Carlo Fuortes (Foto Ansa)

Rai, Carlo Fuortes si dimette. Ecco le tappe per la nomina del successore

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“Non ci sono più le condizioni per proseguire il mio lavoro di amministratore delegato”, scrive il manager.

Carlo Fuortes si dimette dalla carica di amministratore delegato Rai. A ufficializzare il passo indietro una nota diffusa dall’ufficio stampa Rai, nella quale si specifica che l’ad ha comunicato le sue dimissioni al Ministro dell’Economia e delle Finanze “nell’interesse dell’azienda”.

“Prendo atto che non ci sono più le condizioni per proseguire il mio lavoro di amministratore delegato”, ha scritto il manager parlando di un clima cambiato in Cda e segnalando come “dall’inizio del 2023” sulla carica e su di lui si sia “aperto uno scontro politico che contribuisce a indebolire la Rai e il Servizio pubblico”.
Il tutto mentre nelle prossime settimane la Rai deve affrontare scadenze importanti, come l’approvazione dei nuovi palinsesti.

I passi per la nomina del nuovo ad

Dopo le dimissioni di Fuortes, tocca ora al ministero dell’Economia, azionista della Rai, indicare il successore che verrà designato poi dal Consiglio dei ministri.
Successivamente sarà l’assemblea degli azionisti a fare la proposta al cdA al quale spetterà poi la nomina definitiva.
A stabilire l’iter è la riforma approvata nel 2015 con il governo Renzi, che ha introdotto la figura dell’amministratore delegato.

L’ad del servizio pubblico, ricorda Ansa, deve essere nominato tra coloro che si trovano in situazione di assenza di conflitti di interesse o di titolarità di cariche in società concorrenti della Rai e che sono in possesso di esperienza pregressa per un periodo congruo in incarichi di analoga responsabilità ovvero in ruoli dirigenziali apicali nel settore pubblico o privato.

I nomi

Secondo le indiscrezioni delle ultime settimane sarà il direttore di Radio Rai, Roberto Sergio, ad essere designato come ad, forse già nel Consiglio dei ministri di giovedì prossimo. Sergio dovrebbe poi indicare come direttore generale l’ex consigliere Giampaolo Rossi.

Il messaggio di Fuortes

“Da decenni lavoro nell’amministrazione pubblica e ho sempre agito nell’interesse delle istituzioni che ho guidato, privilegiando il beneficio generale della collettività rispetto a convenienze di parte”, ha scritto il manager, passando in rassegna le tappe che hanno contraddistinto il suo mandato alla guida di Viale Mazzini.

“Nel primo anno di lavoro del nuovo Consiglio di Amministrazione con il governo Draghi il Cda ha raggiunto grandi risultati per l’Azienda. Per citarne solo alcuni: nuovi programmi e palinsesti che hanno portato tra l’altro a un evidente rilancio di Rai2, la trasformazione organizzativa per Generi, un Piano immobiliare strategico che si attendeva da decenni, un rilevante potenziamento di RaiPlay e dell’offerta digitale”.

Clima politico e posizioni in Cda

“Dall’inizio del 2023 sulla carica da me ricoperta e sulla mia persona si è aperto uno scontro politico che contribuisce a indebolire la Rai e il Servizio pubblico”, ha continuato guardando al cambiamento del clima politico.
“Allo stesso tempo ho registrato all’interno del Consiglio di amministrazione della Rai il venir meno dell’atteggiamento costruttivo che lo aveva caratterizzato, indispensabile alla gestione della prima azienda culturale italiana. Ciò minaccia di fatto di paralizzarla, non mettendola in grado di rispondere agli obblighi e alle scadenze della programmazione aziendale con il rischio di rendere impossibile affrontare le grandi sfide del futuro della Rai.
Il Consiglio di Amministrazione deve deliberare, nelle prossime settimane, i programmi dei nuovi palinsesti ed è un dato di fatto che non ci sono più le condizioni per proseguire nel progetto editoriale di rinnovamento che avevamo intrapreso nel 2021″.

“Non posso, pur di arrivare all’approvazione in CdA dei nuovi piani di produzione, accettare il compromesso di condividere cambiamenti – sebbene ovviamente legittimi – di linea editoriale e una programmazione che non considero nell’interesse della Rai. Ho sempre ritenuto la libertà delle scelte e dell’operato di un amministratore un elemento imprescindibile dell’etica di un’azienda pubblica.

Il mio futuro professionale – di cui si è molto discusso sui giornali in questi giorni, non sempre a proposito – è di nessuna importanza di fronte a queste ragioni e non può costituire oggetto di trattativa. Prendo dunque atto che non ci sono più le condizioni per proseguire il mio lavoro di amministratore delegato. Nell’interesse dell’Azienda, ho comunicato le mie dimissioni al Ministro dell’Economia e delle Finanze.”

Il commento UsigRai e il tweet di Di Trapani (Fnsi)

“L’uscita di scena dell’Ad della Rai che oggi ha dato le dimissioni chiude una farsa che va avanti da mesi sulla volontà del governo di cambiare i vertici dell’azienda per una presunta assenza di pluralismo richiamata anche nelle dichiarazioni di diversi esponenti della maggioranza”. Inizia così la nota con cui l’UsigRai ha commentato le dimissioni di Fuortes.

“Se qualcuno ha ancora a cuore pluralismo, indipendenza e autonomia del servizio pubblico dovrebbe di corsa fare una riforma della legge di nomina dei vertici che svincoli la dirigenza aziendale dal controllo di partiti e governi.
Quello che abbiamo visto fino ad ora è invece una “sostituzione tattica” messa in atto prima bloccando l’azienda sui capitoli principali per la sua sopravvivenza – contratto di Servizio, definizione delle risorse e piano industriale – e poi con un decreto in grado di agevolare l’uscita di scena di un Ad che sembrava arroccato a viale Mazzini con il solo scopo di tenere il posto.

Oggi le dichiarazioni di Fuortes smentiscono che il suo futuro possa essere oggetto di trattativa e legano le decisioni del suo passo indietro al non poter accettare compromessi su cambiamenti di linea editoriale che non considera nell’interesse della Rai.

Si tratta di dichiarazioni che, se confermate, evidenziano una modalità di controllo  sulla Rai che si esercita da anni e in misura maggiore dall’entrata in vigore della legge Renzi che ha di fatto messo nelle mani del governo il servizio pubblico radiotelevisivo.

Al sindacato dei giornalisti Rai le dichiarazioni di Fuortes così non bastano e per questo l’Usigrai chiede di sapere se queste pressioni contrarie all’interesse della Rai ci sono state e da parte di chi; sarebbe un primo passo per far cadere quel velo di pudore che da anni nasconde, sempre peggio, l’occupazione della Rai. 

A chi arriverà, prima di occupare caselle, l’invito a garantire livelli occupazionali e un progetto in grado non tanto di cambiare la narrazione del Paese ma il futuro dell’azienda, in modo che nessuno possa avanzare ad ogni cambio di maggioranza la legittimità di far propria la Rai che è invece di tutti i cittadini”.