Il miracolo della radio

Condividi

Nonostante i suoi 130 anni è più che mai viva. Ha saputo rigenerarsi e proporsi su diverse piattaforme, in formato audio e video, grazie al fenomeno della radiovisione

LOBBY D’AUTORE – Prima Comunicazione, Dicembre 2022

È ancora viva, dopo quasi 130 anni di vita, e addirittura capace ogni giorno di mostrarsi sempre più giovane. L’evoluzione della Radio non è un ‘miracolo’ della biologia, ma probabilmente è tale nel mondo della comunicazione. Perché il più antico dei media si è rivelato negli ultimi dieci anni il più capace di rigenerarsi e di proporsi su piattaforme diverse, in formato audio e video, da device fissi e mobili, mantenendo intatta la sua capacità di soddisfare il pubblico.

Il mezzo ‘caldo’, come lo definiva Marshall McLuhan, si è specializzato oggi in due mestieri molto particolari. Il primo riguarda il rapporto con gli utenti, o se vogliamo con i cittadini tutti, fruitori sempre più compulsivi di entertainment e di informazione: la Radio è oggi il medium dell’interazione. Potremmo affermare senza tema di smentita che ‘talk radio’ è ormai una definizione superata – in quanto implicita nella sua costituency, nella sua vera ragion d’essere – nella misura in cui la Radio in sé è diventata il principale ‘garante’ di un racconto partecipato della realtà e della costruzione di un rapporto diretto con gli utenti. Molto più della tv e in modo molto più qualificato e profondo delle piattaforme di news digitali e dei social media. Lo ha registrato il Censis: da un’indagine sul mondo radio del 2021, emergeva che l’85,2% degli italiani riconosce che la Radio ha una forte interazione con il proprio pubblico. Il secondo mestiere della Radio di oggi riguarda da vicino gli investitori pubblicitari e i centri media: gran parte di loro considerano la Radio come il più efficace strumento della ‘call to action’, della chiamata del consumatore all’acquisto di un prodotto o di un servizio presso un negozio fisico o uno store digitale. Stiamo parlando dell’essenza della comunicazione commerciale e ciò spiega perché, nei dieci anni che hanno preceduto lo scoppio della pandemia, il settore della Radio è stato protagonista di una crescita senza soste e senza uguali dei ricavi e delle tariffe pubblicitarie.

Anche per la Radio, come per tutto il sistema della comunicazione, la pandemia ha rappresentato un formidabile acceleratore di digitalizzazione e di moltiplicazione dei format e dei device, determinando la transizione definitiva dal concetto originario di radio – l’apparecchio di casa e l’autoradio – alla piattaforma digitale di contenuti musicali, di informazione e di intrattenimento, fruibile su device diversi, off e online, in formato audio e video. In particolare, uno degli effetti indiretti della pandemia è stata la definitiva consacrazione della ‘radiovisione’, su cui ha fatto da battistrada il gruppo Rtl di Lorenzo Suraci e che è stata seguita negli ultimi anni dagli altri principali player del settore privato, da Rds a Radio Italia, Radio 105 e Deejay: sempre secondo l’indagine Censis del 2021, nell’ultimo anno e mezzo di emergenza sanitaria oltre 5 milioni di italiani adulti hanno iniziato a seguire programmi e contenuti della radiovisione.

L’ibridazione con gli altri media e con il mondo digitale è stata la chiave della ‘resilienza’ della Radio all’annus horribilis della pandemia: tra il primo semestre del 2019 e lo stesso periodo del 2021, a fronte della perdita in un giorno medio del 4,6% dei radioascoltatori determinata dalla riduzione del 12,3% di chi segue i programmi da autoradio, c’è stata una crescita di circa l’8% degli ascolti (e delle visioni) da tutti gli altri device.

Da appassionato ideatore e conduttore di format radio (da ‘La Scossa’ a ‘Il Post in Fabbrica’, in onda su Rtl 102.5), posso ‘certificare’ che la Radio di successo non si esaurisce nella musica, ma ha il suo punto di forza in palinsesti in cui si alternano musica e contenuti, grazie all’impegno di team di professionisti che lavorano in studio e dietro le quinte per garantire la qualità e la credibilità dei contenuti. Proprio questo rappresenta anche lo scudo principale della Radio verso un altro ‘pericolo’ in arrivo per gli editori radiofonici e gli amanti del mezzo: l’iper personalizzazione dei contenuti streaming on demand delle piattaforme, da cui è possibile scaricare playlist individualizzate di musica a pagamento. Se la Radio è il medium dell’interazione e del racconto partecipato della realtà, non potrà mai ridursi soltanto a questo.