Sconcerto, stupore, sgomento: è un misto di questi sentimenti quello che sabato 13 maggio ha attraversato la comunità degli editori italiani quando, da un post su Facebook del fisico star Carlo Rovelli postato la sera precedente, è emersa la vicenda del suo invito alla cerimonia d’inaugurazione della Fiera di Francoforte del 2024, quando l’Italia sarà ospite d’onore, che era stato disdetto per le polemiche dopo il suo intervento pacifista e contro l’invio di armi all’Ucraina al concerto del Primo maggio, con un attacco al ministro della Difesa, Guido Crosetto. Invito infine rinnovato in seguito alle prese di posizione in favore della libertà di pensiero dell’Associazione italiana editori e di molti protagonisti del mondo della cultura (in coda l’Ansa che le riporta).
Al centro di questa spiacevole storia c’è Ricardo Franco Levi, presidente della maggiore associazione di categoria degli editori, l’Aie, e al tempo stesso Commissario straordinario del governo per l’Italia ospite d’onore 2024 alla Fiera di Francoforte. La sua decisione, ha spiegato in una nota e in diverse interviste, è stata presa in questa seconda veste nel timore, anzi nella “quasi certezza” scrive Levi, che la presenza di Rovelli a Francoforte potesse far rivivere le polemiche sulle sue posizioni politiche. A 16 mesi di distanza viene da chiedersi? Forse la spiegazione è che la cerimonia d’inaugurazione a Francoforte per il governo sarà un molto appetibile momento di visibilità e Levi – nominato commissario straordinario dal governo Draghi il 14 marzo 2022 – cercasse di stare alla larga dalle grane.
Che le pressioni istituzionali ci siano state o no (Levi lo nega e a Crosetto e al ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, non è parso vero di poterle smentire) rimane il fatto che in questo caso non era Levi in quanto presidente dell’Aie sotto accusa, ma la sua decisione come commissario.
Gli editori – singolarmente, a partire da Adelphi che pubblica i libri di Rovelli, e collettivamente come Comitato di presidenza dell’associazione – hanno subito avvertito la necessità di distinguere la loro posizione. Con un comunicato in cui da un lato si comprendono “le ragioni di prudenza istituzionale” di Levi e dall’altro si esprime l’auspicio che venga riconfermata la presenza di Rovelli in nome della libertà di espressione e di stampa. Cosa che Levi ha fatto con una nota stampa nel tardo pomeriggio di sabato (la pubblichiamo in coda).
Ma qual è ora il sentimento degli editori nei confronti di quello che dal 2017 è il loro presidente, con un secondo mandato in scadenza alla fine del prossimo giugno? Se c’è chi, come una figura storica dell’editoria italiana, si chiede: “Perché farsi prendere a schiaffi come un vecchio leone da domatori di provincia?”, la maggioranza è schierata su una posizione moderata che si può così riassumere: “Levi finora ha fatto molto e ha fatto bene, in questo caso ha commesso un errore che però non ha a che fare con la sua conduzione dell’Aie”.
E se in questa vicenda i primi a chiedere una presa di distanza sono stati i rappresentanti del Gruppo Editoria di varia, chi conosce bene i meccanismi interni dell’associazione fa notare che gli elettori sono 400 in rappresentanza di diverse categorie editoriali e di diversi interessi. Dunque la partita per la rielezione di Levi alla presidenza, sempre che confermi la sua candidatura, è ancora aperta.
