L’Italia si conferma uno dei Paesi più dipendenti dal contante al mondo e in fondo alla classifica dei Paesi europei in tema di pagamenti digitali. Lo rileva l’ultimo rapporto della Community Cashless Society, presentato in occasione della tavola rotonda organizzata a Cernobbio da The European House – Ambrosetti.
Giunto all’ottava edizione, l’incontro coinvolge i principali attori del settore, istituzioni e imprenditori, e, oltre al Managing Partner & CEO di The European House – Ambrosetti Valerio De Molli, al Partner Lorenzo Tavazzi e ai Partner della Community Cashless Society (American Express, Argentea, Bancomat, BKN301, CBI, Crif, Discover, Edenred Italia, Easypark, Euronics, Experian, ING Italia, Intesa Sanpaolo, Mastercard, Mooney, Nexi, Pax, Plick PayDo, PayPal, REPX, Satispay, TeamSystem, Telepasspay e Visa), erano presenti il Sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze Federico Freni, il Sottosegretario al Ministero delle Imprese e del Made in Italy Massimo Bitonci, il Capo del Servizio Strumenti e servizi di pagamento al dettaglio di Banca d’Italia Paola Giucca e il sindaco di Firenze Dario Nardella.
Valerio De Molli, Dario Nardella (foto Credit: Andrea Gherardi) Paola Giucca (foto Credit: Andrea Gherardi) Magdalena Rzeczkowska (foto Credit: Andrea Gherardi) Jan Björklund (foto Credit: Andrea Gherardi)
Nel processo di transizione cashless in Europa il nostro Paese risulta essere terzultimo e perde una posizione rispetto all’anno passato davanti solo a Romania e Bulgaria. Danimarca, Svezia e Paesi Bassi sono, invece, i Paesi in testa alla classifica. Le regioni italiane più avanti nel processo di transizione verso la cashless society sono Lombardia, Emilia-Romagna e Valle d’Aosta.
Nella classifica delle città metropolitane Firenze si conferma per il secondo anno consecutivo al primo posto davanti a Milano e Genova. Peraltro oltre 7 italiani su 10 vorrebbero aumentare l’utilizzo dei pagamenti cashless e quasi 1 italiano su 2 li sceglie per comodità, velocità e tracciabilità delle spese.
Indicazioni positive arrivano anche dai costi delle commissioni sostenuti in Italia dagli esercenti che sono inferiori alla media europea e al costo di gestione del contante. Secondo un case study elaborato ad hoc dalla Community, i pagamenti cashless riportano – in media – costi inferiori rispetto al contante e l’accesso al credito d’imposta del 30%, entrato in vigore con il DL 124/2019, consente ai piccoli esercenti di pagare commissioni ancora inferiori alla media. Osservando i risultati del modello, infatti, il costo medio si attesta tra lo 0,7% e lo 0,9% dei ricavi incassati con carta e decresce al ridursi del fatturato in quanto aumenta il peso (in percentuale sul totale) dei ricavi esenti da commissioni.

“Sebbene siamo ancora lontani dal raggiungimento di una piena e diffusa cashless society, ci sono anche buone notizie: ad esempio, dalla survey condotta dalla Community ai cittadini, emerge come 3 italiani su 4 abbiano nei pagamenti cashless la modalità di pagamento preferita e 6 italiani su 10 hanno aumentato l’utilizzo dei pagamenti elettronici nell’ultimo anno”, rileva Valerio De Molli. “È necessario però accelerare la transizione verso la #CashlessRevolution e a tal fine abbiamo individuato – sottolinea De Molli – 7 proposte di policy, che si pongono l’obiettivo non solo di promuovere i pagamenti elettronici e far emergere il sommerso, ma anche quello, da un lato, di abituare i cittadini all’utilizzo del cashless nella quotidianità e, dall’altro, di favorire l’accettazione del cashless tra gli esercenti, ad esempio valorizzando maggiormente la misura del credito d’imposta del 30% sui costi delle commissioni e prevedendo un quadro regolatorio chiaro che consenta agli esercenti che fossero interessati a non accettare l’utilizzo del contante e a poter dichiarare il loro esercizio cash-free”, conclude De Molli.