L’aria che tira sui giornali. Il futuro della Russia appeso a un filo

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Anche i giornali che hanno fior di inviati a Mosca vagano avvolti da una fitta nebbia. “Giallo sul capo degli insorti di cui si sono perse le tracce, ma anche l’impero vacilla e la Cina è in allarme”, titola prudente il Corriere della Sera sottolineando che anche Putin è “uccel di bosco”. “Roulette russa”, come per dire che non si sa chi tirerà il prossimo colpo, svicola Repubblica. Anche se pare giunta l’ora “di aprire alla Nato l’Ucraina”, azzarda La Stampa convinta che, comunque vada a Mosca, questo sia il momento di rafforzare le frontiere del paese aggredito. Ma piano però a seppellire Putin “perché il golpe a metà potrebbe averlo rafforzato”.

E l’allarme di Domani, quotidiano di De Benedetti: “Perché se la Russia andasse in frantumi sarebbe un problema anche per noi”. E “Il Giornale” che, da destra, pare dargli quasi ragione perché una Russia che “rischia l’implosione” potrebbe provocare soltanto guai. 

Intanto, mentre scrivo queste righe, Prigozhin, il chiacchieratissimo capo della Wagner, non si trova mentre chissà dove e da chi sono stati trovati i 43 milioni che sarebbero serviti a pagare gli stipendi ai 25 mila mercenari che, dopo una lunga e trionfale marcia, avevano deciso, bontà loro, di  bloccare i carri a meno di 200 chilometri da Mosca. Però senza il loro capo, ora sparito chissà dove, forse in Bielorussia, sempre che invece non sia stato già fatto fuori. E un lettore che, tra tanti titoli e versioni, proprio non si raccapezza anche perché il governo Meloni si sta guardando bene dal dire la sua non avendo da fonte diretta notizie e conferme attendibili. 

Sono quattro le domande senza risposta. 
1- Dov’è Putin e perché tarda a farsi vivo? 
2- Con chi e dove starebbe mercanteggiando per provare a riprendersi al Cremlino? 
3- Dove e come stanno lavorando i suoi avversari,  sia nell’armata rossa che nel mondo degli affari, per farlo fuori? 
4- Ma se la Russia cambiasse manico, cosa accadrebbe della guerra con l’Ucraina?

Nel frattempo i lettori, per non farsi venire l’ansia, farebbero bene ad occuparsi d’altro. E perché non della ministra Santanchè ora invitata dalla Meloni a chiarire, in Parlamento, i problemi che, come editrice, pare abbia avuto con l’agenzia delle entrate?