La piattaforma di musica streaming non autorizza l’uso dei suoi contenuti per allenare la nuova tecnologia
Come tutto il comparto creativo, dal cinema alla fotografia, anche la musica deve fare i conti con l’impatto dell’intelligenza artificiale. Sulla questione si è espresso il ceo di Spotify, Daniel Ek, in un’intervista rilasciata alla Bbc.
Dibattito per “anni”
Secondo il manager, che raramente parla con i media, l’uso dell’intelligenza artificiale nella musica sarà probabilmente discusso per “molti, molti anni”.
Dal suo punto di vista esistono casi in cui l’AI può avere un risvolto utile nel fare musica, come con l’auto-tune. Diverso e non accettabile, invece, l’uso della tecnologia per imitare gli artisti senza il loro consenso. Cosa che poi diventa più controversa quando la musica “creata” dall’AI richiama l’influenza di alcuni artisti, ma senza impersonarli direttamente.
Ovviamente, non poteva mancare il riferimento al brano ‘Heart on My Sleeve’, realizzato dal tiktok Ghostwriter con le voci clonate dall’AI degli artisti Drake e The Weeknd, rimossa da Spotify, così come da altre piattaforme, perchè nessuno dei due artisti ne era a conoscenza.
“Abbiamo un team molto numeroso che sta lavorando esattamente su questo tipo di problemi”, ha ricordato Ek.
Nessun divieto assoluto. Ma…
L’intenzione di Spotify, almeno per ora, è quella di non vietare completamente sulla sua piattaforma i contenuti creati dalla nuova tecnologia.
Un aspetto su cui invece la società è determinata a non cedere è sul fatto che i suoi contenuti vengano utilizzati per addestrare l’intelligenza artificiale, allo scopo di produrre nuova musica.