L’ex direttore, premio Nobel per la pace nel 2021, resta editore
I giornalisti di Novaya Gazeta avrebbero scelto Sergey Sokolov come nuovo direttore della testata dopo che Dmitry Muratov – premio Nobel per la Pace nel 2021 – ha deciso di fare un passo indietro per la durata del suo appello contro la decisione delle autorità russe di includerlo nella famigerata lista degli “agenti stranieri”.
Lo segnalano, riporta Ansa, Novaya Gazeta Europa e altri giornali citando i social media della prestigiosa testata investigativa russa. Sokolov era l’unico candidato alla direzione della rivista e avrebbero votato per lui 79 redattori su 84. Il suo mandato da direttore durerà due anni.
Muratov (nella foto), accusato di aver “usato piattaforme straniere per diffondere opinioni mirate a creare un atteggiamento negativo verso le politiche estera e interna della Russia”, resta editore della testata.
L’etichetta di ‘agenti stranieri’
L’elenco degli “agenti stranieri” è uno strumento che il governo russo utilizza per colpire persone ed enti scomodi per il potere. L’inserimento nella lista impone infatti un severo controllo amministrativo e obbliga a presentarsi con questa etichetta, cosa che ha di fatto costretto diversi enti alla chiusura.
Lo scorso anno la Corte europea dei diritti dell’Uomo ha condannato la Russia per aver promulgato nel 2012 la legge sugli “agenti stranieri” affermando che questa viola il diritto alla libertà d’associazione e quello alla libertà d’espressione.
La storia di Novaya Gazeta
Per Novaya Gazeta non è una novità dover affrontare le pressioni politiche di Mosca. Lo scorso anno, poco dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe russe, è stata costretta a sospendere la propria attività a causa della sua posizione critica nei confronti della guerra. Mentre più recentemente le è stata ritirata la licenza e bloccato l’accesso al suo sito internet.
Parte della redazione poi quindi fondato in Lettonia un’altra testata: Novaya Gazeta Europa.
Ma non ci sono solo le pressioni. Dall’inizio della sua attività, nel 1993, sei giornalisti della testata sono stati uccisi. Tra loro, Anna Politkovskaya, assassinata nel 2006, che sulle pagine del periodico denunciava la deriva autoritaria del governo di Putin e gli abusi delle forze russe in Cecenia.