Ai, Meloni a Londra: sfida epocale. Rischi enormi se resta senza regole

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Secondo la premier è importante che la nuova tecnologia migliori il lavoro. Il tema al centro del G7 italiano del 2024

Dal lavoro alla geopolitica, l’intelligenza artificiale rappresenta una grande sfida per la nostra epoca, per affrontare la quale servono quadri normativi e barriere etiche. E’ in sintesi il pensiero che Giorgia Meloni ha espresso nel suo intervento all’AI Safety Summit in corso a Londra, a Bletchley Park.

Grandi opportunità e rischi

Le applicazioni dell’intelligenza artificiale “possono portare grandi opportunità in molti campi ma anche enormi rischi”, ha spiegato Meloni, definendo lo sviluppo dell’intelligenza artificiale “la più grande sfida intellettuale, pratica e antropologica di quest’epoca”.
Meccanismi decisionali opachi, discriminazioni, intrusioni nella nostra vita privata, sono tra le problematiche, “fino ad arrivare ad atti criminali, perché gli LLM-Large Language Model potrebbero essere utilizzati per produrre armi, danni biologici a bassa tecnologia, attacchi informatici, facilitare la personalizzazione del phishing”, ha puntualizzato.

Rischi enormi se viene considerata una zona franca senza regole

“L’intelligenza artificiale è destinata ad incidere marcatamente sugli scenari geopolitici e sugli equilibri attuali, banalmente perché è una tecnologia che può garantire a chi la gestisce e la utilizza un vantaggio competitivo. Esattamente come è successo, e succede ancora, per altre tecnologie, a partire dall’energia”, ha continuato Meloni.
“La storia ci ha insegnato che dalla competizione per procurarsi quel vantaggio e dalle differenze tra chi ha raggiunto quel vantaggio e chi resta indietro possono nascere tensioni, se non addirittura conflitti”, ha aggiunto, sottolineando che si correrebbero “rischi enormi” se si considerassero questi ambiti “come zone franche senza regole”. E quindi la “priorità numero uno per i prossimi anni” è fare in modo che l’intelligenza artificiale “sia incentrata sull’uomo e controllata dall’uomo”.

Quadro normativo

Di qui la convinzione di arrivare a un quadro normativo. Servono “meccanismi di governance multilaterali per garantire barriere etiche all’intelligenza artificiale”, ha spiegato ancora Meloni, che già nel suo intervento al G20 di Delhi non aveva nascosto la sua preoccupazione per lo sviluppo della nuova tecnologia.

La presidente del Consiglio ha sottolineato che “è questo lo spirito della ‘Rome Call per l’etica dell’IA’ ospitato in Vaticano nel 2020, durante il quale è nato il concetto di ‘algoretica’. Ovvero dare un’etica agli algoritmi”. “Siamo chiamati a definire un quadro normativo adeguato se vogliamo sfruttare le opportunità che l’IA può offrirci”, ha aggiunto rivolgendosi agli altri leader ospiti del summit.
“Ci vorranno molti passi e aggiustamenti negli anni a venire, collaborazione con i privati, ma innovazione e regolamentazione devono andare di pari passo. Significa che la cosa che deve preoccuparci di più è la nostra lentezza decisionale in rapporto alla velocità di sviluppo delle nuove tecnologie”.

I passi italiani

Meloni intanto ha segnalato gli impegni intrapresi dal suo governo sull’AI, compresa la creazione di un fondo per le start-up italiane al lavoro sulla tecnologia.
“L’intelligenza artificiale è tra le priorità strategiche dell’agenda del governo italiano”, ha detto. “Stiamo lavorando per completare il Piano strategico nazionale per l’AI, stiamo costituendo un Fondo specifico per sostenere le start-up italiane che operano nel settore, abbiamo istituito comitati per studiare l’impatto nei vari settori”.
“Sosteniamo e collaboriamo con l’Unione europea verso l’approvazione dell’Artificial Intelligence Act, con il quale l’Ue si è assunta responsabilmente il compito di garantire un uso attento del bene pubblico ed evitare usi distorti a fini commerciali o, peggio, di sicurezza” ha aggiunto

L’obiettivo, ha rimarcato, è sviluppare dei “guardrail etici”, ossia “un insieme di principi etici da porre alla base del governo dell’IA generativa e le tecnologie correlate, da seguire nello sviluppo nella diffusione e nell’uso di queste tecnologie, sia nel settore pubblico che in quello privato, per garantire che l’uomo rimanga al centro della nostra società”.

Il G7 italiano

Come già fatto a Delhi, Meloni ha chiarito che l’AI sarà al centro della presidenza italiana del G7 e che si lavorerà “su come favorire una governance condivisa, coinvolgendo sia il settore pubblico che quello privato”.

In particolare, ha spiegato, per il G7 si terrà “a Roma una Conferenza internazionale su Intelligenza artificiale e lavoro, a cui vorremmo partecipassero studiosi, manager e esperti di tutto il mondo per discutere metodi, iniziative e linee guida per garantire che l’IA aiuti e non sostituisca chi lavora, migliorandone invece condizioni e prospettive”.

Il divario sociale

“Con lo sviluppo di un’intelligenza artificiale senza regole si rischia che sempre più persone non siano necessarie nel mercato del lavoro, con conseguenze pesantissime sull’equa distribuzione della ricchezza”, ha puntualizzato Meloni guardando proprio alle ripercussioni che l’Ai potrebbe avere sul mondo del lavoro e a livello sociale.

Per Meloni è molto importante che l’intelligenza artificiale “non crei un divario ancora più grande tra i ricchi e i poveri. Siamo in particolare molto preoccupati per la classe media, ha aggiunto nel suo intervento, perché la verità è che nell’ampliarsi del divario tra ricchezza e povertà la classe media, già oggi in difficoltà, rischia di essere cancellata”.
“Il nostro obiettivo – ha concluso – è garantire un’intelligenza artificiale che promuova lo sviluppo e l’inclusione invece che la disoccupazione e l’emarginazione. Non è una sfida facile, ma siamo pronti come sempre a fare la nostra parte senza esitazioni”.