Dal palco di Trento il ministro dello sport lancia l’allarme: una scuola su due non ha la palestra
Con l’inaugurazione dal Teatro Sociale di Trento, ha preso il via la sesta edizione del Festival dello sport, organizzato dalla Gazzetta dello sport e da Trentino marketing spa in collaborazione con la Provincia, il Comune, l’Università di Trento, Trentino sviluppo e Apt, e con il patrocinio del Coni e del Comitato italiano paralimpico.
Centocinquanta gli eventi previsti nella rassegna, che quest’anno porta il titolo ‘La grande bellezza‘,
che coinvolgeranno fino a domenica 15 ottobre, oltre 200 ospiti nazionali e internazionali.


Tra le presenze che hanno acceso la presentazione – alla quale hanno preso parte il sindaco di Trento Franco Ianeselli, il presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti, “padroni di casa”, e tra gli altri il presidente e ad di Rcs, Urbano Cairo, il direttore della Gazzetta dello sport, Stefano Barigelli, Luca Pancalli, presidente di Comitato Italiano Paralimpico – anche il ministro dello Sport, Andra Abodi.

Abodi: poco sport nelle scuole
“Dove c’è più sport si vive meglio”, ha detto il ministro citando le statistiche che vedono la città ospite, Trento, in cima alle classifiche per indice di sportività e qualità della vita.
“Noi vinciamo tante medaglie, ma in Italia una scuola su due non ha la palestra. La scuola ha una presenza dello sport che non è come vorremmo, che non è certamente europea. Questo è un primo obiettivo che dobbiamo trasferire nell’agenda quotidiana non soltanto della politica nazionale, ma anche regionale, con una collaborazione tra governo centrale e regionale che deve produrre degli effetti”, ha aggiunto.
A proposito della modifica all’articolo 33 della Costituzione, con l’inserimento dello sport, il ministro ha guardato con soddisfazione al fatto che il via libera sia arrivato “in piena concordia”. “E penso che vada sottolineato perché non succede sempre, ma quando c’è di mezzo lo sport succede spesso”, ha chiosato.
Spinta da Euro 2032 per gli stadi
Riferendosi alla recente assegnazione degli europei del 2032 a Italia e Turchia, Abodi ha puntato il dito sull’aspetto degli investimenti per la realizzazione e il rinnovo degli stadi.
“Noi siamo un paese strano, a cui serve un appuntamento per fare. Un paese normale l’agenda se la fa indipendentemente dall’appuntamento, noi non ci siamo riusciti. Spero ci sia una spinta. Non bastano le norme, non basta celarsi dietro la burocrazia, ci vogliono delle fortissime volontà; pochi nel calcio, pensano a quanto sia importante investire sul futuro e sulle infrastrutture”, ha spiegato.
“Ci sono tanti progetti in itinere”, ha detto. L’augurio è che ora “ci sia una spinta”. “Sarà il commissario, la nuova legge, la facilitazione della collaborazione tra pubblico e privato perché in 30 anni abbiamo riqualificato o abbattuto 5 stadi”.
“Noi cercheremo di creare le condizioni affinché si possa fare, perché ne va del valore del prodotto in quanto i diritti tv passano anche dallo spettacolo del campo, degli spalti”, ha aggiunto. “Dobbiamo rispetto ai nostri tifosi e dobbiamo fare in modo che la nostra casa sia migliore”.