L’intelligenza artificiale preparerà sui nostri terminali ciò di cui abbiamo bisogno, una sorta di menu personalizzato, in base ai nostri comportamenti e alle nostre preferenze
NELLA RETE DI VITTORIO – Prima Comunicazione, Aprile 2023
Difficile in questo periodo non affrontare il tema dello sviluppo dell’intelligenza artificiale generativa. Si tratta di un agente autonomo digitale che, basandosi su grandi serbatoi di dati non strutturati e capacità computazionale massiva, consente la generazione di contenuti originali.
Con l’intelligenza artificiale generativa, i computer possono sviluppare presentazioni, articoli, foto, video, podcast, interviste, blog, scrivere codici per computer o persino produrre ipotesi a spiegazioni di fenomeni come un calo delle vendite o il successo di una particolare serie tv. Lo fanno selezionando dalla propria base dati unioni sincretiche di elementi che, statisticamente, rispondono al meglio alla domanda proposta, ossia sono stati considerati attendibili o di successo a seconda di come gli algoritmi sono stati disegnati. Magari all’inizio i risultati saranno un po’ ingenui o meccanici, ma se le interazioni umane con il contenuto da loro prodotto (correzioni, successo, insuccesso) rimangono nella base dati a loro disposizione, gli agenti generativi di IA imparano da queste interazioni già dalla prima interazione successiva. Con questo meccanismo, trascendono il modo tradizionale in cui noi umani pensiamo ai miglioramenti, cioè in una scala lineare e incrementale, e arrivano all’esponenziale. In altre parole, l’articolo di un agente generativo di intelligenza artificiale su quali siano gli impatti di IA sul business non sarà solo una volta più accurato dopo la prima correzione e la raccolta delle prime reazioni, ma lo sarà 14,126 volte. Ed è solo l’inizio.
Quale impatto può avere, quindi, questa tecnologia sulle attività economiche, e sui media in particolare? Si va da previsioni ottimistiche ad apocalittiche: c’è chi vede l’uso di questi agenti come fondamentale miglioramento di efficienza per abbassare i costi di produzione di un mercato avaro di fatturato, e chi teme la sostituzione del lavoratore umano. A mio giudizio, però, la parte che impatterà maggiormente l’industria dei media non sarà tanto nella produzione, piuttosto nei metodi di consumo dell’informazione e dell’intrattenimento.
A oggi già vediamo diversi assistenti personali digitali basati sull’intelligenza artificiale; che si tratti di motori di raccomandazione invisibili applicati ai nostri flussi di notizie, copiloti per lo sviluppo di software, bot per la creazione di documenti, capaci di generare video o audio, uno degli aspetti che stiamo testando è come questa tecnologia sia efficiente nel gestire l’attività di selezione rispetto a grandi flussi di informazione.
Man mano che il tuo assistente personale di intelligenza artificiale acquisisce sempre più familiarità con te – quali contenuti usi, come li modifichi, dove li usi, quali fonti ti fanno sentire più sicuro, quali meno – la tecnologia permetterà a questo assistente non solo di reagire ai tuoi comandi in maniera personalizzata, ma di gestire a sua volta altri agenti come se li stessi gestendo tu. Sarà lui (o lei a seconda di come la vorremo antropomorfizzare) a istruire altri agenti autonomi per cercare il tuo film, prenotare la tua cena, comprare la tua maglietta, acquistare il tuo posto allo stadio, trovare la migliore offerta per l’assicurazione della tua macchina, scrivere la tua rubrica o il report per il cfo della tua azienda. Saranno loro ad analizzare miliardi di punti dati per riproporti, in linguaggio naturale scritto o parlato, le informazioni necessarie a prendere una decisione, e poi, eventualmente, agire (fare un acquisto, pubblicare un contenuto, eccetera) sulla base di quella decisione.