Sostenibilità fa rima con creatività tecnologica

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Nuovi linguaggi, nuovi formati. E una serie podcast per raggiungere pubblici diversi. Federico Taddia nella serie ‘Qui futuro’ racconta
l’impegno di Enel per l’energia pulita e l’emozione di un viaggio su un bus elettrico

Un viaggio in quattro puntate per raccontare alcune significative iniziative del gruppo Enel in Italia e nel mondo sul fronte della sostenibilità energetica attraverso le voci di esperti del settore e le esperienze delle persone direttamente coinvolte. È questo l’obiettivo di ‘Qui futuro’, serie podcast prodotta da Chora Media, realizzata da Federico Taddia, giornalista, autore, conduttore e divulgatore scientifico.

Con ‘Qui futuro’ il viaggio prende il via a Larderello, in Toscana, nella prima centrale geotermica della storia, e in Cile nella centrale dell’altopiano del deserto di Atacama. Si sposta poi a Roma, per parlare di un nuovo progetto in cui l’inclusività sociale si unisce alla mobilità elettrica, e arriva a Santiago del Cile, dove a oggi la flotta di autobus elettrici conta più di 1.500 unità. Il viaggio, che tocca anche Catania dove la ‘Fabbrica del sole’ si sta espandendo per produrre pannelli di ultima generazione, si conclude a Milano, dove si studiano le reti di distribuzione elettriche intelligenti e resilienti.

Taddia affronta spesso temi legati alla sostenibilità come nel podcast – sempre di Chora – ‘Bello mondo,’ da cui è nato il libro per ragazzi ‘Bello mondo. Clima, attivismo e futuri possibili’ (Mondadori), scritto assieme a Elisa Palazzi. Spiega l’autore: “L’idea condivisa con Chora ed Enel era realizzare delle ‘cartoline sonore’ che raccontassero luoghi e persone al centro della transizione energetica in Italia, tracciando connessioni con progetti in altre parti d’Europa e del mondo. Abbiamo cercato di fare un racconto ‘caldo’ per far capire che cosa vuol dire oggi lavorare per la sostenibilità. Oltre agli aspetti necessariamente tecnici, abbiamo voluto sottolineare quelli umani, incontrando e parlando con le persone che ci lavorano ogni giorno con passione e competenza.

Federico Taddia

Scoprendo le realtà del gruppo Enel, che cosa l’ha colpita di più?

L’atteggiamento di ricercatori e tecnici per i quali la sostenibilità non è più un obiettivo, ma la quotidianità. Per loro è normale ragionare e operare in maniera sostenibile perché è l’unica strada possibile per migliorare qualità della vita, benessere e ambiente. Questo atteggiamento è testimone di un salto culturale importante. Anche un grande gruppo come Enel, che ovviamente ragiona in termini di business, oggi lo fa dando massima attenzione alla sostenibilità, che è diventata l’unica strada possibile per rimanere competitivi in un futuro energetico.

La sostenibilità può essere un concetto astratto, lontano, impalpabile. Come si arriva alla gente?

Per realizzare ‘Qui futuro’ ho capito che sostenibilità può far rima con creatività. Perché c’è una creatività tecnologica da cui arrivano nuove soluzioni per la produzione di energia, sistemi per distribuirla e gestirla, e c’è una creatività necessaria a rendere il consumatore un alleato in questo percorso di sostenibilità. Il viaggio che ho fatto per Roma con il bus elettrico è un esempio di come elettrificare la mobilità della capitale può sì sembrare – e probabilmente è – un’impresa molto complessa. Ma se viene sperimentato in prima persona, girando nel silenzio, senza inquinare e in assoluta tranquillità, è un’esperienza talmente emozionante che fa capire subito quanto benessere e qualità della vita passino anche da queste cose.

Nel lavoro di divulgazione scientifica, ha scelto di puntare su formati e linguaggi nuovi, come il podcast.

I valori legati alla sostenibilità hanno bisogno di passare a un livello di conoscenza e consapevolezza diffusi. Risultato che si può ottenere usando nuovi linguaggi. Il podcast va in quella direzione con la sua attenzione a suoni e rumori, con la forte empatia. Bisogna ‘uscire dalla bolla’, trovare il modo di parlare a chi normalmente si fatica a intercettare. Io stesso quando partecipo a conferenze e incontri mi rendo conto che spesso il pubblico è formato da persone predisposte e già sensibili a questi temi. La sfida però è andare oltre, contattare nuovi pubblici. E per farlo devi contaminarti usando linguaggi e mezzi diversi, prendendo spunto, ad esempio, dai giovani divulgatori che usano benissimo TikTok.