Andrea Purgatori se n’è andato. E lascia un grande vuoto nel mondo del giornalismo e della televisione dove l’avevamo ritrovato con i suoi bellissimi docufilm su La7. Un giornalista di grande impegno a cui si deve tutto il lavoro di indagine per non far affossare la tragedia di Ustica.

Con quella bella faccia segnata di rughe, lo sguardo profondo che quando guardava in camera ti comunicava indignazione ed empatia, Purgatori aveva solo 70 anni.
È morto a Roma in ospedale, dopo una breve fulminante malattia. A comunicare la notizia all’Ansa i figli Edoardo, Ludovico, Victoria e la famiglia rappresentata dallo studio legale Cau.
Classe 1953, giornalista, sceneggiatore e autore, Purgatori per anni al Corriere della Sera si è occupato di terrorismo, intelligence, criminalità, e, appunto alla strage di Ustica del 1980.
Solo la scorsa settimana, alla presentazione dei palinsesti di La7, la presenza del suo ‘Atlantide’ era stato confermato.

Docente di sceneggiatura, consigliere degli autori, tra i suoi ultimi lavori, ricorda ancora l’agenzia, la partecipazione al docu ‘Vatican Girl’ sul caso di Emanuela Orlandi.
Dal 12 maggio 2014 al 15 giugno 2020 è stato presidente di Greenpeace Italia. Era membro dell’Accademia del Cinema Italiano e dell’Accademia europea del cinema, presidente delle Giornate degli Autori e dal 4 marzo 2015 era membro del Consiglio di Gestione della Società Italiana degli Autori ed Editori (SIAE).
Meloni: lascia un grande vuoto
“La scomparsa di Andrea Purgatori lascia un grande vuoto nel mondo dell’informazione e del giornalismo d’inchiesta. Le mie più sentite condoglianze alla sua famiglia e ai suoi colleghi. Riposi in pace”. Così la premier Giorgia Meloni su twitter.
La Russa: nella storia del giornalismo
“Esprimo le mie condoglianze per la scomparsa di Andrea Purgatori, importante sceneggiatore, autore e cronista. Le sue inchieste, i suoi racconti, la sua voce rimarranno nella storia del giornalismo”. Così il Presidente del Senato Ignazio La Russa.
Cairo e La7: immensa perdita
La morte di Andrea Purgatori è una immensa perdita. Scrive La7 in una nota.
Andrea era uomo speciale, un giornalista di razza, un professionista straordinario. Amava il suo mestiere e riusciva a raccontare le storie in maniera approfondita ma semplice, senza mai fermarsi di fronte alla verità apparente. È stato così per la strage di Ustica, per le indagini sulla mafia, per la scomparsa di Emanuela Orlandi e per tutti gli altri casi che hanno segnato la storia d’Italia come ci ha raccontato magistralmente in questi anni nel suo programma Atlantide.
Un lavoro fatto con passione e caparbietà ma soprattutto con il massimo rigore.
Il Presidente Urbano Cairo, L’Amministratore Delegato Marco Ghigliani, il Direttore di Rete Andrea Salerno, il Direttore del Tgla7 Enrico Mentana, tutti i colleghi e gli amici de La7 lo ricordano con grandissimo affetto e stima, vicini alla sua famiglia.
Il cordoglio della Rai
“Un giornalista rigoroso, un uomo di profonda passione civile, che resterà un esempio e un punto di riferimento per quanti desiderano raccontare il nostro tempo e il nostro passato. La Rai tutta si unisce al cordoglio dei familiari di Andrea Purgatori, esprimendo una profonda riconoscenza per aver condiviso alcuni momenti della sua intensa vita professionale con il servizio pubblico”. Viale Mazzini ricorda così Andrea Purgatori, morto oggi a 70 anni.
Fnsi: esempio per tutti
“Un esempio per tutti. Sempre in prima linea nella ricerca della verità sui misteri italiani, nella lotta per sconfiggere i muri di gomma della storia della Repubblica, in difesa della libertà di stampa. Andrea Purgatori è stato un giornalista d’inchiesta straordinario, un eccellente scrittore, autore, sceneggiatore, volto televisivo. La sua scomparsa improvvisa ci lascia attoniti, frastornati”. Lo affermano, in una nota, Alessandra Costante e Vittorio di Trapani, segretaria generale e presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana.
“Il modo più giusto per onorare oggi la sua memoria – proseguono – è rinnovare l’impegno di tutte le croniste e i cronisti a continuare a indagare sui misteri d’Italia, a raccontarli, a cercare la verità. La Fnsi rivolge un commosso abbraccio ai colleghi de La7 e si stringe alla famiglia di Andrea”.
