Svb, un fallimento figlio della pandemia

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Dalla droga del denaro a basso costo al boom dei consumi nell’era del Covid: ecco cosa si nasconde dietro il crollo della Silicon Valley Bank

NELLA RETE DI VITTORIO – Prima Comunicazione, Marzo 2023

La storia della Silicon Valley Bank coincide con l’ascesa del mito della tech startup, e forse con la sua caduta. Una parabola che illustra la sbandata collettiva che l’immaginario pubblico ha preso per questa inefficiente creatura economica.
Fondata nel 1983, Svb ha selezionato come obiettivo di clientela startup, aziende tecnologiche e individui facoltosi, diventando una delle 20 maggiori banche degli Usa per impieghi e patrimonio. La droga del denaro a basso costo e della Borsa ipervalutata come approdo naturale ha reso facile per l’istituzione concentrarsi ulteriormente su quel segmento. Nel mio immaginario, il denaro facile è il primo dei quattro cavalieri dell’apocalisse della Silicon Valley.
Svb, con la sua clientela fortemente concentrata nel settore tecnologico, ha vissuto il boom dei boom durante la pandemia, il secondo cavaliere dell’apocalisse. Il Covid ha infatti accelerato e imposto comportamenti e consumi che inizialmente hanno convinto tutti, soprattutto il mercato finanziario, che l’accelerazione verso il virtuale fosse ormai inarrestabile. La società in generale, e gli investitori in particolare, hanno intensificato l’afflusso di denaro nel settore. Svb, che ospitava i depositi dell’intera filiera, si è trovata riempita di cassa. Le banche, normalmente, usano queste masse monetarie per estendere prestiti, addebitando ad aziende e individui tassi di interesse diversi a seconda della loro solvibilità. Durante il Covid, però, il sistema aveva tanti soldi disponibili come investimento e nessuno prendeva debito.
Svb, quindi, ha parcheggiato il denaro in titoli a lungo termine emessi o garantiti dal governo americano, perfettamente sicuri seppure con rendimenti bassi perché a quei tempi il denaro era gratis. Nella fiducia che questo fosse ormai uno stato perenne dettato dalla taumaturgica positività della tecnologia sull’economia, la leadership della banca ha evitato di proteggersi dal rischio che tali obbligazioni potessero perdere valore con l’aumento dei tassi di interesse. Il terzo cavaliere dell’apocalisse era però in agguato: l’inflazione bellica ed energetica di questi ultimi due anni. Durante il Covid abbiamo drogato una serie di comparti industriali con acquisti compulsivi di beni duraturi (pc, televisioni, elettrodomestici, eccetera) e abbiamo messo sotto stress tutte le componenti della logistica e della supply chain. Al ritorno al normale, di fronte alla contrazione di consumi che spesso viene dopo una sbornia e agli effetti su energia e materie prime della guerra in Ucraina e dello sforzo pandemico, le aziende hanno deciso di alzare i prezzi (soprattutto quelle delle utilities). Risultato? Inflazione, per la prima volta in due decadi, vicina alla doppia cifra.
La Federal Reserve e la Bce hanno dapprima aspettato, sperando che la digitalizzazione dell’economia avesse effettivamente cambiato i fondamentali; dopo hanno innescato una serie di aumenti del tasso di interesse volti a frenare l’inflazione. Risultato? Denaro gratis finito, enormi quantità di titoli di Stato Usa a tassi bassissimi svalutati del 35-45%. Borsa in caduta, valutazioni che scendono ed enormi ricchezze di carta che improvvisamente evaporavano, richiedendo a proprietari e alle aziende stesse di ritornare a far circolare i cari vecchi contanti. Quando una quota considerevole di titolari di conto ha voluto ritirare i propri fondi dalla banca, Svb è stata costretta a vendere le sue obbligazioni in perdita per recuperare i contanti. Lo schema non ha funzionato.
La seconda settimana di marzo, il dipartimento del Tesoro ha annunciato che la Federal Deposit Insurance Corporation utilizzerà il suo fondo di assicurazione dei depositi per rimborsare i titolari di conti sia presso Svb sia presso Signature Bank, banca di New York specializzata nelle crypto. In altre parole, i titolari dei conti non saranno lasciati in asso, né i contribuenti dovranno pagare il conto per le disgraziate scelte di una élite bancaria disabituata al denaro che costa.
Arriva così la politica (quarto cavaliere). Il presidente Joe Biden ha pubblicato il suo budget, promettendo di tagliare tre trilioni di dollari dal deficit federale nel prossimo decennio, di sostenere le fasce sociali in difficoltà, imponendo prezzi fissi alle medicine salva vita. Se il governo Usa ha forse evitato la distruzione dell’ecosistema di Silicon Valley, proteggendo aziende e individui nel collasso di Svb, la direzione del budget e l’effetto combinato dei quattro cavalieri hanno disvelato la fragilità del settore. Si vedono già svolte strategiche e tagli importanti del personale, con le aziende che fermano i progetti non fondamentali e si concentrano sulla creazione di valore, tornando a parlare di margini e non di valorizzazioni finanziarie.