cittadini, che può essere violata, violando la segretezza delle loro conversazioni. La segretezza delle conversazioni è l’altra faccia della libertà”, ha detto ancora il guardasigilli.
“La libertà di stampa consiste nel fatto che ci siano molti giornali, di idee diverse e che il cittadino possa scegliere e formarsi un’opinione propria dopo essersi confrontato con le opinioni degli altri. Più i media traboccano di testate diverse, tanto più la stampa è libera”, ha affermato tra l’altro il ministro, che alla platea si è rivolto da “ex collega”, visto che per 25 anni ha scritto editoriali e sulle terze pagine di diverse testate, attività interrotta con il suo ingresso nel governo.

Flick: i fondamenti costituzionali del giornalismo
Il prof. Giovanni Maria Flick, costituzionalista, ex magistrato, presidente emerito della Corte Costituzionale ed ex ministro della Giustizia, è intervento all’evento per i 60 dell’Ordine dei giornalisti delineando i fondamenti costituzionali della professione giornalistica.
FLICK-intervento-per-60-OdGBarachini: giornalisti cardine in democrazia
“Credo fermamente che ci sia un ruolo cardine per la professione giornalistica nella democrazia, è mia convinzione quella di sostenere l’informazione. E un nostro dovere, lo facciamo con i contributi diretti e indiretti e lo faremo con la revisione dei contratti per l’attribuzione dei servizi alle agenzie di stampa perché vengano ridefiniti in un’ottica pluriennale, di pluralismo e di sostegno alle realtà editoriali”. Lo ha detto Alberto Barachini, sottosegretario alla presidenza del Consiglio per l’Informazione e l’Editoria.
“E’ necessario che l’editoria esca da questo momento di crisi – ha aggiunto – iniziamo anche a valutare le luci alla fine del tunnel, come il regolamento sull’equo compenso che è un passo in avanti. Siamo arrivati a comprendere quanto l’informazione di qualità si paghi e le norme europee ci stanno dando una mano”.
Il diritto all’informazione “deve essere consolidato in questo contesto tecnologico – ha sottolineato Barachini – e ancorato a regole deontologiche. E’ nostro compito e dell’Ordine dei giornalisti vigilare”.
Sisto: scrivere insieme nuove regole
“Proviamo a scrivere insieme delle regole che oggi possano aprire un nuovo capitolo nei rapporti tra cittadino, informazione e giustizia”. E’ l’appello che al dibattito ha rivolto ai giornalisti il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, assicurando che l’informazione è “al cuore” del dicastero di via Arenula.
Occorre mettere in equilibrio, ha spiegato Sisto, “tre valori costituzionali molto rilevanti: la riservatezza, il diritto di cronaca, la presunzione di non colpevolezza” . Oggi, ha detto, abbiamo di fronte “due tipi di processo: quello giudiziario e quello mediatico, che è senza difesa e senza appello. Dobbiamo fare in modo che il processo della comunicazione non sia lontano dalla Costituzione. E questo punto di partenza ci deve vedere uniti”. “Riforme della giustizia e diritto di cronaca hanno un unico obiettivo: la tutela del cittadino”, ha assicurato il viceministro, che invita i giornalisti a operare insieme, a partire dal nodo delle intercettazioni, e per “un diritto di informazione calibrato sul diritto di difesa”.
Picierno: serve nuovo patto sociale per giornalisti
Essere giornalisti “non è solo un lavoro ma una vera e propria missione civile e sociale”. E’ il punto di vista di Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento Europeo in un videomessaggio inviato per l’incontro. “In 60 anni la vostra categoria ha pagato col sangue la vostra battaglia per la verità e libertà – ha aggiunto -. Ha pagato e paga a carissimo prezzo i difetti di un sistema legislativo che espone spesso i giornalisti alle querele temerarie, a contratti sotto la soglia della decenza e al sotto dimensionamento delle tutele previdenziali e lavorative. Occorre un nuovo patto sociale tra istituzioni e giornalisti, editoria e mercato. Un nuovo patto che deve traghettare questa professione verso un futuro dove le nuove frontiere come l’intelligenza artificiali non rendano inutile agli occhi dei lettori l’intermediazione giornalistica nel conoscere i fatti”.