Fallite le procedure di “raffreddamento” delle relazioni sindacali, i lavoratori della Rai si avviano verso una mobilitazione per tutto il mese di maggio che culminerà con uno sciopero generale indetto per il 26 maggio.
Lo comunicano le segreterie di Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil, Fnc-Ugl, Snater, Libersind-Confsal.
Cosa comporta la protesta
In una nota congiunta si specifica che è previsto il blocco delle prestazioni accessorie o complementari, come il lavoro supplementare, straordinari, reperibilità, a partire dal 5 maggio sino al 31 maggio.
Le organizzazioni invitano anche Usigrai e Adrai “a sostenere, pur nelle rispettive autonomie, questa lotta di tutti per il futuro della Rai”.
Incognite su piano industriale e canone
Tante le motivazioni che vengono indicate come causa della protesta. Dal piano industriale, a quello immobiliare, passando per il canone, la situazione di RaiWay, senza dimenticare i centri di produzione, le sedi regionali, smartworking e la razionalizzazione dei servizi ai dipendenti.
Sul piano industriale, ad esempio, i sindacati lamentano come l’azienda, “pur ribadendo quanto già esposto con le famose linee guida, e preannunciando una prossima, quanto improbabile (aggiungiamo noi) uscita del Piano Industriale completo, ha comunicato la propria impossibilità a darne dettaglio dei contenuti”. Ma osservano i rappresentanti dei lavoratori, “senza il passaggio preventivo in cda, il Piano Industriale non può essere illustrato alle Parti Sociali e appare chiaro che, in questo momento con le cronache che danno l’ad in uscita, questo passaggio non avverrà a breve. Rimane quindi un’Azienda che da almeno dieci anni e, non si sa per quanto tempo ancora, navigherà a vista senza avere certezza su dove e come approdare con tutto quello che ne consegue in termini di efficienza e tenuta complessiva”.
I sindacati restano poi “perplessi” sui contenuti del piano immobiliare che essendo decennale, dovrebbe, con l’attuale governance, attraversare almeno tre consiliature aziendali: “che ben tre ad e cda lo accettino senza fare modifiche o drastici cambiamenti ci appare francamente ottimistico” sostengono.
Senza risposte da Giorgetti
Anche per il canone, “l’Azienda ha confermato la propria preoccupazione per la tenuta dei conti aziendali, nel caso venisse confermata la prospettiva di toglierne la riscossione dalla bolletta elettrica”.
“Trattandosi però di una decisione spettante alla politica pur avendo esternato le proprie preoccupazioni al Ministero dell’Economia, ne aspetta le decisioni e le soluzioni alternative” protestano i sindacati che dicono di aspettare “ancora una risposta dal Ministro Giorgetti alla loro richiesta d’incontro sul tema, hanno manifestato la loro contrarietà a questo atteggiamento inerziale da parte dell’Azienda”.
“Se è innegabile come la decisione spetti alla politica, l’eventuale possibilità di avanzare delle proposte alternative può stare in capo all’Azienda, che sembrerebbe non averne fatte, con tutto quello che ne consegue”.
Conti e RaiWay
Sulla situazione finanziaria dell’azienda, poi, i sindacati criticano la gestione che “ha fatto aumentare il debito senza aggredirne le cause, anzi, a modesto giudizio delle medesime, aggravandole, visto l’utilizzo smodato e (costoso) degli appalti e delle produzioni esterne, che hanno fatto della Rai un terreno di conquista per le società di produzione esterne”.
Ai rappresentanti dei lavoratori preoccupa poi il futuro di RaiWay, sempre “in capo alla politica”, lamentano la mancanza di chiarimenti sul futuro dei centri di produzione, delle sedi regionali ma anche l’assenza di garanzie sulla valorizzazione delle professionalità interne dell’area editoriale, la perdita di centralità nel settore radiofonico.
C’è poi il tema del rinnovo contrattuale ma “l’Azienda ha comunicato di non aver stanziato risorse nel Budget 2022 e non ha saputo esplicitare in maniera dettagliata se e quanti accantonamenti sono previsti per il 2023” e “un’ Azienda che si ‘dimentica’ di postare congrue risorse per il rinnovo dei contratti del personale getta una seria ipoteca sul futuro del confronto con le parti sociali”.
Azienda non governata, ma “occupata”
Tema di rilievo anche la governance di Viale Mazzini. “Come abbiamo più volte ripetuto, siamo a una strettoia sul futuro della Rai, dato che i problemi endemici dell’Azienda si sommano a quelli esterni, causati da una politica accompagnata da un sottobosco più intenta a occupare la Rai che a dettare regole per renderla governabile”.
Lo sciopero, rimarcano, “non è politico come maligna qualcuno, perché a queste organizzazioni sindacali di chi sia al timone dell’Azienda e dei suoi addentellati coi Governi di turno poco importa, ma che vuole essere un grido di allarme per dare un futuro a questa Azienda, visto che il Sindacato non può continuare a lungo a svolgere il ruolo di supplenza che non gli è proprio”.
La partecipazione
I sindacati giudicano il periodo della mobilitazione “ragionevolmente sufficiente per preparare bene la protesta, con un calendario di assemblee che dovrà battere a tappeto l’intera Azienda, per permettere a tutti di partecipare informati a un appuntamento che vuole dare un futuro al Servizio Pubblico”.
“Siamo certi che, anche la recente firma di importanti accordi in altri comparti contrattuali, non abbia sopito le preoccupazioni comuni sul futuro dell’Azienda, e non abbia fiaccato la necessità comune di dare un contributo perché il Servizio Pubblico radiotelevisivo possa continuare ad esistere” affermano.