La società appare impaurita dalle nuove prospettive legate all’utilizzo della tecnologia. L’ultimo allarme riguarda l’uso dello smartphone: “Ci sottrae al mondo reale”. Ma è così?
COMUNICAZIONE POLITICA – Prima Comunicazione, Aprile 2023
Tra gli infiniti vantaggi portati dalla rivoluzione digitale, molte sono le polemiche che l’uso dei telefonini trascina dietro di sé. La nostra società risulta sempre più impaurita dalle nuove prospettive che si affacciano all’orizzonte: si va dal metaverso a temi abissali quali l’ansia verso l’intelligenza artificiale (che ci distrae dal ben più grave e irrisolto problema della stupidità naturale). Ogni giorno siamo richiamati dagli allarmi intorno all’impiego distorto dell’estensione tecnologica ultima compagna della nostra vita: lo smartphone.
Si parte dalle angosce più banali che denunciano come quella finestra ci abbia rapiti, portandoci altrove, sottraendoci così al mondo reale. Ma sarà vero? Probabilmente si tratta solo di un incontro acerbo: quello fra una tecnologia capace di annullare distanze chilometriche, con un desiderio antico: quello di sapere, vedere e parlare all’altro che non è più di fronte a noi.
Poi, ancora oggi, questo recente dispositivo ci obbliga ad affinare comportamenti e pratiche. Esempi basici: prendere appunti su un taccuino dei pensieri di una persona che ci sta di fronte, se consentito dalla stessa, è un elemento non solo funzionale al ricordo, ma probabilmente appagante per la vanità e il narcisismo del trascritto. Se il medesimo protagonista, oggi, vede invece il suo interlocutore smanettare sul suo smartphone sarà portato, al contrario, a immaginare che questo sia distratto da chissà quale altro interesse, trasformando quell’identica forma di attenzione e considerazione in un gesto apparentemente sgarbato.
Nel vasto mare dei guai scoperchiati da questa materia – che continuo a considerare minori in confronto agli innumerevoli vantaggi portati dalla stessa – uno incide fortemente nei rapporti interpersonali. Non sto scrivendo delle azioni più esecrabili che possono essere compiute grazie al telefonino, come il revenge porn o il bullismo, ma di un problema che qualunque strumento, nella sua bivalente funzione, può contenere (esempio: il coltello come arma usata per ferire un uomo o tagliare una torta). Perciò mi concentro sulla semplice dimensione relazionale.
Il servizio apre la propria intimità alla reperibilità e soprattutto alla misurazione della reazione dell’altro alle nostre sollecitazioni. È evidente, ad esempio, che le persone affette da logorrea comunicativa provocano una non risposta (alzi il telefonino chi di voi non è stato oggetto di uno stalker, amicale o parentale…).
Confiniamoci ora in uno stretto perimetro di indagine: quello della materia istituzionale. Il potere è disponibilità. Certo, in una dimensione democratica vige sempre il paradosso che Bobbio descrisse in ‘Quale democrazia?’: la dittatura può reagire quando vuole perché è per natura avvantaggiata da margini di discrezionalità nel decidere a chi aprirsi e con quale celerità; la democrazia, nel suo diritto di accesso esteso e garantito al mondo intero, ha invece il dovere di ascoltare e rispondere a tutti e quindi, per conseguenza, è teoricamente meno efficiente.
Per questa ragione, fa molta tenerezza vedere come diverse forme di potere giochino con la presunta empatia digitale, mostrandosi alla mano, disponibili e avvicinabili. Questa finzione, non realizzabile se non attraverso un’infinità di trucchi e dissimulazioni – tra cui quello dell’intelligenza artificiale – darà vita a paradossi pericolosissimi e tossici.
Confiniamoci all’aspetto della politica. Essendo il tempo, e anche l’energia umana, una risorsa limitata, uno degli elementi che sta portando alla veloce usura di queste nuove classi dirigenti è il tranello in cui sono andate a infilarsi o che si sono costruite da sole. Avendo negato una modalità di costruzione della leadership per sottrazione, la struttura digitale costringe a essere porto e aeroporto di interi cargo di richieste. Se a questa permeabilità non si risponde con premura, precisione e attenzione, si dà il via alla distruzione di quel valore di relazione desiderato. Hai voluto dirmi che eri mio amico? Quindi, ti cerco!
Così, accade di vedere fior di ministri e soggetti di varie rilevanze cadere in cortocircuiti comportamentali, perché incapaci di rispondere con velocità ai canali aperti con il loro pubblico. Tutto questo per spiegare che una volta intrapreso un contatto, quello strumento ti obbliga a un codice di buone maniere per non trasformare un vantaggio in danno.