L’andamento del mercato pubblicitario positivo per il 2023, ma senza azzardare previsioni sul 2024.
Il mondo degli ilfluencer a “imbuto rovesciato”, la trasparenza di Chiara Ferragni.
Poi la Rai, tra politica e taglio del canone, e il premierato
“Nel mercato c’è più fiducia”. In margine all’evento sull’influencer marketing, il presidente Upa, Lorenzo Sassoli de Bianchi, ha iniziato così il suo intervento ed il botta e risposta con i giornalisti.
Un confronto in cui, come è nel suo stile, non si è tirato indietro dal fare alcune considerazioni più generali sul sistema della comunicazione e della politica, intrecciando due temi particolarmente dibattuti nelle ultime settimane: il taglio del canone e la riforma del premierato.
L’andamento del mercato
Guardando al mercato pubblicitario, Sassoli ha ribadito le previsioni di Upa sull’andamento degli investimenti nel 2023. Cresceranno tra il 2,5% ed il 3%. “C’è un clima di fiducia”, ha spiegato. “Nonostante le molte incertezze che stiamo vivendo, si sta chiudendo un anno buono”.
Il contesto non è semplice. “Le aziende fanno più fatturato, ma con meno margini. Ma si consolida il fatto che non si rinuncia più alla pubblicità”.
Upa però non si sente di azzardare previsioni sul 2024, e le rimanda all’inizio del prossimo anno. A incombere sulla nostra economia i rischi connessi con la probabile recessione tedesca.
In tempi di incertezza – ha ricordato Sassoli – è fondamentale ancorarsi a valori solidi. E per le aziende i propri brand e la loro vitalità e salute, hanno questo significato.
Il ruolo degli influencer
Passando ai protagonisti della giornata di lavori, gli influencer, alla domanda sul perchè dedicare loro un convegno, Sassoli ha detto: “vogliamo capire in profondità questo mondo ancora un po’ nebuloso”.
Upa ne ha sottolineato la configurazione da ‘imbuto rovesciato’. Pochi importanti influencer fanno la massa critica, e poi “nebulizzati” e precari e in continua mutazione, tanti microinfluencer.
Sassoli ha sottolineato come gli influencer “più diventano grandi e più diventano trasparenti e responsabili”. Citando Chiara Ferragni, ad esempio, che ha aderito per prima all’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria. “Ha un atteggiamento estremamente responsabile anche nell’affollamento pubblicitario, nel senso che sa bene che la pubblicità deve essere qualcosa che serve a chi la riceve, non un ostacolo o un disturbo”, ha detto a proposito di Ferragni.
“Noi apprezziamo molto influencer che si dimostrano responsabili e trasparenti quando comunicano la pubblicità e che, soprattutto, sono responsabili nei confronti dei loro follower.
Sassoli ha parlato anche delle misurazioni. A tendere a misurare il fenomeno dovrebbe essere la nuova Audicom in via di costruzione e messa a punto. Il presidente ha ribadito come l’influencer marketing sia ora sotto la lente di osservazione di Agcom.
Rai ancora più dipendente dalla politica
Passando poi alla Rai, Sassoli, ha rilevato che per come è stata impostata nella legge di Bilancio, sono tre i principali effetti che derivano dall’intervento sul canone, con una riduzione che – ha sintetizzato – “mette pressione al sistema”.
“Il primo è che la Rai è più dipendente dalla politica di prima, perché la compensazione di quello che manca dal canone deriva dal ministero del Tesoro, e quindi dal governo.
Il secondo, ha continuato, è che si deve rimettere indiscussione l’affollamento, e la rimessa in discussione
dell’affollamento è uno strumento di pressione nei confronti del sistema competitivo. Perché se io aumento l’affollamento, perché ho meno canone, è chiaro che porto via degli spazi e porto via degli investimenti a qualcun altro. E quindi diventa uno strumento di pressione”.
Terzo effetto riguarda invece la reazione delle persone. “E’ molto popolare ridurre le tasse in generale. Il canone è sempre stato una spina nel fianco delle persone. Quindi la riduzione del canone è un qualcosa che piace alle persone perché, semplicemente, è una riduzione delle imposte”.
Una fondazione per Servizio Pubblico
Sassoli è tornato anche sull’idea, lanciata dalla stessa Upa, qualche tempo fa, di una riforma di Viale Mazzini che prevedesse “l’istituzione di una Fondazione per la Rai, che tenesse il Servizio pubblico sganciato dalla politica”. “Non se ne fece nulla”, ha aggiunto. “Ma l’idea, però, è ancora lì”.
“Noi parlammo di una riforma complessiva in cui si prevedeva anche la creazione di un amministratore delegato e il canone in bolletta. Queste due idee sono state prese ed attuate. Ma non è stata considerata la madre della riforma, cioè lo sganciamento della Rai dalla politica attraverso una Fondazione che rappresentasse un po’ la realtà italiana in tutta la sua articolazione”, ha proseguito.
“Nella nostra idea di riforma, parlammo anche di una rete senza pubblicità, perché questo faceva parte della vocazione del Servizio pubblico. Ad esempio, togliere la pubblicità a Rai2 o Rai3, non certo a Rai1. Eravamo d’accordo, ma solo nel quadro di una riforma complessiva. Se fosse attuata ora, allo stato attuale, non avrebbe alcun senso”, ha detto ancora.
“In ogni caso, di questa nostra idea di riforma, hanno preso un paio di pezzettini a seconda delle loro convenienze”.
La politica non molla la Rai
“Il dato di fatto è che la politica non molla la Rai. Ed è uno spoil system che continua. Non è colpa della destra della sinistra. Chiunque va al potere la prima cosa che fa è blindare la Rai da qualsiasi tipo di riforma”, ha rimarcato poi.
“Quando sono all’opposizione, parlano di riformare la Rai. Quando arrivano al governo, pensano che la Rai sia uno strumento a loro disposizione e non sono disponibili a rinunciarvi. Quindi riformarla è una battaglia persa in partenza. Per noi investitori, una riforma del Servizio pubblico sarebbe un grande passo avanti che avrebbe anche in qualche maniera professionalizzato e moralizzato il sistema”, ha aggiunto Sassoli.
Sassoli: premierato? Si andrà verso modello ‘alla tedesca’
Un inciso anche sulla riforma del premierato. “Per ora non si capisce. Io ho un’idea: penso che il risultato finale sarà una cosa ‘alla tedesca’, che metterà d’accordo tutti”, ha spiegato.
“Secondo me, questo è un ‘ballon d’essai’ per cominciare a discutere della cosa. Siccome è necessario l’accordo di tutti, e mi pare che il minimo comune denominatore possa essere il modello tedesco, secondo me andremo in quella direzione”, ha aggiunto.
“Parere del presidente dell’Upa, che non si occupa di politica. Parere personale”, ha concluso sull’argomento Sassoli.