Ansa – Stop a Rovelli alla Buchmesse, poi Levi ci ripensa
(ANSA) – ROMA, 13 MAG – Stop a Carlo Rovelli alla Buchmesse e poi dietrofont del commissario straordinario del governo alla Fiera Internazionale del Libro di Francoforte 2024, Ricardo Franco
Levi, che dopo aver scatenato reazioni di grande dissenso, rinnova al
fisico l’invito a partecipare alla cerimonia d’inaugurazione “per
condividere con tutti noi la bellezza della ricerca e il valore della
conoscenza”. Il ritiro dell’invito era arrivato a Rovelli in una lettera
di Levi, che è anche presidente dell’Associazione Italiana Editori, in
cui veniva sottolineato che dopo l’intervento al Concertone del Primo
Maggio a Roma in cui il fisico aveva parlato di una possibile escalation
nella guerra in Ucraina attaccando, pur senza nominarlo, il ministro
della Difesa Guido Crosetto, la sua partecipazione a Francoforte avrebbe
fatto “rivivere polemiche e attacchi”. Immediata l’alzata di scudi in
difesa di Rovelli, la piena solidarietà del mondo della cultura, la
richiesta di un ripensamento e la contrarietà alla censura espressa da
molti intellettuali ed esponenti del governo, a partire dal ministro
della Cultura Gennaro Sangiuliano. “In generale, avendo subito censure,
sono contrario ad infliggerle ad altri. Magari a quella del professor
Rovelli aggiungerei qualche altra voce, quella di Pierangelo Buttafuoco,
Francesco Borgonovo, Marcello Veneziani o altri in omaggio al
pluralismo” sottolinea Sangiuliano. Al ministro Crosetto “dispiace
deludere gli esperti dei complotti all’italiana, sempre in servizio, che
parlano già di ‘censura o pressioni”, in merito alla decisione di Levi
e spiega: “Non l’ho mai sentito in vita mia” e “sono il primo ad
auspicare un ripensamento della decisione presa”. E lo stesso Levi
conferma: “Ho espresso le mie scelte nella qualità di commissario
straordinario, senza aver ricevuto alcuna pressione o sollecitazione e
per adempiere con rigore alla responsabilità istituzionale che mi è
stata conferita con un decreto del Presidente della Repubblica”.
Preoccupato “per il clima di censura che si respira nel nostro Paese”
Sandro Ruotolo, responsabile informazione e cultura della segreteria del
Partito Democratico. “Rabbia ed imbarazzo” da parte del segretario
nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. “Che facciamo:
selezioniamo i nostri intellettuali in modo da essere sicuri di non
offendere esponenti di governo? Che vergogna!” scrive sui suoi social il
presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte. A chiedere un
ripensamento a Levi, anche l’Associazione Italiana Editori che ha
riunito oggi il Comitato di presidenza in cui ha “unanimemente espresso
comprensione per le ragioni di prudenza istituzionale che hanno
determinato le decisioni prese” ma anche l’auspicio che “possa
confermare la presenza del professor Carlo Rovelli a Francoforte”. Anche
il Gruppo Feltrinelli ha sollecitato un ripensamento di Levi sperando
“che l’invito a Carlo Rovelli venisse confermato”. A denunciare la
“gravità dell’autocensura” Teresa Cremisi, presidente di Adelphi, per
cui è da poco uscito l’ultimo libro di Rovelli ‘Buchi bianchi’ e
l’amministratore delegato Roberto Colajanni che hanno parlato di “una
decisione dalla quale non possiamo che dissociarsi”. In un post su
Facebook Nicola Lagioia, direttore uscente del Salone del Libro di
Torino dice che “così dal mondo dell’editoria passa un brutto segnale”.
L’amministratore delegato di Mondadori Libri, Enrico Selva Coddè
sottolinea come “l’indipendenza di pensiero, l’universalità delle idee
e la pluralità di voci siano tra i valori fondanti della libertà,
della democrazia e, per questo, dell’editoria”. Inaccettabile per
l’Associazione degli editori indipendenti italiani “che una figura della
rilevanza intellettuale di Carlo Rovelli subisca forme di censura
preventiva”. Tanti i tweet e le prese di posizione sui social. Michela
Murgia dice “la censura di Levi è un punto di non ritorno: legittima la
punizione del dissenso su richiesta del potere”, Silvia Ballestra
afferma: “allarme massimo per la libertà di pensiero in questo paese” e
la filosofa Donatella Di Cesare: “Schierarsi per la pace vuol dire
pagare un prezzo altissimo. Vergogna!”. (ANSA).
Ansa – Levi, rinnovo a Rovelli l’invito a partecipare a Buchmesse
(ANSA) – ROMA, 13 MAG – “Rinnovo l’invito al professor Carlo Rovelli a
partecipare alla cerimonia di inaugurazione di Francoforte 2024, per
condividere con tutti noi la bellezza della ricerca e il valore della
conoscenza”. Lo dice in una nota Ricardo Franco Levi, commissario
straordinario del governo Italia Ospite d’Onore 2024 alla Fiera
Internazionale del Libro di Francoforte.
