“Non era difficile immaginare che la lettera di Marina Berlusconi avrebbe costituito uno scossone alla finta pace che la memoria di Silvio Berlusconi sembrava aver portato dentro la coalizione al governo. Più imprevedibile è stata, invece, la risposta data mercoledì dalla premier”. E’ l’analisi di Lucia Annunziata su La Stampa di oggi “Giorgia&Marina le incompatibili” di cui qui di seguito riportiamo alcuni stralci.

“La missiva di Marina Berlusconi sceglie queste parole con esattezza chirurgica, tagliando via giri di frasi e usi di metafora con cui si ammorbidisce il dissenso fra amici. «Non doveva finire con Silvio Berlusconi la guerra dei trent’anni?» è l’inizio della lettera, una domanda fatta di puro distillato senso, formata solo da quattro (ma potentissime) immagini: il nome di Silvio Berlusconi, la sua morte, la guerra, e trent’anni”.
“Con altrettanto uso economico delle parole risponde Meloni: «Non posso considerare Marina Berlusconi un soggetto della coalizione perché non è un soggetto politico». In questo caso la potenza della frase è tutta nella negazione di qualunque ruolo a Marina Berlusconi nel mondo della politica. Inoltre, a differenza di Marina, che parla solo indirettamente, con l’attacco ai giudici, ma senza coinvolgere direttamente l’Inquilina di Chigi, Meloni va dritta addosso alla figlia del Cavaliere, di fatto tacitandola. Tra le due frasi questa della premier risuona così come la più drastica e forse la più offensiva”.
“Siamo di fronte insomma a un vero e proprio scontro politico? Siamo ben lontani dal semplice dissenso di opinioni, di affetti, e persino di posizionamenti politici. Partendo dalla Giustizia infatti queste due potentissime donne attaccano la legittimazione l’una dell’altra, negandosi reciprocamente il ruolo di cui sono investite. Meloni nega l’innegabile: certo Marina Berlusconi non è un soggetto politico, ma forse Chigi dimentica che oggi nelle sue mani c’è la forza reale della coalizione che la stessa Meloni guida?”
“Non è certo eletta, Marina ma il suo peso nella società attraverso i suoi media, e in quello nella vita dell’attuale governo è certo più determinante di quello di Chigi. Quanto basterebbe a rovinare l’equilibrio del governo? Un nuovo socio nelle aziende della famiglia? Un taglio alla benevolenza con cui i Berlusconi continuano a sostenere quello che è ormai un piccolo partito? È sicura la premier che non è un soggetto politico una tale forza? D’altra parte, sia pur con maggior garbo, è altrettanto chiaro che l’erede di Berlusconi ha anche lei fatto un’operazione di delegittimazione di Giorgia Meloni. La sua lettera non nomina mai la premier, né si ha traccia di alcuna “cortesia istituzionale” nei confronti della premier: un atto così politico non avrebbe dovuto essere almeno anticipato a Chigi? Marina Berlusconi ha completamente ignorato la premier, trattandola come un rango minore. Siamo così di fronte a due opposte delegittimazioni, in nome di due diritti che sono l’anima della dinamica politica in democrazia: il diritto dinastico di Marina e il diritto elettivo di Giorgia”.