Ernesto Assante (Foto Ansa)

Ernesto Assante / Lucio Battisti

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Ernesto Assante, giornalista e critico musicale, ha scritto per Mondadori la biografia di Lucio Battisti. Un lavoro complesso, soprattutto perché il grande cantautore era un personaggio schivo e scavare nella sua vita non è stato semplice. Ma alla fine, come racconta Assante in questa testimonianza per i lettori di Primaonline, “ho scritto il libro che volevo scrivere, raccontando in fondo anche i miei anni, mettendo
insieme fatti piccoli e grandi, canzoni memorabili, avventure e sperimentazioni, rivoluzioni e ricerche, pensieri e parole di un artista che, davvero, non ha eguali nella nostra storia”

“Scrivere un libro su Battisti. Era un po’ di tempo che giravo attorno all’idea e ne discutevo con Gino Castaldo, soprattutto perché Giuseppe Cottafavi (editor e consulente della Mondadori, ndr) insisteva perché lo facessimo. Non era facile decidere e non tanto perché il personaggio non meritasse, anzi, ma perché scrivere la biografia di un personaggio che alla fin fine una vera biografia non ce l’ha, non era un obiettivo semplice da raggiungere. Battisti è sempre stato schivo e restio ad apparire in pubblico, anzi molto restio nella prima parte della sua carriera, completamente contrario nella seconda, il che rendeva, e ha reso, il libro completamente squilibrato. Ma è stato alla fine proprio questo che mi ha convinto della bontà del progetto, l’idea di raccontare, per quanto possibile, il personaggio più popolare e al tempo stesso più sconosciuto della musica italiana.

Il lavoro è stato quindi decisamente affascinante per me per primo, soprattutto perché non ho mai avuto l’occasione di incontrarlo o di parlarci, e quindi partivo da uno zero assoluto di conoscenza personale se non quella avuta, negli anni, dall’ascolto dei dischi e delle sue canzoni, da quando ero giovanissimo fino ad oggi. Sono partito, insomma, dal punto di vista di un ascoltatore appassionato che si mette alla caccia delle informazioni utili, sensate, necessarie, per arricchire la conoscenza del personaggio. E ci ho aggiunto la mia passione per la musica, il mio mestiere di giornalista e di critico, il mio interesse per la storia della cultura popolare e giovanile in Italia dagli anni Sessanta in poi, per provare a disegnare un ritratto il più possibile veritiero. Sapendo che la verità, davvero, non l’avrei potuta conoscere, che ogni informazione sarebbe stata comunque di seconda mano, anzi, nel caso degli ultimi anni, che non avrei avuto alcuna informazione.

Il libro è volutamente una biografia, con l’arricchimento critico e storico del caso, una biografia che non ha, quindi, nessuna introduzione e nessuna conclusione. Il libro inizia il giorno della nascita di Lucio Battisti, ottanta anni fa, e si chiude il giorno della sua morte, nessuna riga di introduzione, giusto due o tre righe di conclusione, per non lasciare spazio ad altro che alla sua storia e alla sua musica. Negli anni, ovviamente, ho avuto la fortuna nel mio lavoro di incontrare molti di quelli che con Battisti hanno lavorato, a partire da Mogol, che è stato ovviamente testimone principale della prima parte della storia, ma sono stato aiutato anche dal preziosissimo lavoro fatto da alcuni colleghi sia per libri che per siti internet, che hanno collezionato ogni articolo, ogni fotografia, ogni intervista che Battisti ha rilasciato nella sua carriera e che sono stati preziosissimi per poter avere delle informazioni ‘in diretta’ dagli anni Sessanta e Settanta, per capire come Battisti veniva vissuto e come veniva proposto dal mondo dell’informazione con il quale ha avuto, via via, rapporti sempre più scarsi fino a cancellarli completamente.
Accumulato tutto quello che potevo ho iniziato a scrivere, correndo devo dire la verità, perché il ‘tuffo’ nel suo mondo fosse più intenso e coinvolgente, non volevo che niente altro mi confondesse, mi portasse fuori strada, mi facesse perdere il filo di un racconto che ha appassionato me per primo. Poter raccontare Battisti, e il rock italiano dei primi anni settanta, la cultura giovanile di quegli anni con tutte le sue contraddizioni e il suo fascino, la canzone italiana che si metteva per la prima volta a giocare il campionato maggiore, che affrontava il confronto con l’estero e quello con la ‘Cultura’ alta, raccontare in qualche modo il Paese che nel decennio dei Settanta veniva attraversato da tensioni e passioni incredibili, è stata la parte più bella del lavoro.
Non meno affascinante, però, di quella priva di biografia dagli anni Ottanta in poi, quando il rapporto con Panella porta Battisti a scrivere canzoni che hanno un fascino particolare e originalissimo, slegato in questo caso dalla Storia e dall’Italia in una maniera per molti versi dirompente.
Insomma, ho scritto il libro che volevo scrivere, raccontando in fondo anche i miei anni, cercando di provare a svelare almeno parte del mistero che circonda Battisti, a far parlare lui quando possibile, mettere insieme fatti piccoli e grandi, canzoni memorabili, avventure e sperimentazioni, rivoluzioni e ricerche, pensieri e parole di un artista che, davvero, non ha eguali nella nostra storia”. (Ernesto Assante)