Fnsi agli editori (in crisi): scappate dal confronto e ricorrete ai rider dell’informazione

Condividi

“Il nostro contratto ha bisogno di essere rinnovato, sia perché dobbiamo recuperare l’inflazione sia perché i giornalisti hanno diritto a recuperare tempi di vita, sia perché nel nostro contratto non c’è il futuro come l’intelligenza artificiale”. A dirlo la segretaria della Fnsi, Alessandra Costante, a margine dell’assemblea dell’Assostampa Puglia oggi a Bari.

Editori “scappati” dal confronto

“Abbiamo chiesto agli editori di sedersi al tavolo più e più volte, e più e più volte sono scappati. Rinnovare un contratto in un momento di contrazione economica come questa non sarebbe salutare per noi. Molto più semplice è chiedere un tavolo per dare una regola all’intelligenza artificiale che rischierà in futuro di farci perdere molti posti di lavoro”, ha detto ancora.

Salario minimo

Costante ha spiegato i motivi dietro alla decisione della Fnsi di non partecipare alla manifestazione del 7 ottobre della Cgil. “Pur aderendo a tutti i punti della piattaforma abbiamo il problema sulla legge del salario minimo che esclude a priori i giornalisti, i collaboratori, esclude che il salario minimo possa essere applicato alle professioni intellettuali con albo ordinistico, quindi siamo solo noi”.
“E’ una legge scritta male e ancora una volta le forze politiche, tutte, in questo caso quelle del centrosinistra hanno scelto di ignorare i giornalisti, anzi hanno scelto di cancellarli dalla legge”.
“Non vorrei, ha rimarcato, che dietro questa cosa ci fosse il pressing degli editori: una specie di patto sulla pelle dei giornalisti. Escludiamo questa categoria dal salario minimo e ti facciamo dei bei titoloni in prima pagina sulla manifestazione del 7. No, grazie”.

“I rider dell’informazione”

“Non so se il prossimo anno, visto che la finanziaria è molto risicata, gli editori riusciranno ad avere ancora il finanziamento dei prepensionmenti. Gli editori hanno già presentato la loro lista della spesa, 140 milioni all’anno, per cambiare la pelle dell’informazione, fondamentalmente fare uscire tutti quelli che guadagnano bene e fare entrare i rider dell’informazione”, ha attaccato ancora.
“I prepensionamenti – ha aggiunto – sono stati già finanziati con 20 milioni. Appena è stato approvato il finanziamento, nell’assetestamento di bilancio le aziende hanno iniziato a presentare piani di crisi”.

Numeri alla mano, ha detto, “la crisi è vera”. “Dal 2011 al 2016 le aziende hanno perso il 20% di ricavi sull’editoria e adesso siamo al 60%”. “Partiamo da 4 milioni di copie vendite nel 2013 a meno di 1 milione oggi”.
“Non è una finta crisi però dopo 15 anni di web leggere piani di crisi con su scritto ‘dobbiamo fare un piano di crisi e prepensionamenti per completare la transizione digitale del giornale’ fa sorridere”.

“Le redazioni, ha concluso, non si svuotano perché comunque questo dovrebbe essere il 15esimo finanziamento dei prepensionamenti, quindi già le redazioni si sono molto alleggerite degli stipendi vecchi. C’è il due per uno, due colleghi escono e uno entra”.