Il mondo è a un passo da un conflitto globale. La guerra tra Israele e Palestina e quella tra Ucraina e Russia dimostrano un dato di fatto incontrovertibile, come sostiene Claudio Pagliara, corrispondente Rai da New York, nel suo libro edito da Piemme: i regimi autoritari sono all’attacco delle democrazie. Se poi si riflette anche sulle minacce della Cina a Taiwan, allora la situazione appare ancora più chiara: con il paese governato da Xi Jinping che vuole diventare protagonista degli equilibri geopolitici. E poi c’è il ruolo dell’Europa… Da Gaza al silicio: Claudio Pagliara spiega ai lettori di Primaonline tutte le questioni aperte
“Sono arrivato a New York con un volo diretto da Pechino il 6 agosto del 2019. Nei cinque anni e mezzo precedenti, come corrispondente, ero stato testimone della straordinaria ascesa della Cina di Xi Jinping, della sua trasformazione impetuosa da fabbrica del mondo a super potenza hi-tech. Ora la Rai mi affidava un’altra sede, quella degli Stati Uniti. Così, negli ultimi quattro anni, ho avuto l’opportunità di narrare l’altra parte della storia: la reazione della prima superpotenza del pianeta alla sfida lanciata dal gigante asiatico.
Il mio libro, “Tempesta perfetta: Stati Uniti e Cina sull’orlo della Terza guerra mondiale”, edizioni Piemme, è il racconto di un viaggio professionale lungo dieci anni a cavallo tra le due superpotenze in rotta di
collisione. La tesi di fondo, corroborata da storie di vita vissuta, è che i regimi autoritari sono all’attacco delle democrazie: la Russia ha invaso l’Ucraina, la Cina minaccia Taiwan, e, più recentemente, Hamas, con il sostegno dell’Iran, ha compiuto il più mostruoso massacro di ebrei dai tempi della Shoà.
Le domande cui ho cercato di dare una risposta sono le stesse sulle quali si arrovellano gli analisti. Il ventunesimo sarà davvero il secolo cinese? O quello che per convenzione definiamo Occidente, e che ha negli Stati Uniti il suo fulcro, emergerà dalla sfida come vincitore? Il sistema di governo autoritario cinese, con il potere accentrato nelle mani di un solo uomo, e che non tollera alcuna forma di dissenso, si rivelerà vincente sulla rissosa democrazia americana, minata al suo interno da divisioni politiche che sembrano insanabili?

Pochi in Italia comprendono l’importanza di Taiwan nella sfida per la leadership del XXI secolo. Eppure, questa isola, poco più grande della Sicilia, e con una popolazione di appena 23 milioni, di fatto indipendente da 75 anni, ma che la Cina ritiene parte integrante del suo territorio, rischia di essere il detonatore della Terza guerra mondiale. Nel libro ho ricostruito, con testimonianze e interviste, l’evoluzione del suo sistema politico, da dittatura a vibrante democrazia; le aspirazioni dei suoi abitanti, che misurando la diversità sostanziale tra il proprio sistema e quella autoritario della Repubblica popolare hanno sviluppato un’identità taiwanese, distinta da quella cinese; come si preparano a difendersi; il suo punto di forza, che potrebbe anche diventare il suo tallone d’Achille: il cosiddetto scudo al silicio, la supremazia nella produzione dei microchip più avanzati, il vero petrolio del XXI secolo. Xi Jinping, con sempre maggiore aggressività, dice che la “riunificazione” di Taiwan con la madrepatria non può essere rinviata di generazione in generazione. Ritiene di essere investito di questa missione, e non esclude l’uso della forza, se gli altri mezzi coercitivi, già ampiamente utilizzati, non piegassero la volontà della popolazione. In caso di invasione, è assai probabile che gli Stati Uniti interverrebbero militarmente in difesa dell’isola. A rischio il loro ruolo in Asia. Se si dimostrassero incapaci di difendere Taiwan, Giappone e Corea del Sud scivolerebbero inesorabilmente nell’orbita cinese.
Per scongiurare la tempesta perfetta, una nuova guerra planetaria, l’Europa non può stare alla finestra. Deve schierarsi con gli Stati Uniti nella difesa dello status. E mettere in chiaro che anche la Cina, come è accaduto alla Russia per l’invasione dell’Ucraina, pagherebbe conseguenze pesanti, in termini di sanzioni economiche, se decidesse di invadere Taiwan”. (Claudio Pagliara)