Uno studio al forum Ambrosetti mette a fuoco il peso che la nuova tecnologia potrebbe avere sull’economia italiana. E’ un “treno da non perdere” per restare competitivi
L’adozione dell’intelligenza artificiale generativa – che comprende applicazioni come ChatGpt – può incrementare la produttività del sistema Italia, generando, a parità di ore lavorate, fino a 312 miliardi di euro di valore aggiunto, pari al 18% del Pil.
E’ uno dei dati emersi dallo studio ‘AI 4 Italy: Impatti e prospettive dell’Intelligenza Artificiale Generativa per l’Italia e il Made in Italy‘, elaborato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Microsoft Italia.
Lo studio
Quali sono gli impatti concreti, in chiave economica e strategica, i rischi etici e gli ostacoli che impediscono la piena realizzazione del suo potenziale in Italia, alcuni dei punti che lo studio – presentato da Vincenzo Esposito, ad di Microsoft Italia e Giorgio Metta, direttore Scientifico, Istituto Italiano di Tecnologia, tra gli advisor scientifici dell’iniziativa – ha cercato di mettere a fuoco coinvolgendo circa 100 aziende di 15 settori diversi.
Produttività e invecchiamento della forza lavoro
L’Ai generativa, viene spiegato nello studio, servirà “per sbloccare la produttività e contrastare gli effetti avversi di una popolazione che invecchia, ma risulta altresì indispensabile per mantenere alta la competitività internazionale”.
Entro il 2040 infatti il paese “perderà circa 3,7 milioni di occupati” che con gli attuali livelli di produttività contribuiscono alla produzione di circa 267,8 miliardi di valore aggiunto. Le nuove tecnologie “consentiranno di mantenere invariato lo stesso livello di benessere economico”.
Secondo lo studio, attualmente, il settore finanziario, manifatturiero e sanitario (e scienze della vita)
sono “i mercati più maturi nell’ambito dell’uso di Ai Generativa”.
I numeri della ricerca, comunque segnalano, per le aziende italiane un avvicinamento alla nuova tecnologia. Un’impresa su 2 ha già provato a utilizzare soluzioni di AI e il 70% di coloro che le hanno testate dichiarano di aver ottenuto vantaggi di produttività.
Tra i principali ambiti di utilizzo il reperimento di informazioni (55%), assistenza virtuale (48%) ed efficientamento dei processi (47%). Tra le principali barriere per la piena adozione di queste tecnologie vengono evidenziate per il 72% delle imprese quello delle competenze e una preoccupazione sugli aspetti di privacy, sicurezza e affidabilità.
Digitalizzazione e formazione
Per cogliere i benefici stimati, l’Italia deve però stimolare la digitalizzazione delle imprese, con particolare attenzione alle medio-piccole, e sviluppare le giuste competenze.
Secondo la ricerca è necessario “uno sforzo senza precedenti” per accelerare la digitalizzazione di più di 113mila Pmi del Paese. Parallelamente, investire nella formazione e nello sviluppo delle competenze diventa cruciale. Per far fronte poi ai diversi rischi etico-sociali è poi necessario “sviluppare un approccio responsabile, caratterizzato da trasparenza, affidabilità, sicurezza ed equità”.
All’Italia, nel dettaglio, mancherebbero 3,7 milioni di occupati con competenze digitali di base e 137mila
iscritti in più a corsi di laurea ICT per abilitare l’implementazione di soluzioni di IA Generativa nel tessuto economico italiano.
Microsoft: Ai “treno da non perdere”
“L’Ai Generativa è un treno tecnologico che l’Italia non può perdere”, ha rimarcato Valerio De Molli, managing partner & ceo di The European House – Ambrosetti, ribadendo la necessità di investire sulla formazione per liberarne tutto il potenziale.
Secondo il ceo di Microsoft Italia, Vincenzo Esposito l’intelligenza artificiale generativa rappresenta un’opportunità enorme per il sistema Paese, per fronteggiare il problema di una produttività statica e dell’invecchiamento della popolazione”. “Visti i bassissimi costi di implementazione e di sperimentazione”, ha spiegato, la tecnologia rappresenta una opportunità in particolare per le piccole aziende.
Di fronte ai timori per la perdita di posti di lavoro, Esposito ha spiegato che si tratta di una “tecnologia trasformativa” e a un mondo del lavoro “che cambia: si creano nuovi lavori, ne scompaiono altri e alcuni si trasformano. Ma crediamo che le opportunità siano molto maggiori rispetto ai rischi”.