“Sono sensibile e accolgo con soddisfazione le dichiarazioni di
esponenti del governo che confermano la volontà di garantire un’aperta
partecipazione alla Fiera di Francoforte, nel rispetto del principio e
della difesa del pluralismo del pensiero e delle idee” spiega Levi. “Ho
altresì apprezzato la comprensione espressa dall’Associazione Italiana
Editori per le ragioni di prudenza istituzionale che mi avevano portato
alle scelte espresse come commissario. Insieme abbiamo condiviso e
riaffermato l’impegno alla difesa della libertà di pensiero e di
espressione. Ho pertanto raccolto l’auspicio di Aie che si possa
confermare la presenza del professor Carlo Rovelli a Francoforte” dice
Levi, che è presidente dell’Associazione Italiana Editori e afferma di
aver rinnovato l’invito a Rovelli “alla luce di tutto questo e in
risposta alle molte voci che si sono levate dal mondo della cultura”.
“A seguito del dibattito che si è sviluppato in coda alle mie decisioni
sulle modalità di partecipazione alla Fiera del libro di Francoforte
2024, confermo di aver espresso le mie scelte nella qualità di
commissario straordinario, senza aver ricevuto alcuna pressione o
sollecitazione e per adempiere con rigore alla responsabilità
istituzionale che mi è stata conferita con un decreto del Presidente
della Repubblica” sottolinea.
(ANSA) – ROMA, 14 MAG – Michela Murgia torna sul caso Rovelli e chiede
le dimissioni di Ricardo Franco Levi, commissario straordinario del
governo per la Buchmesse 2024, dove l’Italia sarà ospite d’onore, che
prima aveva ritirato l’invito al fisico a partecipare all’evento e poi,
dopo le polemiche, lo ha rinnovato.
“Ieri il presidente dell’Associazione Editori Italiani, Ricardo Levi, ha
chiesto allo scienziato Carlo Rovelli, che doveva aprire con un suo
intervento la partecipazione dell’Italia alla fiera di Francoforte, di
farsi da parte per non causare ‘imbarazzo istituzionale'”, scrive Murgia
su Instagram.
“L’imbarazzo istituzionale deriva dalle opinioni espresse da Rovelli
durante il concertone del primo maggio e non importa che Rovelli a
Francoforte dovesse parlare di tutt’altro: il fatto di avere espresso
una critica politica al ministro della difesa è stato sufficiente a
fargli saltare la conferenza. Che cosa è accaduto dopo? Quello che
succede normalmente in una democrazia: Rovelli ha pubblicato la lettera
in cui gli si comunicava di farsi da parte e si sono sollevate così
tante voci per difendere la libertà di parola critica che alla fine
persino i ministri Crosetto e Sangiuliano, non proprio campioni della
libertà di parola altrui, hanno detto di non aver mai chiesto una cosa
simile. L’Aie, associazione di cui Levi sarebbe in teoria il presidente,
ha emesso una nota in cui dice di non sapere niente della richiesta e
alla fine l’invito a Rovelli è stato rinnovato”.
“Ma chi ha pressato Levi per zittire Rovelli? Non si sa – continua
Michela Murgia – ma pare che abbia fatto tutto da solo, vittima di un
terribile attacco di scoliosi morale che lo ha costretto a piegare la
schiena ad angolo retto al solo pensiero dell’imbarazzo di un ministro.
In un paese normale oggi Levi sarebbe giustamente senza lavoro, invece
rilascia una penosa intervista a Repubblica in cui spiega perché non si
dimetterà.
Peccato, perché invece è la sola cosa sensata da fare. Come autrice
esposta politicamente non mi sento per niente garantita dall’avere al
vertice dell’Associazione Italiana Editori un uomo disposto a vendere il
diritto di parola di un intellettuale per compiacere il potere. Come
dice Chiara Valerio sul suo editoriale di ieri, è una pura questione di
metodo”. (ANSA).