Venere influencer, la campagna Enit da 9 milioni scatena pareri contrastanti

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L’Italia si prepara all’estate con una campagna da 9 milioni di euro che porta in tour la Venere di Botticelli che esce dal dipinto per essere declinata in location d’eccezione italiane, questa volta vestita in modo moderno e sorprendente.

Con il claim ‘Open to meraviglia’, la campagna – firmata Armando Testa e presentata il 20 aprile – debutta negli Emirati Arabi, all’Atm Dubai dall’1 al 4 maggio, puntando sui soggetti più culturalmente vicini al mercato: Venezia e Roma. Toccherà poi i principali hub aeroportuali e ferroviari in Europa, USA, Centro e Sud America, Cina, India, Sud Est Asiatico e Australia.

Alcuni commenti alla campagna Enit su stampa e social

Ma la realizzazione non è stata accolta nei migliori dei modi, suscitando ironie social e pareri critici. A cominciare dalla solenne bocciatura di Vittorio Sgarbi. Ecco una carrellata di alcuni commenti

Sgarbi: Venere travestita così “roba da Ferragni”

“Vestita da ciclista, con la scritta Open to meraviglia” è “un paradosso”, ha tuonato il sottosegretario alla Cultura, convinto che “la pubblicità all’Italia la fanno le opere d’arte, senza bisogno di travestirle”.
“Giacché la Venere è nuda sarebbe stato meglio vederla così, senza bisogno di traverstirla in quel modo: è una roba da Ferragni”, ha continuato Sgarbi, ripreso da Ansa. “Anche così funziona lo stesso”.
“Lo ha deciso un grafico e io non voglio contraddire troppo i miei colleghi. Ma sul piano della lingua, la contraddizionè è invece loro: Open to meraviglia? Che roba è? Che lingua è? “.
Per poi concludere: “penso solo che a volte ciò che di meglio si può fare è non fare niente”.

Toscani: banale e triste. Siamo un Paese di provincia’

“E’ il classico esempio di campagna che vuole piacere a tutti e non piace a nessuno”, il parere espresso all’Adnkronos di Oliviero Toscani. “Una serie di banalità messe insieme, la Venere, la Ferragni. Tutto ciò che cerca il consenso crea mediocrità, e questo ne è un esempio: per cercare il consenso hanno creato mediocrità”.

“Il gusto non c’entra, qui è questione di cultura”, ha rincarato. “È una campagna poco intelligente, il classico risultato dell’agenzia di pubblicità dove il livello della creatività è molto basso, perché le fanno scegliere i politici, che cercano il consenso a tutti i costi”.

Entrando nel merito della raffigurazione botticelliana scelta dal ministero, Toscani ha osservato: “Si fa sempre ricorso al passato, perché noi italiani non siamo capaci di vedere il futuro. In Italia si guarda sempre al passato. E’ la provincia profonda, siamo un paese di provincia, altro che Made in Italy”.
“E’ la classica campagna di agenzia commerciale triste. E come quando i ricchi si fanno arredare le case: fanno tutto uguale. Hanno tutti gli interni uguali, l’arredamento è uguale, tutti vanno negli stessi posti, in Sardegna nello stesso angolo. E questo ammazza totalmente l’unicità e la creatività”.

Strinati: si può fare, Botticelli è stato un influencer

Botticelli con la sua grande produzione artistica è stato un influencer della sua epoca e, in questo senso, “anche la Venere lo è stata”. Voce fuori dal coro quella dello storico dell’arte Claudio Strinati, che approva la campagna.

“La legge – spiega Strinati all’AdnKronos – consente di utilizzare immagini d’arte anche a fini promozionali e pubblicitari. Sono del parere che ciò che va ossequiato è la norma. Il fatto, poi, che l’immagine non piaccia rientra nella libertà di giudizio. E’ chiaro che ognuno è libero di giudicarla: c’è chi la può trovare bellissima, c’è chi la può trovare bruttissima e inappropriata. Non c’è una legge che impone il buon gusto. Scandalizzarsi perché una legge viene applicata è un errore”.

Va anche detto, ha aggiunto Strinati, “che Botticelli era esattamente quello che oggi chiamiamo un influencer, cioè creò il gusto e il mercato dell’arte. Quindi prendere l’immagine di un’opera realizzata da un grande influencer del passato non è affatto un’aberrazione perché in realtà la Venere è stata una influencer”.

Nardella: campagna scontata, banale e macchiettistica

A Rai Radio1, ospite di ‘Un Giorno da Pecora’, il sindaco di Firenze Dario Nardella non ha lesinato critiche. “A me non è piaciuta molto”, ha detto a proposito della campagna, intervistato da Giorgio Lauro e Geppi Cucciari. “Avevo detto alla ministra di incontrarci, potevamo pensare a promuovere Firenze e l’Italia in modo meno scontato e banale, un po’ macchiettistico. La Venere con la pizza insomma…”.
Puntualizzazione anche sulla scelta di vestire Venere: “Il nudo fa parte della storia dell’arte classica”, ha ricordato Nardella, che ha chiosato valutando la campagna “un cinque meno meno”

Floridi: donate due idee al ministero. Tutto molto ferragnish

Luciano Floridi, professore di Sociologia della Comunicazione all’Università di Bologna, ordinario di filosofia ed etica dell’informazione presso l’Oxford Internet Institute e direttore del Digital Ethics Lab su Linkeind scrive un “appello serio”.

“Care creative e cari creativi, una proposta: per favore donate due idee al ministero del turismo per fare una pubblicità a un paese meraviglioso e straordinario che non includa pizza-mandolino … e una ragazzetta botticelliana con lo sguardo da influencer-pesce-lesso”, esordisce. “Fatelo per amor di patria, per non farci vergognare tutte e tutti, per orgoglio, per decenza, per spirito civile, per farvi anche un po’ di pubblicità … per favore”.
“Affinché non si dica che questa è l’Italia, che è ridotta così. Io non so neppure fare la punta alla matita ma se serve mi volontarizzo a dare una mano. Per favore!?”