Ed ecco che Matteo Salvini si è oggi ripreso trionfante le prime pagine dei giornali per essere forse riuscito a mettere ko niente di meno che la Cgil e lo sciopero generale che venerdì avrebbe, per 8 ore, paralizzato anche i trasporti.
Insomma altro che ponte sullo Stretto. Ora è lui, e non la Meloni, a mettere le briglie ad un sindacato che, in fatto di scioperi, l’aveva avuta quasi sempre vinta.
Ed è un peana per Salvini da parte dei giornali soprattutto di destra. “Cgil fuorilegge” titola a tutta pagina il Giornale, “Sciopero illegale, la Cgil blocca l’Italia”, inneggia entusiasta Libero quotidiano, “I sindacati si mettono fuori legge”, strilla La Verità di Maurizio Belpietro, “Sindacato allo sbando” tuona Il Tempo.
Ma anche su Corriere, Repubblica e Stampa il nome di Salvini svetta in prima pagina.
E c’è da aggiungere che, per approdare a questo risultato, questa volta il leader della Lega aveva giocato proprio di fino, perché erano giorni che microfonava battute al cianuro su uno sciopero che era stato indetto per venerdì, “proprio il capriccio di un giorno feriale per allungare un ponte che faceva gran comodo agli scioperanti”. E poi, guarda caso, era arrivata la decisione della Commissione di garanzia sugli scioperi a sancire ufficialmente – altro che Salvini – che lo sciopero indetto non rispondeva, per orari e per altro, ai canoni previsti per simili eventi.
E, mentre scriviamo è ancora bufera e imbarazzo, perché non solo la Cgil pare decisa a confermare lo sciopero, ma anche l’opposizione è scesa in campo chiedendo che il Parlamento convochi al più presto i commissari vigilanti “perché chiariscano meglio i motivi della loro improvvisa quasi inedita e forse improvvida decisione.
E Salvini intanto se la gode. Primo, perché è riuscito a riprendersi e alla grande la scena “oscurando” quel che molti esponenti della Lega definiscono, nei loro conciliaboli a Montecitorio, “un melonismo fin troppo dilagante che sta oscurando programmi, sortite e anche apparizioni in tv dei suoi alleati”.
Ed ecco che si spiega perché la Lega, oggi in crisi nei sondaggi, abbia deciso di colpire il più potente sindacato italiano, quello che l’ultra destra considera il suo peggior e insidioso nemico.
Con Salvini determinato a riguadagnare in ogni modo consensi prima che arrivi il verdetto delle elezioni europee. Che è poi un segnale alla Meloni perché cominci a guardarsi le spalle.
