Invito i lettori, anche quelli che scorrono le notizie solo sul loro cellulare, a fare attenzione a due fatti che, per un motivo o per l’altro, ci riguardano proprio da vicino.
Il primo è l’imprevisto flop di Vox, il partito della destra spagnola che, avendo portato a casa solo un’esigua manciata di seggi, renderà problematica la formazione di un governo di centro destra che potrà scalzare quello della sinistra guidato da Sanchez.
Il secondo è il lodevole tentativo della premier Meloni di gettare le basi di un accordo con i paesi che si affacciano sulle sponde meridionali del mediterraneo – Tunisia, Libia, Emirati Arabi, Mauritania e Cipro – perché, di comune accordo, si stenda non solo un velo, ma possibilmente un vero e proprio “muro” di sicurezza, che impedisca l’emigrazione illegale oggi prevalentemente potente rete anche di narcotrafficanti.
E questo anche perché dell’immigrazione invece “legale” paesi come l’Italia hanno assoluto bisogno sempre che, entro il 2025, non superi la soglia del mezzo milione l’anno. E il paese di punta che dovrebbe da subito mettere in pratica questa strategia – che prevede anche “congrui” compensi di sostegno – è la Tunisia di Saied. Un paese con cui la Meloni e la commissaria europea, Von der Layen hanno siglato una specie di accordo in base al quale, a fronte di un versamento di 150 milioni di euro a cui, strada facendo, se ne dovrebbero aggiungere, se l’accordo andasse realmente in porto, molti altri, il governo di Tunisi dovrebbe garantire flussi “solo legali” di emigrazione proveniente da questo o quel paese sud africano.
E tutti ora a chiedersi se questa “intesa” raggiunta con una stretta di mano corredata da pezzi di carta potrà poi e in quale misura realmente funzionare al contrario degli accordi fatti in precedenza dall’allora ministro, Minniti che, dopo vari tentativi, finì poi invece in una bolla di sapone.
Questo per dire che nessuno mette in dubbio l’impegno con cui la Meloni e la commissaria europea hanno, per mesi e mesi, lavorato per raggiungere questa “intesa”, che però dovrà essere suffragata da fatti reali che vadano bel oltre le buone, anzi lodevoli intenzioni.
E non è un caso che la Francia cioè il paese che, nel Mediterraneo, più cerca di combattere l’immigrazione illegale abbia deciso di starne fuori.
La verità è che pare difficile, forse impossibile, contenere flussi migratori di tale portata e che, a giudizio degli esperti, assumeranno proporzioni sempre più vistose e ingombranti, un pericolo che già molti anni fa Oriana Fallaci aveva definito “catastrofica” per il futuro della vecchia Europa.
Ed è probabile che allora la famosa, ma assai discussa giornalista a quel tempo esagerasse, ma non al punto da rimarcare un problema che, con il passare dei decenni, pare avere assunto proporzioni che legittimamente si possono oggi definire preoccupanti a causa dell’incontenibile massa di africani che, a causa della crescente “criticità” politica ed economica dei loro paesi, ambirebbe ormai “vivere altrove e dove se non nella più sicura Europa che, tra l’altro, a causa nella ormai più che marcata crisi delle nascite, ha bisogno di mano d’opera disposta, con più bassi salari, a colmare i vuoti che si stanno registrando non solo nel settore dell’agricoltura ma anche in altre filiere di imprese.
Insomma, tirando le somme, ci sembra che i giornali di oggi offrano spunti su cui ogni italiano farebbe bene a riflettere. Da una parte perché l’imprevisto flop elettorale della destra spagnola, una Vox di cui anche la Meloni, in prima persona, aveva decantato tutti i pregi, sicuramente sta creando qualche problema alla nostra premier che, in vista delle elezioni Europee, contava sull’appoggio di un forte e autorevole governo di centro destra anche in Spagna.
E, dall’altra, non appare per lei priva di rischi – e che rischi- la sua decisione di affrontare di petto un problema ostico come quello del controllo dell’immigrazione che, se non approdasse prima delle elezioni europee a qualche “visibile” risultato, potrebbe “disamorare” una parte del suo per ora saldo elettorato. Per non parlare poi delle possibili “insidie” che, in campagna elettorale, potrebbero venire da Forza Italia, il partito di Marina Berlusconi, e da quello dell’amico – ma solo in parte – Matteo Salvini.