L’aria che tira su giornali. Ora si scopre che l’accordo con Tirana ci costerà fior di milioni

Condividi

E’ spulciando i siti albanesi che il Corriere della Sera riesce ad avere maggiori e succosi dettagli sull’accordo raggiunto dalla Meloni con Rama per l’insediamento di due basi da destinare ai nostri migranti. E a scoprire che il costo dell’espatrio delle nostre due basi sarà per noi piuttosto salato: 16,5 milioni di euro che, a titolo di anticipo, dovremo accreditare alla parte albanese entro 90 giorni dall’entrata in vigore dell’accordo, mentre altri 100 dovranno essere da noi congelati, a titolo di garanzia, su un conto bancario di secondo livello, non esclusa la possibilità – scrive il Corriere – “di cui si starebbe ancora discutendo di milioni di euro di cui beneficeranno circa 500 mila albanesi residenti in Italia per le loro pensioni”.

Insomma molti soldi, tanto che l’estensore dell’articolo si sente in dovere, prima di mandarlo in macchina, di fare un riscontro con Palazzo Chigi. E la risposta dei collaboratori di Meloni è : “Non è gran cosa”.
Può darsi, ma certo fanno riflettere i termini di un accordo che durerà 5 anni e potrà essere rinnovato per altri 5, ma di cui non è ancora chiara quale potrà essere la reale funzione.
Da notare però – scrive il Corriere, “che non è stato accolto male” da altri paesi europei oggi alle prese, nota il giornale di via Solferino, con un’avanzata di partiti di destra – l’Afd tedesco ha ormai superato il 20% dei consensi e in Olanda e in Svezia sta andando anche peggio – pronti a combattere un’immigrazione che ormai ha rotto gli argini.
E se, per toglierseli di torno, l’esperimento Meloni funzionasse?

E’ presto per dirlo, ma non è un caso che il cancelliere tedesco stia ora pensando di “tassare” i migranti che, a frotte, tentano di approdare in Germania. E siccome le elezioni europee sono vicine, non è detto che la sinistra tedesca oggi al governo non si faccia venir qualche idea.
Mentre alla Meloni spetta ora di dimostrare che i milioni versati all’Albania siano stati ben spesi e anche redditizi per la nuova campagna elettorale che l’attende.