Il maestro Stephane Michel Lissner resta, ‘provvisoriamente’, il sovrintendente e direttore artistico del Teatro San Carlo di Napoli. Lo ha deciso il Tribunale del lavoro secondo cui il decreto legge che ne ha decretato l’uscita di scena è illegittimo. Su questo dovrà pronunciarsi la Corte costituzionale: nel frattempo il francese – “soddisfatto, ma amareggiato” – resta alla guida del Massimo napoletano.
La vicenda
Il 26 maggio scorso, scrive Ansa riassumendo la vicenda, la Fondazione Teatro San Carlo ha fatto fuori Lissner revocandogli l’incarico, due anni prima della scadenza, con effetto immediato.
“Esclusivo motivo” della defenestrazione è stato il decreto legge n. 51, riguardante tra l’altro l’organizzazione delle fondazioni lirico-sinfoniche, che prescrive che “Il sovrintedente cessa in ogni caso dalla carica al compimento del settantesimo anno d’età”. E Lissner aveva compiuto 70 anni, unico tra i 14 sovrintendenti italiani, il 23 gennaio 2023.
Al suo posto viene nominato Carlo Fuortes, l’ex ad della Rai, ma ritenendo di essere vittima di un’ingiustizia, il francese ha fatto reclamo e il giudice del lavoro ne ha disposto la reintegra.

La posizione del Tribunale di Napoli
Contro questa ordinanza la Fondazione si è rivolta al Tribunale di Napoli, che il 25 ottobre ha reso nota la sua decisione. Secondo il collegio (composto da tre donne: Maria Gallo, Maria Vittoria Ciaramella e Manuela Montuori) la cacciata di Lissner è costituzionalmente illegittima.
E il decreto legge che l’ha determinata cozza con ben quattro norme della Costituzione. Gli articoli 97, 98, 77 e soprattutto l’art. 3, sull’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge: infatti, la disposizione che prevede la cessazione dalla carica al settantesimo anno d’età “è costruita ad personam, cioè per lo specifico ed esclusivo incarico ricoperto da Lissner, il quale era l’unico sovrintendente a trovarsi nella situazione prevista dalla norma”.
La disposizione è stata “quindi introdotta per essere volutamente applicata un’unica volta, proprio a Lissner”. E ciò comporta, per il tribunale, “il pericolo di una disparità di trattamento che non appare giustificata”.
Inoltre, secondo i giudici la norma del decreto “non risponde a canoni di ragionevolezza e di coerenza, non è funzionale ad obiettivi di interesse pubblico generale, incide negativamente sui principi di buon andamento e continuità dell’azione amministrativa” ed è stata “adottata con decreto legge in assenza dei prescritti requisiti di necessità ed urgenza”.
Tocca alla Corte Costituzionale
Su tutti questi rilievi dovrà pronunciarsi la Corte costituzionale. Lissner, che nel frattempo resta al suo posto, è “soddisfatto, perché, ha spiegato, la mia volontà è sempre stata solo quella di poter portare a termine il mandato a favore del Teatro San Carlo di Napoli. Questa nuova pronuncia mi dà ulteriore serenità nel proseguire”, ma “rimane l’amarezza rispetto ad una vicenda che ha comunque danneggiato il lavoro e la reputazione del Teatro e che, sin dall’inizio, ho trovato senza una sua logica accettabile”.
Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli e presidente della Fondazione Teatro San Carlo, premette di aver “sempre applicato le leggi dello Stato in piena sintonia con le altre istituzioni coinvolte”.
Del resto, lo stesso Tribunale afferma che la revoca dall’incarico era una decisione obbligata in applicazione del decreto governativo.
Quello che tutti chiedevano, ha affermato Manfredi, era “un punto di chiarezza che consentisse di garantire una lunga e solida programmazione artistica: il nostro obiettivo prioritario era ed è tuttora dare infatti continuità al lavoro intrapreso in questi anni e sino ad oggi dalla Fondazione”.
E Lissner, ha osservato il sindaco, “manterrà alta la qualità artistica del San Carlo”.
Riguardo a Fuortes, Manfredi ha confermato “la stima e la fiducia nelle sue capacità manageriali”: è stato un sovrintendente “che, benché in un periodo molto breve, ha ben operato nell’interesse del teatro”.