Alberto Mattiello di mestiere fa il ‘futurist’ (è Head of Future Thinking di Wunderman Thompson). Disegna scenari, ipotizza dove andrà il mondo, la società, la comunicazione.
È stato invitato da Raimondo Zanaboni, nella nuovissima sede milanese dove si svolgono gli incontri della Manzoni Academy, per partecipare al ‘Podcast Trip – Viaggio nell’audio content, con One Podcast’ e per raccontare il mondo del podcast visto da oltreoceano. Partendo dal presupposto che ciò che avviene negli Stati Uniti poi – un paio un paio d’anni più tardi – arriverà anche in Italia.
Così Mattiello al pubblico dell’Academy ha presentato le diverse sfaccettature di quello che ormai è riconosciuto a tutti gli effetti come un media: l’aspetto tecnologico, contenutistico, di target.

Tecnologia
“Negli ultimi 3 anni ci sono stati diversi acceleratori tecnologici. Oggi posso registrare un podcast, andare in studio, prendere la voce, tornare a casa ed editarlo. Ci pensano la macchina e l’intelligenza artificiale.
L’AI, oltre a poter lavorare sulle emozioni, modificando i toni, ormai è in grado clonare una voce e tradurla automaticamente in altre lingue. In questo modo, oggi tutti i grandi gruppi pensano internazionale.
L’altro importante passo avanti tecnologico è stato riuscire a trovare il modo per riconoscere un audio specifico all’interno di un un podcast: se digito Måneskin mi appaiono tutti i pezzi in cui emerge Måneskin, e posso passare dall’uno all’altro automaticamente”.
Audience
Prosegue Mattiello: “Oggi negli Usa ci sono 103 milioni di persone, un terzo della popolazione, che ascoltano podcast. È la perfect storm del mondo media, perché attira i più giovani, benestanti, acculturati. Persone che hanno tempo e voglia di approfondire: un target con cui puoi prenderti il tempo per raccontare le cose che ti interessano. Perché i podcast fanno bene ai brand? A parte le metriche di advertising, il punto fondamentale è proprio che il podcast si prende tempo, se trova le persone giuste queste hanno voglia di approfondire. Gli altri media, al contrario, usano tempi sempre più veloci, e questo non necessariamente è un bene per un prodotto”.
Contenuti
“Nel gennaio 2020 Spotify si è presentata alla Fiera della tecnologia da consumo di Las Vegas (Ces) annunciando che avrebbe investito completamente su questo nuovo media.
L’80% del budget delle app che lavorano su musica finisce nelle library musicali: per stare in piedi devi fare profiling e con la musica non ci riesci, serve avere un contenuto che ti permetta di capire chi è la persona dall’altra parte. Oggi sta inoltre maturando il contenuto di nicchia. Certo, John Hogan – quello che ha intervistato Elon Musk che si faceva un cannone – fa ancora numeri pazzeschi. Ma ormai l’obiettivo non sono i 3-4 Martha Stewart o Bruce Springsteen: sono tante piccole nicchie, che attirano audience super fedeli. Solo il podcast mi fa sapere esattamente chi è il mio pubblico, perciò Spotify tre anni fa ha deciso di investire lì”.

Branded Content
“Oggi tutte le aziende più importanti fanno podcast, o hanno fatto almeno un test.
Le modalità sono diverse. Netflix ha investito tantissimo, ha cominciato per dare più vita alle serie che morivano, perché c’è un pubblico che vuole continuare a seguire le storie. Poi ha aggiunto i podcast per il lancio delle nuove serie e i dietro le quinte. E ormai è alla sesta stagione di un employer branding, che racconta le storie di chi lavora a Netflix.
Casper invece è un’azienda enorme che fa materassi, ed è la dimostrazione di come questo mezzo consenta di presidiare un dominio. Il dominio di Casper è dormire: così costruisce un podcast che aiuta a rilassarsi, meditare, spiega le ragioni scientifiche del sonno…
La lunghezza dei formati oggi è in media sui 20 minuti, ma alcuni stanno sperimentando altre modalità.
Zendium, per esempio, accompagna con episodi di due minuti il tempo che una persona impiega per lavarsi i denti, proponendo un contributo Zen all’insegna della mindfulness.
Mentre First Dates Hotel ha realizzato micro podcast che raccontano una storia che inizia e finisce in 3 soli minuti.
Un campo che sta affacciandosi infine è l’edutainment, l’uso i podcast per insegnare qualcosa, che ha molto appeal nelle fasce giovani”.