Veltroni sul Corriere: limpido rabdomante della realtà, ecco perché gli siamo tutti debitori
Il ricordo di Walter Veltroni sul Corriere della Sera del 20 luglio 2023.
«Avevamo progettato insieme una serie su Ustica, di cui sarebbe stato protagonista: senza di lui quella strage sarebbe rimasta sepolta sotto alle bugie. L’ultima volta ci siamo scritti che ci volevamo bene» Andrea Purgatori è morto oggi, 19 luglio 2023. Aveva 70 anni. Questo il ricordo di Walter Veltroni. Faccio fatica a scrivere di Andrea al passato. La sua malattia è stata terribile, fulminante, spietata. Lui l’ha combattuta ma non ce l’ha fatta. Ci siamo scritti finché ha potuto, con quel pudore che caratterizza le relazioni tra affetti quando qualcuno è colpito da una malattia. Avevamo recentemente progettato insieme una serie sulla strage di Ustica per una piattaforma internazionale. Avevamo scritto a quattro mani le puntate, avevamo definito contenuti e linguaggi. Volevamo che fosse lui il protagonista, perché se lo meritava. È lui il cronista coraggioso in interpretato da Corso Salani, altra morte prematura, nel bellissimo film di Marco Risi «Il muro di gomma». Andrea, la sera dell’abbattimento dell’aereo, ricevette una telefonata da una persona che conosceva. Questa voce gli diceva che le cose non erano andate come veniva già detto. Andrea si è gettato su questa storia con il coraggio che ha sempre animato il suo modo di intendere la sua professione. Voglio dirlo in modo chiaro, inequivoco: Andrea Purgatori è stato il giornalista esemplare. È stato la testimonianza che si può intendere il raccontare la realtà come una sfida costante con la propria coscienza, come un dovere che ha profili etici nei confronti delle cose, degli altri, di sé stessi. Non è mai stato un complottista, un dietrologo, non ha mai usato ideologie per raccontare la realtà. Aveva le sue solide convinzioni politiche e ideali ma non le ha mai usate per distorcere la realtà, per usare l’informazione a fini di parte. La sua parte, l’unica parte alla quale ha consacrato la sua vita professionale e personale, era la realtà. Non dico la verità, categoria di labile definizione. Ma la realtà, le cose come sono accadute. Su questo giornale Andrea ha scritto di Ustica per anni, per contestare le bugie pelose di chi sosteneva le teorie più strampalate: il «cedimento strutturale» o la «bomba a bordo» o tutte le altre follie che servivano a camuffare la realtà che Andrea aveva scoperto fin dal primo momento. Andrea Purgatori ha detto agli italiani che sul cielo di Ustica si era combattuta la più grande battaglia militare in Europa dalla fine della guerra. Una verità che faceva tremare molti ambienti, in Italia e all’estero. Una verità che gli costò minacce alla sua stessa vita. Andrea non ha smesso mai di cercare, magnifico rabdomante della realtà. E lo faceva con una febbre che univa la sua coscienza professionale e quella civile. Lo sanno gli spettatori di «Atlantide» e tutti coloro che hanno letto i suoi articoli o i suoi libri. Gli italiani, lo dico senza enfasi, sono debitori nei suoi confronti. Senza di lui, e senza la battaglia di Daria Bonfietti e dell’associazione dei familiari, Ustica sarebbe stata sepolta sotto le bugie. Che si occupasse del caso Orlandi, dell’omicidio di Pecorelli o dei rapporti tra mafia e politica, sempre Andrea trasmetteva il senso di una limpidezza, di una incorruttibilità che ha onorato la sua professione e guidato e illuminato la sua vita. Era un uomo simpatico, spiritoso, pieno di passioni e di gentilezza, con un senso dell’umorismo che lo rendeva una presenza straordinariamente piacevole. Con lui potevi parlare di cultura, di storia, di politica, di televisione. E di calcio, come abbiamo fatto tante volte, insieme, vedendo partite e divertendoci insieme. Andrea era una di quelle persone che, se entrano in una stanza, vorresti non uscissero. Invece stavolta è uscito, per sempre. E, sinceramente, ora la morte di un amico come Andrea, di una persona come Andrea, di un giornalista come Andrea mi sembra troppo ingiusta e spietata per essere accettabile. L’ultima volta ci siamo scritti qualcosa che tra amici, specie uomini, è difficile dirsi ma che varrà sempre: che ci volevamo bene.