Giorgia Meloni (Foto Ansa)

L’aria che tira sui giornali. Perché la Meloni vuole fare la pace con i magistrati

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Mentre piove fior di contante nelle tasche degli italiani – ma che bravi soprattutto i napoletani – che hanno giocato 9 quote da 5 euro, ecco che la premier, anche se a letto con la febbre alta, non perde occasione di piazzare un altro colpo per rafforzare la sua immagine.

Sì, perché ci sarebbero stati mille motivi perché lei dichiarasse guerra a una magistratura che ci aveva messo addirittura 12 anni per cancellare l’obbrobrio, anzi, l’infamia, di una  condanna del suo amato partner politico; e invece ecco che la premier ci mette un attimo, una telefonata e chissà cos’altro, a “bloccare” i suoi e quindi l’immediato varo di una commissione d’inchiesta parlamentare che avrebbe dovuto fare il contropelo “agli sciagurati giudici” di quel primo verdetto che era stata subito chiesta a gran voce, ci mancherebbe, dalla berlusconiana capo gruppo, Licia Ronzulli. Il che vuol dire -commentano oggi i giornali – che questa premier, volendo restare premier ancora a lungo, non ha alcuna intenzione, almeno per ora poi si vedrà, di fare guerre di  tale portata. Anche se poche ore dopo ci ha pensato poi il solito magistrato guastafeste a cercare di cacciarla nei guai mettendo sotto indagine Delmastro, il sottosegretario che aveva fatto “spifferare” in Parlamento, tramite il collega Donzelli, verbali, su Cospito e altro, non
divulgabili perché coperti da segreto istruttorio per le quali l’opposizione aveva chiesto le immediate dimissioni  sia di Delmastro che di Donzelli. 
Però per ora la premier non pare intenzionata a cambiare linea, convinta com’è che con la magistratura occorre aprire, in maniera soft, un negoziato a lungo termine  per mettere mano a una eventuale riforma dei poteri che “comunque andrà discussa con la parte interessata”. Poi magari, visto che, nel programma di governo – e il ministro Nordio ne ha già parlato –  non si esclude quella separazione delle carriere tra pm e giudici che i magistrati vedono come il fumo negli occhi, non andrà così.

Oggi però è importante per la Meloni non farseli nemici per almeno due motivi. Il primo è “disinnescare” sul nascere l’offensiva di un Pd che, non sapendo ancora che pesci prendere, sta cercando proprio nella magistratura il potente alleato che possa rilanciare la sua oggi più che opaca immagine. Il secondo lavorare a tutto campo perché alle prossime elezioni europee i  Fratelli d’Italia – altro che sovranisti – possano avere un ruolo di rango nel Ppe, il il partito che  conta di più a Bruxelles. 
Intanto i giornali sono curiosi di sapere quale leader uscirà dall’urna magica delle primarie per far finalmente uscire il Pd dal cono d’ombra, quasi un “Chi l’ha visto”, in cui ormai da tempo si trova. Perché ci vorrebbe ben altro che un Blanco – il canzonettista che a Sanremo, per protestare per la sua cuffia senza voce, si era messo a prendere a
calci i vasi di fiori – per risollevare le sorti del partito: l’usato sicuro di Stefano Bonaccini o la verve tutta pepe dell’inedita Elly Schlein? Ancora poche ore e lo sapremo.