Arduo il compito per Giorgia Meloni di cancellare le “scorie” del passato
Non c’è giornale che oggi non descriva il clima rovente, quasi da ultima spiaggia, che sta già caratterizzando il rapporto tra governo e partiti di opposizione. Con testate di destra che inneggiano all’inevitabile scontro contro “i comunisti rossi” del Pd di Elly Schlein, e quelle di sinistra che, in nome dell’antifascismo, vorrebbero che la Meloni cadesse già domani.
E serve a poco che Ezio Mauro su Repubblica tenti di raffreddare il clima sostenendo che bisognerebbe dire “basta all’inventario delle scorie politiche ormai bonificate dalla maestà del voto” , perché è Libero, il quotidiano vicino a Matteo Salvini, a replicare, a tutte lettere, che non vi potrà mai essere dialogo con i “compagni” di una sinistra che rievoca quella del vecchio Pci.
Inutile dire che Giorgia Meloni, da tempo alle prese con una miriade di problemi, avrebbe fatto volentieri a meno di questa guerra. Ma come si fa a tenere a bada ministri che, come Piantedosi e Valditara, si lasciano sfuggire “incaute” battute che, in qualche modo, rievocano, per toni e aggettivi, il vecchio ma non pare del tutto morto “regime”? Con l’aggiunta che – problema anch’esso non da poco- è riesploso il problema degli anarchici e di una Torino, titola La Stampa “sfregiata” con vetrine ridotte in pezzi e poliziotti finiti al pronto soccorso anche a causa, scrive Il Giornale di Berlusconi, di una sinistra- sempre lei tirata in ballo anche se con gli anarchici non ha nulla a che fare – “che vuole tenere alto il clima dello scontro”. E tutto questo mentre la premier intendeva invece instaurare nel paese un clima che consentisse ai Fratelli d’Italia di presentarsi alle elezioni europee del 2024 con “il vestito buono” – altro che sovranisti – di un partito di destra ma con tinte moderate e pronto ad essere accolto con tutti gli onori nel Ppe, l’area di centro che rappresenta a Bruxelles i maggiori partiti europei.
Ed è infinito l’elenco dei problemi che, nel frattempo, la destra si trova a risolvere: da quello dei migranti riesploso con la strage di Cupro, e che non ha alle viste una soluzione, anche se è sceso in campo persino Papa Bergoglio contro gli scafisti, a quello, ancora più grave perché tocca le tasche degli italiani, delle casse ormai semivuote dello Stato che dovrà presto fare i conti anche con una forte impennata dell’inflazione. Per non parlare poi anche dell’autonomia differenziata di comuni e regioni voluta dalla Lega ma che, se attuata, spaccherebbe il paese in due. E altro ancora perché se davvero si arrivasse, come chiede, a gran voce, il guardasigilli Nordio alla separazione delle carriere dei magistrati, allora sì che si scatenerebbe contro Palazzo Chigi – altro che sinistra -una guerra senza esclusione di colpi delle potenti toghe. Insomma un mare a forza 10 che potrebbe essere calmato solo se la premier riuscisse, nella destra come nella sinistra, a cancellare, come ha scritto Ezio Mauro, le “scorie” del passato.